Cardioaspirina in gravidanza: la si può prendere?

Come farmaco utile a prevenire fenomeni trombotici è evidente che sia un prodoto che, in alcune circostaze, può anche salvare la vita di chi lo assume, ma ci sono controindicazioni utili da sapere prima di assumerlo? E, soprattutto, si può assumere la cardioaspirina in gravidanza?

Iniziamo dando una risposta secca: si, si può. Anche in questa particolarissima fase dell’esistenza femminile la cardioaspirina può essere prescritta. Ovviamente occorre fare molta attenzione a TUTTE le avvertenze e seguirle scrupolosamente. Innanzitutto occorre sottolineare con forza che la cardioaspirina in gravidanza è controindicata nel 3° mese della gestazione e, comunque, anche nei mesi precedenti va utilizzata con tanta, tanta cautela.

E’ un prodotto farmacologico che, come già scritto, previene la formazione di coaguli nel circolo sanguigno (e quindi di trombi), disturbo che più frequentemente può nascere durante una gravidanza. Vale, come per tutti gli altri medicinali, il nostro solito consiglio, che non ci stancheremo mai di ripetere e sottolineare con forza: la prescrizione della cardioaspirina in gravidanza come anche in qualsiasi altra situazione, spetta sempre e solamente al medico. Sarà suo compito anche prescrivere eventuali analisi e seguire la paziente durante l’assunzione del farmaco.

La cardioaspirina in gravidanza va usata (ricordare sempre che deve essere il medico a prescriverla) nelle seguenti situazioni:

  • Per la prevenzione di tutti i possibili disturbi a carattere aterotrombotico;
  • Dopo essere stati colpiti da infarto;
  • Dopo essere stati colpiti da ictus cerebrale;
  • Quando si soffra di angina pectoris;
  • Per prevenire, ed è questo l’argomento specifico di questo articolo, eventi di natura cardiovascolare negli individui che vengano considerati a maggior rischio. Le donne incinte fanno parte di questa categoria a causa di tutta una serie variazioni a carattere ormonale che accadono durante la gestazione.

Le donne in stato interessante sono soggetti più esposti a questa categoria di rischi a carattere cardiovascolare e pertanto può accadere più frequentemente rispetto alle altre donne e, in ogni caso, rispetto a tutti gli altri soggetti, che venga loro prescritta l’assunzione della cardioaspirina in questo specifico periodo della loro esistenza.

Prima o dopo i pasti?

Cardioaspirina in gravidanza
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Nella maggior parte dei casi è pur vero che è sufficiente l’assunzione di un’unica compressa al giorno. In base al pensiero della gran parte dei medici, la scelta migliore è quella di assumere la compressa di cardioaspirina dopo mangiato. Quindi, è sempre meglio assumerla a stomaco pieno. In questo modo, si può fare in modo di evitare che l’acido acetilsalicilico vada a provocare un gran numero di danni nei confronti delle mucose dello stomaco, andando a sviluppare anche varie problematiche gastriche, così come delle ulcerazioni. Tutte queste indicazioni sono da rispettare anche se la compressa di cardioaspirina presenta un rivestimento con una pellicola di protezione che va a diminuire l’assorbimento dell’acido nello stomaco. Può capitare spesso che il medico possa prescrivere, insieme alla cardioaspirina, anche delle medicine che possano proteggere lo stomaco, ovvero dei farmaci gastroprotettori. Si tratta di medicinali a base soprattutto di pantoprazolo, che si devono assumere una volta al giorno.

I gastroprotettori devono essere assunti sempre a stomaco vuoto. Nella maggior parte dei casi si consiglia di assumerli almeno sessanta minuti prima di fare colazione al mattino. Il pasto migliore per l’assunzione della cardioaspirina, negli Usa, viene considerato la prima colazione, mentre in Europa corrisponde al pranzo. Infatti, vengono ritenuti, nei diversi paesi, i pasti più abbondanti. Secondo studi che sono stati svolti molto di recente, però, pare che tali indicazioni possano essere quantomeno messe in discussione, evidenziando come il momento migliore della giornata in cui procedere all’assunzione della cardioaspirina sia quello prima di mettersi a letto.

