Paracheratosi: cos’è e come porvi rimedio

La paracheratosi, questo ispessirsi oltre la norma delle cellule dell’epitelio colpito da una infiammazione o irritazione, tipicamente in modo ripetuto, irritazione o infiammazione che possono essere tanto di natura meccanica che fisica o chimica, evidenzia dei residui dei nuclei fusiformi all’interno delle cellule degli strati epiteliali più superficiali.

La paracheratosi la si può definire anche come il passare delle cellule direttamente dallo strato epiteliale spinoso allo strato epiteliale corneo, con il salto di qualsiasi passaggio intermedio relativo alla citomorfosi cornea.

Cos’è, nel dettaglio la paracheratosi?

Più precisamente la paracheratosi consiste in una cheratinizzazione cellulare contraddistinta dalla ritenzione nucleare all’interno dello strato corneo. Si ritiene normale la paracheratosi in una mucosa.

In modo più generale si può affermare che la paracheratosi è una patologia che può affliggere l’epidermide caratterizzata da uno sviluppo anormale delle cellule che la formano. Il processo di trasformazione anomalo le cheratinizza impoverendole, oltretutto, di vitamina A.

I nuclei delle cellule degli strati più superficiali dell’epidermide vengono mantenuti e la cute si ricopre di un rivestimento dalle caratteristiche squamose. Svariate forme della psoriasi portano ad una metamorfosi epidermica di questo genere.

La paracheratosi, inoltre, può colpire talvolta anche organi interni, esempio per tutti ne sia la paracheratosi del collo dell’utero. Sovente capita che un pap test indichi la presenza dio una paracheratosi. In questi casi il consiglio è, ovviamente seguendo scrupolosamente le indicazioni che il ginecologo avrà sicuramente dato, ripetere l’esame il quale indica non solo l’eventuale presenza di cellule tumorali, ma anche di cellule che potrebbero divenire tali.

Nel caso ci si trovi di fronte a casi di paracheratosi esterna, epidermici, come, ad esempio, per una psoriasi, esistono dei metodi per lenirne la sintomatologia. Uno di questi è l’impacco.

Come fare un impacco per lenirla

Per poter effettuare un bell’impacco per lenire i sintomi di una paracheratosi alla propria pelle, è necessario assicurarsi di avere a portata di mano:

  1. Sei gocce di olio essenziale, alla lavanda o anche al mandarino;
  2. Due cucchiaini da caffè di burro di karité, due cucchiaini da caffè di miele tipo millefiori, e due cucchiaini da caffè di olio di Neem;
  3. Ancora, due cucchiaini da caffè di olio di monoi (ma deve essere allo stato solido), due cucchiaini da caffè di olio di jojoba e, infine, due cucchiaini da caffè di olio di mandorle.

Un ausilio molto efficiente nella cura dei sintomi della cheratosi all’epidermide viene dagli impacchi eseguiti con olio di Neem. Naturalmente non devono essere saltuari o irregolari, occorre effettuare gli impacchi in modo continuo e regolare affinché questo prezioso olio possa, grazie alle sue proprietà, ammorbidire la pelle mentre la nutre.

Così facendo si calmano o si eliminano tanto i bruciori quanto i pruriti. L’olio di Neem vanta un utilizzo plurisecolare in modo particolare da coloro che seguono il ramo indiano della medicina ayurvedica. Questo olio portentoso si ricava dai piccoli rami e dalle foglie di una pianta dallo strano nome di Azadirachta indica e le sue proprietà benefiche non terminano con la cura degli effetti della paracheratosi, ma offrono sollievo anche contro altre patologie, Ad esempio hanno effetti antivirali ed antibatterici, antiparassitari ed antisettici, ed anche antifungini. L’olio di Neem è un toccasana per la salute dell’uomo ed anche per quella di alcuni animali. Esso può venir utilizzato tanto sull’epidermide di qualsiasi parte del corpo, e finanche sul cuoio capelluto. Già da tantissimo tempo si utilizzavano gli impacchi con l’olio di Neem anche solo come trattamento estetico nel senso della cura della pelle, per un nutrimento ed un ammorbidimento.

Come si prepara l’impacco? Si immergono delle compresse di garza in acqua fredda (ma anche riscaldata può andar bene), all’interno di un recipiente capace. Dopo aver aggiunto all’acqua anche gocce di qualche essenza naturale (anche ben più d’una), si intingono le garze nella soluzione così ottenuta, poi si strizzano a fondo e si applicano sulle zone di epidermide che deve venir trattata.

Perché anche gli oli essenziali? Anche e soprattutto per un problema di “odore”: il prodotto erboristico ha un odore sgradevole, assolutamente non profumato. Ma con l’aggiunta di alcuni oli essenziali gli impacchi avranno anche un odore gradevole. La ricchezza in vitamina E, le sue enormi potenzialità idratanti, regaleranno alle zone di pelle trattate anche un determinante apporto di natura antiossidante. Il sistema immunitario ne riceve un apprezzato stimolo, aumentando quindi la resistenza ad altre patologie, anche semplicemente con l’uso locale. Se uniamo poi l’olio di Neem anche all’olio di jojoba ed all’olio di semi di girasole, andremo ad aumentare ed anche di molto gli effetti lenitivi, ammorbidenti ed idratanti dell’impacco.

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