Quante volte ci capita di gettare nell’umido il culetto del radicchio dopo che lo abbiamo pulito e conservato le foglie per le nostre preparazioni? Mai errore fu più grave!

Si tratta di uno degli ortaggi più amati durante l’inverno, protagonista di alcuni dei piatti della nostra tradizione culinaria più buoni e gustosi. Non solo il risotto ma anche ricette di carne, pesce e perchè no, anche dolci e birre. Il radicchio è un vero toccasana per la nostra salute, ricco di vitamine, fibre, antiossidanti e sali minerali indispensabili per contrastare i radicali liberi. Abbiamo già parlato degli innumerevoli benefici e proprietà del radicchio, ha ottime proprietà analgesiche e sedative, depura l’organismo ed è un eccellente antinfiammatorio, aiuta anche in caso di insonnia grazie alla presenza di triptofano in alte dosi.
Come non amare questo frutto della natura quindi? Solo 23 calorie per 100 grammi di prodotto, indicato anche per chi è a dieta e vuole mantenere un basso regime calorico durante la giornata. Al mercato inoltre lo si trova spesso anche a prezzi modici rispetto ad altre tipologie di verdura fresca, perciò conviene sempre averne un cespo in casa, a prescindere che si tratti del Tardivo, del Precoce, del Tondo o del Rosa. Oggi però vogliamo porre l’attenzione su un aspetto che ci sta molto a cuore, ovvero gli scarti che derivano alla consumazione di questo ortaggio ampliamente consumato nella maggior parte delle case degli italiani in inverno. Che cosa ne fate del culetto una volta che avete pulito e consumato le foglie? Non gettatelo, vi spieghiamo il perchè!
Culetto del radicchio, ti sveliamo come riutilizzarlo in cucina
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I recenti dati pubblicato dall’Osservatorio Waste Watcher International assieme al lavoro condotto da Campagna Spreco Zero, rivelano che solo nel nostro Paese vengono gettati nel bidone della spazzatura circa 31 kg pro-capite gettati ogni anno. Si tratta di 1/3 in meno rispetto agli Stati Uniti che invece si attestano al primo posto, ma questo non deve essere una consolazione per impedirci di fare sempre meglio!
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Come leggiamo sul sito CheCucino.it, “i russi si attestano sui 672 g settimanali, gli spagnoli a 836 g, gli inglesi a 949 g, i tedeschi con 1.081 g, i canadesi con 1.144 g di spreco e come fanalino di coda gli americani con 1.453 grammi di cibo settimanali”. Invece l’Italia, tra i Paesi del G8 l’Italia, “è al primo posto fra quelli più virtuosi con meno sprechi a tavola, non dobbiamo chiudere gli occhi davanti alla spazzatura che si potrebbe evitare per amore dell’ambiante sempre più massacrato e privato di risorse“.
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Infatti non solo per l’allevamento intensivo ma anche per la coltivazione di piante, ogni anno sono utilizzate tonnellate di cibo come mangime. Ma anche l’acqua potabile per le irrigazioni, oltre che pesticidi, diserbanti e additivi che l’industria chimica produce. Come possiamo nel nostro piccolo cercare di migliorare la situazione? Poter riciclare gli scarti di cibo sarebbe una soluzione molto interessante.
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Una volta tagliato il culetto del radicchio, inseritelo in una bacinella con l’acqua che deve arrivare a non sommergerlo completamente. Lasciatelo dentro per circa 2 settimane ricordando di cambiare l’acqua almeno 3 volte durante questo tempo. Meglio se posizionate la ciotola in un luogo riparato da correnti e lontano da caloriferi. Vi accorgerete che poco alla volta, nella parte centrale del culetto, inizierà a ricrescere un nuovo bulbo che in poche settimane si trasformerà in una piantina commestibile.
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Estraetelo dalla bacinella, eliminate la parte scura e brutta all’esterno conservando solo il cuore tenero. Ora potete usare il vostro piccolo radicchio per realizzare ricette succulente ogni volta che lo volete. Un ottimo modo per dare una seconda vita agli scarti alimentari. E capire quanto l’uso della materie prime deve essere ponderato in termini di spreco di risorse, acqua e fertilizzanti impiegati oltre che di manodopera.