Quali le dosi?

La cardioaspirina in gravidanza va assunta con un dosaggio di 100 milligrammi di principio attivo (acido acetilsalicilico) al giorno (corrispondenti giusto ad una compressa), che vanno assunti in via preferenziale a stomaco pieno (per evitare problemi allo stomaco) per tutto il periodo che sarà il ginecologo a stabilire. La cardioaspirina in gravidanza ha le medesime finalità che in altri periodi della vita di un individuo, la sua funzione, infatti, è quella di mantenere sempre ottimale la fluidità del sangue, al fine di prevenire la formazione di coaguli di sangue e quindi di eventuali e pericolosissimi trombi e scongiurare, di conseguenza, tutti i pericoli che potrebbero derivare da una scarsa fluidità ematica. Come abbiamo visto il primo farmaco ad utilizzare il principio attivo acido acetilsalicilico è l’aspirina, che quindi ha le mnedesime caratteristiche. Esso, però, è sconsigliato in gravidanza a causa dei dosaggi sensibilmente più elevati che nella Cardioaspirina, la quale avrà gli stessi effetti anticoagulanti ma con il minimo dosaggio ancora assolutamente efficiente per la riduzione del rischio e di eventuali complicanze che potrebbero derivare da una scarsa fluidità del sangue.

Controindicazioni conosciute

Fermo restando che come già sottolineato dovrà essere sempre il proprio medico, in gravidanza il proprio ginecologo, a prescrivercela, anche perché con ogni probabilità egli ci sottoporrà alle necessarie analisi (tipicamente analisi del sangue) ed a una o più visite accurate sia per sapere se ne abbiamo bisogno, sia per sapere se potrebbe avere effetti indesiderati (l’utilizzo di qualsiasi farmaco in gravidanza dovrebbe essere limitato ai casi di assoluta ed indiscussa necessità e nelle dosi minime a garantire la risoluzione di eventuali disturbi riscontrati), la controindicazioni accertate più diffuse sono relative ad eventuali intolleranze ai salicilati, eventi di ulcere o emorragie gastrointestinali nella storia del paziente, l’assunzione già in essere di altri farmaci ad azione anticoagulante anche se con diverso principio attivo, eventuali disturbi di natura renale o cardiocircolatoria, scarso livello di glucosio 6 fosfato deidrogenasi, disturbi di natura epatica, concomitante terapia con farmaci a base di ibuprofene (che comunque dovrebbe essere stato sconsigliato ad una donna in stato interessante), episodi asmatici, febbre da fieno, polipi al naso, e/o operazione chirurgiche anche se di lieve portata, come potrebbe essere una estrazione dentale, e la gotta.

In gravidanza, meglio l’aspirinetta o la cardioaspirina?

In realtà i due farmaci sono quasi pressoché identici: le compresse dell’uno e dell’altro contengono il medesimo principio attivo ed i dosaggi sono gli stessi. L’unica differenza sta nel fatto che sono formulati differentemente: l’Aspirinetta è una compressa cosiddetta “semplice”, mentre la Cardioaspirina è una compressa a formulazione gastroresistente. Quindi differenti sono anche le velocità di assorbimento e, nel dettaglio, l’Aspirinetta viene assorbita più rapidamente.

Per il resto sono due farmaci a totale sovrapponibilità e, dunque, sarà il vostro medico di fiducia ad indicare quale sia il più adatto al vostro caso, sempre che ritenga necessario per voi l’acido acetilsalicilico.

Come abbiamo scritto sopra, la cardioaspirina in gravidanza è sconsigliata soprattutto nel terzo mese di gestazione. Utilizzare l’inibitore della sintesi prostaglandinica potrebbe avere effetti indesiderati sulla gestazione e sullo sviluppo del feto. Difatti essa è controindicata nelle ultime fasi della gestazione in quanto potrebbe indurre una chiusura prima del tempo del foro di Botallo (quel foro che permette al sangue il passaggio tra i due atri del cuore e che dovrebbe chiudersi solo al momento del parto). In ogni caso anche durante i primi due mesi di gestazione la cardioaspirina andrebbe utilizzata solo se veramente necessaria e sotto controllo del proprio medico.

