Onco Carbide, un farmaco per la cura della leucemia cronica

Onco Carbide è un farmaco che va impiegato con particolare attenzioni in pazienti precedentemente irradiati o che si sono sottoposti a trattamenti con terapia antiblastica ovvero con farmaci antitumorali, ed anche in soggetti con grave insufficienza renale. Nei pazienti già irradiati come abbiamo accennato, si può manifestare un’esacerbazione dall’eritema causata da irradiazioni, ed inoltre tale farmaco è sconsigliato a coloro che manifestano una grave epatopatia. Prima della somministrazione di Onco Carbide, in presenza di anemia grave, tale patologia deve essere corretta mediante trasfusioni di sangue intero.

Durante la durata del trattamento il paziente deve essere costantemente monitorato sul profilo ematico, ovvero i controlli mirati devono visualizzare il profilo dell’emoglobina, dei leucociti e delle piastrine. Se i globuli bianchi scendono al di sotto di 2500/mm3 e le piastrine a meno di 100000/mm3, il trattamento farmacologico deve essere interrotto ed essere ripreso solo dopo la risaliti di tali valori ematici nei parametri medici. A causa della comparsa della depressione midollare, l’Onco Carbide deve essere somministrato con la massima cautela in pazienti che sono in trattamento oppure che sono stati già trattati con antineoplastici oppure con terapia radiante. Per quanto riguarda la somministrazione di questo farmaco nei pazienti anziani, il dosaggio da assumere è quello più basso.

Precauzioni uso onco carbide

Il trattamento prolungato di Onco Carbide può causare reazioni cutanee e del tratto respiratorio, ed inoltre la pigmentazione delle unghie, della cute, del cavo orale, la xerosi cutanea, le ulcere della bocca e l’ittiosi, che non richiedono la sospensione del trattamento perché sono manifestazioni accettabili. Quando si manifestano le ulcere cutanee anche se solo in casi rari, tale effetto collaterale è significativo della somministrazione di tale farmaco e compaiono nei pazienti che manifestano la sindrome mieloproliferativa cronica e questo richiede in alcuni casi la sospensione del trattamento temporaneo oppure definitivo.

La comparsa di ulcere cutanee colpisce una zona precisa del corpo: le gambe, e sono molto dolorose e talvolta conducono in necrosi ed insorgono con molta frequenza nelle persone anziane e nelle donne in generale. Tale manifestazioni è stata osservata ed anche riportata in seguiti in ambito letterario in tutti i pazienti trattati con una dose maggiore ad 1 compressa al giorno per un lasso di tempo di circa un anno.

Patogenesi

Onco Carbide patogenesi

La patogenesi delle ulcere cutanee che si manifestano dopo l’assunzione di Onco Carbide sono ancora oggi da evidenziare, anche se molti studiosi ritengono che tale farmaco è in grado di danneggiare lo stato basale dell’epidermide. È necessario che il medico o il farmacista venga a conoscenza della somministrazioni di ulteriori farmaci anche quelli che non richiedono la prescrizione medica. Non vi sono dati disponibili sul potenziale di interazione da parte di Onco Carbide ed altri farmaci, ma l’esperienza medica che è stata acquisita nel corso del tempo, ci indica che l’idrossiurea non ha un elevato potenziale di interazione.

L’impiego in concomitanza con farmaci mielosopressivi oppure radioterapici, può far aumentare il rischio della depressione midollare oppure far comparire altri sintomi avversi. Consigliamo di evitare l’uso concomitante di vaccini con virus attenuati, oppure con immunosoppressori, o inibitori della transcriptasi inversa ed analoghi nucleosidici. L’impiego di questo farmaco unito a l’utilizzo di inteferon potrebbe determinare il rischio di vasculite. È assolutamente vietato l’impiego concomitante con vaccini inattivi, tacrolimus e ciclosporina.

Gravidanza e allattamento

Prima della somministrazione di tale farmaco e dei farmaci in generale, chiedere consigli al proprio medico oppure al farmacista di fiducia. In gravidanza i farmaci che hanno effetti sulla sintesi del DNA come appunto l’idrossiurea, sono dei potenziali mutageni. Diversi studi effettuati sugli animali hanno messo in evidenza una tossicità in grado di riprodursi.

L’idrossiurea è in grado di penetrare la placenta per questo l’impiego in gravidanza è controindicato. SE la paziente necessita dell’utilizzo di tale farmaco durante la gestazione, deve essere al corrente del rischio molto elevato di aborto. Durante l’allattamento al seno tale farmaco non deve essere somministrato perché l’idrossiurea passa anche attraverso il latte materno.

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