Neurite ottica: cosa è e come si cura

Di norma la neurite ottica interessa un solo occhio, e non sono esclusi – pur molto rari – casi in cui la neurite si manifesti in senso bilaterale.

Come si riconosce

La neurite ottica viene “segnalata” dal nostro corpo attraverso una serie di disturbi visivi come l’offuscamento dell’immagine, l’alterata percezione dei colori, i dolori perioculari e al movimento dell’occhio. Ancora, si può soffrire di una ridotta sensibilità al contrasto, di fenomeni visivi come la percezione di lampi luminosi in assenza di luce, luci lampeggianti e macchine nel campo visivo, risposta rallentata alle variazioni di luce, e così via.

Quali sono le cause

Come si riconosce la neurite ottica
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La neurite ottica colpisce prevalentemente soggetti giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Sebbene alcuni studi abbiano ricondotto le determinanti della neurite ottica alla manifestazione clinica della sclerosi multipla (di cui dunque costituisce una piccola anticamera), è possibile in realtà che la neurite ottica sia frutto di cause vascolari, infettive, tossiche, carenza di vitamina B12 e altre carenze nutrizionali, e così via.

Quali esami devono essere effettuati

Il primo passo per poter diagnosticare correttamente la neurite ottica è, naturalmente, rivolgersi a un oculista. Il quale, altrettanto naturalmente, procederà nel compimento di una visita oculistica con esame del fondo dell’occhio. È inoltre possibile che possano essere richiesti ulteriori esami di approfondimento per poter arrivare alla già ricordata diagnosti puntuale: si pensi alla risonanza magnetica dell’encefalo e del midollo spinale, che permette di individuare delle alterazioni demielinizzanti che possono essere – appunto – la spia di una malattia demielinizzante, o ancora l’esame del liquor cefalo – rachidiano.

Il trattamento

Come trattare la neurite ottica
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La neurite ottica può essere trattata attraverso la somministrazione di corticosteroidi ad alte dosi, per via endovenosa. Lo steroide più utilizzato per tale trattamento è il metilprednisolone, con una dose di 1 grammo al giorno per 3-5 giorni di trattamento complessivi.

Di norma, in seguito a tale trattamento si può ottenere un recupero del visus praticamente completo. Tuttavia, la varietà di determinanti e la diversa profondità della patologia impedisce di poter tracciare una strada di riabilitazione omogenea. Ne consegue che in alcuni casi potrebbe essere più complicato arrivare a un punto di rinnovato benessere.

Ad esempio, nell’ipotesi in cui si manifestino degli episodi ricorrenti di neurite ottica in entrambi gli occhi, deve essere sospettata una neuromielite ottica, una particolare malattia demielinizzante con un decorso invalidante che colpisce anche il midollo spinale oltre ai nervi ottici.

Abbiamo inoltre già ricordato il legame tra neurite ottica e sclerosi multipla, il cui rapporto varia tuttavia a seconda degli studi forniti. Ad esempio, uno studio condotto negli Stati Uniti affermava che il 17 per cento dei pazienti seguiti dopo la diagnosi di neurite ottica, sviluppava la sclerosi multipla entro il successivo biennio, con una percentuale che saliva poi al 30 per cento entro il quinquennio. Lo stesso studio afferma inoltre che l’evoluzione in sclerosi multipla è maggiore nelle donne e negli individui di età compresa tra i 21 e i 44 anni, mentre è minore nei bambini.

Al di là di tale legame, la neurite ottica necessita di un trattamento attento e di un accorto monitoraggio. Le principali complicanze di questa condizione possono infatti riguardare la diminuzione dell’acuità visiva, danni al nervo ottico e altri effetti collaterali a loro volta determinati dall’utilizzo prolungato di corticosteroidi (che può causare l’assottigliamento delle ossa) e rendere l’organismo più suscettibile alle infezioni. È inoltre possibile che altre conseguenze siano l’aumento di peso, i cambiamenti dell’umore, i disturbi allo stomaco, l’insonnia.

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