Gestosi in gravidanza: cause, sintomi e rischi

Perché il termine “gestosi” per indicare questa malattia? Semplicemente perché colpisce solo le donne incinte, con un’incidenza statistica che va dal 3 al 5%. La sua comparsa è improvvisa a partire dal secondo trimestre.La gestosi in gravidanza può procurare seri problemi a mamma e bambino se non diagnosticata per tempo. Proprio per questo è importante sottoporsi frequentemente a controlli delle urine e a quelli per la pressione arteriosa.

I sintomi della gestosi in gravidanza

Purtroppo è una di quelle malattie spesso asintomatiche. Per questo è importante eseguire periodicamente dei controlli medici. In questo modo si possono individuare i fattori preoccupanti che sono la presenza di proteine nelle urine sopra i 290 mg/l, e una pressione superiore a 140 di massima e 90 di minima.

Alcune donne però possono avvertire dei veri e propri sintomi, come ad esempio un forte dolore allo stomaco, macchie scure davanti agli occhi, mal di testa, vista offuscata e raramente convulsioni. Tali sintomi però di solito non ci sono e quando compaiono, indicano nella maggior parte dei casi che il problema è già nella fase più grave.

Un altro sintomo spesso associato è il gonfiore alle caviglie e le gambe, però in realtà questo compare quasi sempre in una gravidanza e molto spesso non indica la presenza di una malattia.

Le cause della gestosi in gravidanza

cause della gestosi in gravidanza

Non è ancora nota la causa, a livello fisiologico comunque interessa i vasi sanguigni della placenta che sono danneggiati. Quest’organo è fondamentale perché è lui che porta ossigeno al bambino, insieme a tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno.

Il motivo per cui si presenta questo danno invece non è conosciuto. Secondo gli esperti potrebbe trattarsi di un processo infiammatorio oppure di una reazione autoimmune. Non è una malattia recente, già gli antichi greci infatti la conoscevano. Non sapevano le cause e nemmeno erano in grado di capire come curarla, però parlavano di morti improvvise delle donne a causa di convulsioni.

Ancora oggi le complicanze della preeclampsia possono essere gravi. La mamma può arrivare ad avere danni agli organi o problemi di coagulazione ematica. Quando progredisce può manifestarsi con la perdita di coscienza, le convulsioni e in alcuni casi emorragie cerebrali.

Questa malattia è una delle principali cause che portano alla mortalità durante il parto, anche nei paesi industrializzati come il nostro. Il bambino rischia invece un arresto della crescita, un ritardo mentale e di nascere prematuro.

Fattori di rischio

  • Se la donna ha già sofferto di gestasi in gravidanza precedentemente

  • Se soffre di ipertensione

  • Se ha il diabete

  • Quando soffre della sindrome da anticorpi antifosfolipidi

  • Quando la gravidanza arriva dalla fecondazione assistita

  • Se soffriva di obesità prima di rimanere incinta

  • Distacco della placenta

  • Età superiore ai 40

  • Gravidanza gemellare

  • Problemi renali

  • Lupus

Come si cura la gestosi in gravidanza

Come si cura la gestosi in gravidanza

In realtà non ci sono farmaci. L’unica soluzione possibile è quella di far nascere il bambino o comunque, fermare la gravidanza. L’unica terapia possibile è appunto il parto. In questo modo viene rimossa la placenta. Il medico solitamente interviene con il taglio cesareo. Tuttavia questa malattia può presentarsi anche in via precoce, cioè quando il feto non è ancora maturo. In questo caso è rischioso per il bambino, che può morire.

I dottori a questo punto valutano con attenzione e valutano fino a quando è possibile portare avanti la gravidanza usando farmaci appositi. Sono tante le cose da valutare da questo punto di vista. Quando la malattia si manifesta in una fase tardiva invece, di solito è preferibile far partorire in fretta la donna.

Alcune donne vengono considerate a rischio e così per diminuire la possibilità di comparsa della gestosi, viene somministrata aspirinetta (che non è la cardioaspirina). Cioè l’aspirina ad un basso dosaggio. Quando viene assunta prima delle 12 settimane, gli studi evidenziano che è diminuito il rischio di preeclampsia.

Le donne a rischio sono sottoposte a un monitoraggio più ravvicinato e ad esami più specifici. Per le donne che invece non sono considerate a rischio, è difficile offrire una prevenzione vera e propria.

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