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Home Reparti e servizi ospedalieri Odontoiatria

Detartrasi, scopriamo ogni quanto è necessario pulire i denti

La detartrasi, meglio conosciuta come ablazione del tartaro o pulizia dei denti, si rende utile circa ogni sei mesi e permette di prevenire varie patologie. Infatti, il deposito di placca e di tartaro può essere differente in base al singolo soggetto. N

Aggiornato: 1 Novembre, 2019 - Pubblicato: 12 Luglio, 2017

Argomenti trattati mostra
1 La formazione del tartaro
2 Le conseguenze di non sottoporsi regolarmente alla detartrasi
3 Le conseguenze dell’irritazione delle gengive
4 Gengive ritirate e il dente si muove: cosa fare?
5 Quanto dura una seduta
5.1 Approfondimenti e credit

Ci sono tante persone che seguono ogni tipo di standard di pulizia dei denti, ma hanno comunque la necessità di sottoporsi alla detartrasi più di frequente. Di solito si tratta di circa tre mesi. In altre occasioni, invece, ci sono persone che hanno la necessità di effettuare l’ablazione del tartaro una volta ogni tre anni.

La detartrasi è una di quelle tecniche che permettono di svolgere un’adeguata prevenzione nei confronti delle malattie gengivali e parodontali. Per questa ragione si consiglia comunque di eseguirla con una certa costanza nel corso del tempo. Si consiglia, ad ogni modo, di ricorrere a tale tecnica almeno una volta all’anno e solamente con personale specializzato. Saranno vari fattori, come la qualità della saliva e la costanza nel seguire l’igiene di ogni giorno, a renderla necessaria anche ad intervalli inferiori.

La formazione del tartaro

Sono diversi i fattori che possono più facilmente portare allo sviluppo del tartaro. Il primo fattore è sicuramente quello correlato al modo in cui sono disposti i denti. I denti che sono affollati oppure storti, infatti, vanno a favorire la formazione di zone che sono particolarmente complicate da pulire semplicemente con lo spazzolino. Queste aree sono difficili da raggiungere anche con il filo interdentale e con lo scovolino. In questi casi, la formazione del tartaro sarà chiaramente più rapida in confronto ad altri soggetti. Un altro fatto molto importante è l’igiene personale.

I denti, infatti, si devono lavare sempre dopo ciascun pasto. Si consiglia di eseguire questa operazione almeno tre volte al giorno. Chi non rispetta questi suggerimenti spesso può fare i conti con uno sviluppo più rapido del tartaro. L’ultimo fattore che può rendere più spesso necessaria la detartrasi è lo stato di salute che caratterizza le gengive. Quando le gengive sono in una condizione non ottimale, ecco che sono necessarie delle sedute di igiene professionale decisamente più regolari nel tempo.

Le conseguenze di non sottoporsi regolarmente alla detartrasi

Il tartaro continua a depositarsi all’interno del solco gengivale e porta chiaramente sempre ad una maggiore irritazione delle gengive. Infatti, mette in condizione i batteri di accumularsi al suo interno. Le gengive che si trovano in uno stato di irritazione si cominciano a separare rispetto al dente. Al posto del solco sottile si comincia a formare una sorta di tasca particolarmente profonda.

In questo caso lo spazzolino non serve a nulla, visto che non riesce a pulire questa zona. Le gengive cominciano a sanguinare e hanno la tendenza ad essere infiammate. L’osso, invece, comincia in modo molto lento a ritirarsi, lasciando scoperta una porzione della radice del dente.

Le conseguenze dell’irritazione delle gengive

Le gengive, quando hanno la tendenza a sanguinare con una certa facilità e frequenza, possono avere notevoli conseguenze. Prima di tutto possono provocare un cattivo gusto in bocca. Anche l’alito risulterà essere particolarmente cattivo sia al mattino che in seguito ai vari pasti.

Detartrasi denti

Il cibo che comincia a depositarsi all’interno delle tasche gengivali pian piano marcisce. È proprio tale processo a comportare lo sviluppo di un odore non proprio piacevole. Durante tale fase della patologia la detartrasi non basta più da sola. Infatti, deve essere affiancata anche da altri trattamenti. Servono, infatti, delle terapie che possano andare ad eliminare i batteri, come la sterilizzazione della tasca. Nel caso in cui non si intervenga in tempo utile, il rischio è che le gengive e l’osso possano ritirarsi al punto tale che il dente comincia ad essere traballante.

Gengive ritirate e il dente si muove: cosa fare?

In tale occasione la patologia parodontale è arrivata ad una fase particolarmente avanzata. La pulizia dei denti non basta più in questi casi. Quando la tasca non è eccessivamente profonda oppure larga e c’è la possibilità di recuperare almeno in parte la salute delle gengive. Come? Puntando su un trattamento laser che va ad eliminare i batteri e va a stimolare le gengive per “riappropriarsi” nuovamente ai denti.

Nel caso in cui la tasca abbia notevoli dimensioni, però, si può procedere anche all’estrazione dello stesso. Infatti, è l’unico sistema per fare in modo che la patologia non vada a colpire anche i denti intorno. Il dente che viene estratto può lasciare il posto ad un impianto, anche se alcune volte bisogna anche ricostruire l’osso che si è ritirato.

Quanto dura una seduta

La seduta di pulizia dei denti professionale ha diversi obiettivi. Prima di tutto eliminare del tutto la placca e il tartaro che sono presenti in bocca sia al di sopra che sotto le gengive, così come nei pressi dei denti. Di solito si usa uno strumento ad ultrasuoni. Successivamente vengono rifiniti e levigati i vari contorni delle gengive di ciascun dente. In questa fase si usano degli strumenti a mano come curette.

Approfondimenti e credit

  • Xilitolo, un alleato contro placca e gligemia
  • Parodontite, cos’è quali sono le cause e i rischi
  • ANDI. Associazione Nazionale Dentisti Italiani.
  • Morfologia Dentale Estetica e Funzionale. Gori Guido; Ed. Quintessenza; 2017
  • Ablazione del tartaro – Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
  • credit foto: stock.adobe.com
Tags: Igiene orale
Dr.ssa Roberta Gammella

Dr.ssa Roberta Gammella

Revisione scientifica e correzione a cura della Dottoressa Roberta Gammella (medico di base). Le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente; si raccomanda al contrario di chiedere il parere del proprio medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.
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