Antitrombina: cos’è e quali sono i valori normali

Questa proteina, una volta che viene sintetizzata nel percorso epatico, svolge un’attività molto intensa anche grazie all’eparina, una sostanza che si può somministrare anche sotto forma di terapie farmacologiche.

Sul mercato ci sono anche dei prodotti come un concentrato di antitrombina che viene spesso impiegato quando c’è da contrastare una carenza congenita, ma anche insorta successivamente di tale proteina. Questi prodotti possono essere usati spesso anche per rendere più efficace l’eparina esogena ed endogena.

Quali sono i valori normali

Il campione di sangue viene prelevato nelle consuete modalità, ovvero con il prelievo eseguito sulla vena dell’avambraccio. I valori che si devono prendere come riferimento cambiano da laboratorio a laboratorio. In linea generale, però, bisogna mettere in evidenza come i valori normali sono quelli che vanno dall’80 fino a 120% in confronto al valore preso come riferimento.

Quali sono i motivi

L’incremento della presenza di antitrombina può essere dovuto da trattamenti con farmaci anticoagulanti cumarinici, oppure nei pazienti che sono in terapia con degli steroidi anabolizzanti. Al tempo stesso un valore alto di antitrombina può rilevarsi quando il paziente soffre di carenze per quanto riguarda la vitamina K, ma anche nel caso in cui sia stato colpito da colestasi e da epatiti acute.

Le cause

Un abbassamento dei livelli di antitrombina può avvenire per colpa di alcuni trattamenti a base di contraccettivi orali della classe estro-progestinica, ma anche per via di nefrosi (visto che la proteina viene persa tramite le urine), oppure per colpa di alcune patologie che vanno a colpire il fegato, che hanno come principale effetto quello di attenuare la sintesi di tale proteina, come ad esempio la cirrosi. Un’altra causa di antitrombina bassa può corrispondere indubbiamente al trapianto della ghiandola epatica.

Quando l’esame del sangue permette di individuare un valore basso di antitrombina, in alcuni casi tale situazione si può ricollegare anche a delle coagulopatie da consumo, come si verifica piuttosto di frequente con la coagulazione intravascolare disseminata, in cui vi è una concentrazione notevole di trombi, che sono altri che dei coaguli del tutto anomali, che si formano all’interno dei vasi sanguigni dei pazienti.

Ecco spiegato il motivo per cui anche delle conseguenze di traumi di natura fisica possono comportare una certa predisposizione nell’organismo ad una carenza di antitrombina III. Alcuni pazienti, inoltre, soffrono anche di una patologia denominata deficit congenito di antitrombina III, che si caratterizza per avere delle derivazioni di natura ereditaria. Di conseguenza, tali persone possono soffrire già da giovani di un pericolo molto più elevato di formazione di trombi artero-venosi.

Marker cardiovascolare

Antitrombina come marker cardiovascolare

Quando la concentrazione di antitrombina è piuttosto bassa, allora il paziente può incorrere in alcuni problemi per quanto riguarda la coagulazione del sangue. C’è il pericolo che lo stesso soggetto possa sviluppare delle patologie cardiovascolari, nello specifico potrebbe incorrere in trombosi venosa profonda, ma potrebbe insorgere anche embolia polmonare e, in casi decisamente più rari, anche trombosi arteriosa.

La mancanza di antitrombina può comportare numerosi effetti negativi in riferimento all’azione terapeutica dell’eparina. Per queste ragioni, quando la concentrazione di antitrombina è anche leggermente al di sotto dei valori normali, il paziente non deve fare l’errore di sottovalutare la situazione, dal momento che si può considerare già più a rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare.

A cosa serve il test

L’esame dell’antitrombina deve essere eseguito soprattutto quando il paziente soffre di disturbi causati da un eccessivo sviluppo di coaguli, soprattutto per capire il motivo per cui si verificano spesso delle trombosi. Il test permette di approfondire sia l’azione che la quantità di antitrombina presente. Quindi, per prima cosa è importante capire se la concentrazione complessiva di antitrombina funzionale rientri nei limiti stabiliti.

Nel caso in cui sia bassa, allora deve essere eseguito l’esame dell’antigene dell’antitrombina per capire quale sia la concentrazione di antitrombina effettiva. Questi due esami sono decisamente utili anche per diversificare tra una carenza di antitrombina di tipo I e una carenza di antitrombina del tipo II.

Questi test, in alcuni casi, vengono utilizzati anche per comprendere meglio la situazione di tutti quei pazienti su cui l’eparina non dà risultati efficaci o in linea con le aspettative. L’eparina si caratterizza per essere un farmaco anticoagulante che viene utilizzato spesso con dei pazienti che sviluppano trombi o sono in pericolo che si formino in maniera del tutto anomala.

L’eparina è in grado di comportare un incremento dell’azione antitrombinica e ciò va a inibire lo sviluppo di coaguli, ma chi invece presenta una lacuna per quanto riguarda l’antitrombina ha, di conseguenza, anche una certa resistenza rispetto alla terapia che prevedono la somministrazione dell’eparina.

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