Enterite, un’infiammazione dell’intestino tenue che può essere lieve o acuta

Come abbiamo introdotto precedentemente, l’enterite causa l’infiammazione del primo tratto intestinale, conosciuto come piccolo intestino o come intestino tenue.

Tendenzialmente tale patologia ha origini infettive ed insorge a causata dell’ingestione di alimenti o bevande contaminate dai batteri che scaturiscono l’infezione.

In casi molto rari ma non improbabili, l’infiammazione dell’intestino tenue potrebbe essere una conseguenza del consumo di determinati farmaci o droghe, oppure della radioterapia antitumorale o causato da malattie infiammatorie dell’intestino come ad esempio il morbo di Crohn.

Enterite
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Data la chiarezza che mostra la sintomatologia patologica che si manifesta nei pazienti affetti da enterite, tale malattia viene diagnostica nella maggior parte dei casi con il semplice esame obiettivo, anche se test più approfonditi possono essere richiesti al paziente per comprendere al meglio la natura scatenante dell’enterite, oppure quando questa si manifesta in forma molto grave.

La guarigione, salvo complicazioni importanti o sintomi molto forti, avviene solitamente nell’arco di pochissimi giorni, senza dover necessariamente somministrare al paziente una cura farmacologica specifica.

Consumo di alimenti contaminati e fattori a rischio

Nella maggior parte dei casi di enterite, la principale causa è l’ingestione di alimenti o bevande precedentemente contaminati dai batteri, ovvero intossicazione alimentare.

Gli alimenti si possono contaminare per diversi motivi, ma solitamente questo avviene a causa di un trattamento improprio durante la fase di manipolazione, oppure per via dell’ambiente dove vengono conservati o per la scarsa igiene personale di chi lavorati tali alimenti.

I cibi che possono essere associati all’intossicazione alimentare da enterite sono: tutti i tipi di carne, da quella bianca a quella rossa compresa la cacciagione, il latte non pastorizzato ed i suoi prodotti freschi, la frutta e la verdura. I soggetti colpiti da enterite, possono a loro volta infettare le persone sane tramite contatto diretto.

Una persona sana ha maggiori probabilità di contrarre l’enterite se: consuma acqua non potabile, ha rapporti stretti con persone affette da salmonella, oppure da campylobacter jejuni, o ancora da yersinia enterocolitica. Anche fare viaggi nei paesi sottosviluppati con carenze igieniche ad elevata contaminazione batterica di cibi ed acqua, può aumentare il rischio di contrarre l’enterite, specialmente se si visitano alcuni paesi dell’Africa.

Complicanze e diagnosi

Se un soggetto è colpito da una grave forma di enterite e duratura nel tempo, a causa di questa può perdere molti liquidi perché la malattia determina frequenti scariche di diarrea, vomito e febbre molto elevata che fa sudare. Purtroppo la carenza di liquidi nell’organismo comporta disidratazione dell’organismo, ed i soggetti che corrono tali rischio, sono principalmente i bambini e gli adolescenti.

infiammazione dell'intestino
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Questa condizione medica, è assai pericolosa, per questo deve essere trattata tempestivamente appena se ne appura l’insorgenza. Per la diagnosi corretta dell’enterite, è sufficiente l’esame obiettivo accurato, dove il malato riferisce al medico la sintomatologia e l’inizio esatto di questa, come ad esempio a seguito di un viaggio in Africa ad esempio, che può essere un dato significativo per il personale medico.

I controlli più approfonditi vengono eseguiti tendenzialmente quando la malattia mostra dei sintomi importanti e non accenna a migliorare. Gli esami che vengono effettuati in questa particolare condizione clinica sono: le analisi del sangue e la coprocoltura.

Esami ematici e coprocoltura

Attraverso gli esami del sangue, il medico è in grado di visualizzare se il malato è affetto da anemia e questo potrebbe significare che è affetto da morbo di Crohn, oppure se emergono tracce di cocaina, significa che a scaturire la malattia è stato l’abuso di tale droga.

Conoscere le cause non è sempre una cosa fine a se stessa, ma può consentire di pianificare da parte del personale medico, il trattamento farmacologico più adeguato al paziente. Con la coprocoltura, ovvero l’esame microbiologico, si possono evidenziare la presenza di microrganismi nelle feci.

Tale pratica si esegue quando si sospetta che a scaturire l’enterite ci sia una intossicazione da alimenti o bevande contaminate, ed ha inoltre lo scopo di rintracciare il batterio coinvolto e di stabilire successivamente il trattamento farmacologico a base di antibiotici necessario alla guarigione del paziente.

Trattamento

Quando l’enterite si manifesta in forma lieve e che non desta preoccupazioni, questa solitamente regredisce da sola nell’arco di qualche giorno, senza necessariamente somministrare la malato trattamenti farmacologici specifici.

L’unica raccomandazione in presenza di tale patologia, indipendentemente dalla gravità con la quale si manifesta, è di assumere abbondanti quantitativi di liquidi.

Contrariamente quando si manifesta con una sintomatologia molto grave, l’enterite richiede molte attenzioni, e come prima cosa è una adeguata reidratazione e la somministrazione nel malato di farmaci antidiarroici ed in un secondo tempo, vanno curate le cause scatenanti dell’enterite.

Fonti e bibliografie

  • Harrison Principi di Medicina interna. Dennis L. Kasper Anthony S. Fauci Dan L. Longo Stephen L. Hauser J. Larry Jameson Joseph Loscalzo; Ed. Ambrosiana; 2018
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Enterite
  • Manuale di Gastroenterologia. Unigastro. Unigastro, Mazzella, Milani, Sturniolo; Ed. Gastroenterologia Italiana; 2016
  • Manuale SIGENP di gastroenterologia ed epatologia pediatrica. Carlo Catassi; Ed. Il Pensiero Scientifico; 2015
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