Cardioaspirina come prevenzione per l’aborto spontaneo

Cardioaspirina e gravidanza
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Le cause di un aborto spontaneo durante il primo trimestre sono davvero numerose. In alcuni casi, però, il tutto si può ricollegare a delle patologie della madre, come ad esempio trombofilia o delle mutazioni a livello genetico che possono portare ad un incremento della coagulabilità del sangue. Spesso tale mutazioni possono avere un legame con uno o vari aborti spontanei. Esattamente in questi casi il medico deve prescrivere, nella maggior parte dei casi, un trattamento a base di cardioaspirina, soprattutto in riferimento alla gravidanza che potrebbe seguire in futuro, in maniera tale da fare attività di prevenzione rispetto ad un altro aborto spontaneo.

Trombofilia

Questa patologia corrisponde all’incremento della tendenza del sangue a creare dei trombi. Si tratta di una condizione che può essere legata ad un gran numero di fattori, tra cui ovviamente anche delle carenze di vitamine anticoagulanti, come ad esempio la vitamina C oppure la vitamina S. In realtà, tra le varie cause troviamo anche dei fattori genetici, come ad esempio la mutazione dell’enzima MTHFR, che può portare ad un incremento dell’omocisteina all’interno del sangue oppure anche la mutazione del fattore V di Leiden o della Protrombina. La sindrome da anticorpi anti fosfolipidi si può considerare un’altra malattia che va a causare un’ipercoagulabilità del sangue. Nel caso in cui si verifichi un aborto spontaneo, qualora la paziente lo volesse o il medico dovesse considerarlo opportuno, c’è la possibilità di effettuare dei normali esami del sangue quando c’è un sospetto di trombofilia. Nel caso in cui il sospetto dovesse essere confermato in previsione di una nuova gravidanza, alla donna che è stata colpita da trombofilia viene suggerito da parte del medico l’impiego dell’aspirina nel corso del primo trimestre e nei mesi successivi dell’eparina.

Cosa succede in caso di aborto

L’acido acetil salicilico è tipicamente un antiaggregante piastrinico, che ha la capacità di conseguenza di diminuire la coagulabilità del sangue. Ciò offre la possibilità di migliorare l’afflusso del sangue verso i genitali, incrementando anche la fertilità e le possibilità di rimanere incinta. Successivamente una normocoagulabilità del sangue è fondamentale per poter garantire un ottimo attecchimento dell’ovocita che è stato fecondato. Nel momento in cui il trofoblasto va a scavare all’interno dell’endometrio dell’utero per potersi annidare, quindi, viene a contato con un gran numero di arteriole materne di ridotte dimensioni, mentre tante altre cominciano a svilupparsi per garantirne il nutrimento. Questa fase è davvero molto delicato e nel caso in cui il sangue dovesse avere la tendenza ad un’ipercoagulazione le arteriole potrebbe ancora portare allo sviluppo di trombi e provocare un’ischemia. In questo modo, il percorso della gravidanza finisce anche nel caso in cui la placenta si sia già formata.

In determinate situazioni, quindi, si suggerisce la somministrazione dell’aspirina perché è in grado di svolgere un’attività di prevenzione. È importante prendere in considerazione anche che l’aborto possa insorgere in ogni caso per altre motivazioni. È meglio evitare di dimenticare anche come l’aspirina non è uno di quei farmaci che si può assumere in modo eccessivamente leggero. Di conseguenza, è sempre fondamentale la prescrizione da parte del medico, in modo particolare nel corso della gravidanza. Un gran numero di studi e di ricerche sono stati in grado di dimostrare come la cardioaspirina, nel momento in cui viene assunta da parte di donne sane, anche se incrementa la probabilità di rimanere incinta, è altrettanto vero che possa portare ad un incremento del pericolo di abortire. Tra l’altro, è un’indicazione che viene riportata anche nello stesso bugiardino dell’aspirina.

Approfondimenti e bibliografia

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