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Gomito del tennista o epicondilite laterale

Il gomito del tennista, nome scientifico: epicondilite laterale, è un processo infiammatorio, doloroso, a carico dei tendini di collegamento tra la parte laterale del gomito (epicondilo laterale) ai muscoli dell’avambraccio.

Aggiornato: 19 Novembre, 2019 - Pubblicato: 12 Giugno, 2017

Argomenti trattati mostra
1 Traumi ed abuso dell’articolazione
2 Attività che possono causare il gomito del tennista
3 I primi segni
4 La diagnosi di gomito del tennista
5 Gli esami per la diagnosi
6 La terapia conservativa

Il gomito del tennista viene sovente causato da dei sovraccarichi funzionali, vale a dire un eccessivo uso, ed anche continuativo, delle articolazioni del gomito. Tipicamente affligge determinati soggetti che, o per una particolare pratica sportiva o per un’attività manuale professionale si ritrovano a ripetere molto spesso un determinato movimento.

Traumi ed abuso dell’articolazione

Molti soggetti afflitti dal gomito del tennista svolgono una attività lavorativa o sportiva che richiede l’utilizzo delle articolazioni dei gomiti vigoroso e ripetitivo. Il gomito del tennista si concretizza, in realtà, proprio in una flogosi causata da questo tipo di sovraccarichi funzionali la cui genesi non è dovuta solo all’intensità di questi sovraccarichi ma anche alla loro frequente ripetizione.

Attività che possono causare il gomito del tennista

Attività che possono causare il gomito del tennista

Non solamente i tennisti o gli atleti più in generale possono incorrere in questa dolorosa infiammazione. Il gomito del tennista può generare anche da altre attività, sempre ripetute, che coinvolgano movimenti di estensione o anche di torsione del polso, il sollevare dei pesi o abusare della muscolatura dell’avambraccio.

Tra le attività che possono essere all’origine dell’insorgenza del gomito del tennista troviamo:

  1. Attività sportive che si effettuano con racchette (squash, badminton e tennis).
  2. Disco e giavellotto.
  3. Scherma e golf.
  4. Attività professionali che comportino una ripetizione di alcuni movimenti del polso e della mano, sarti, pittori, falegnami, cuochi, macellai, carpentieri, muratori ed idraulici.
  5. Qualsiasi altra attività che sollecitino in modo intensivo i polsi ed i gomiti, come suonare alcuni strumenti ad arco (primo fra tutti il violino), oppure l’utilizzo delle cesoie per i giardinieri.

Tra i trenta ed i cinquant’anni di età il rischio è molto più.

I primi segni

La sintomatologia dell’epicondilite laterale ha uno sviluppo graduale. Per la maggioranza dei casi la sensazione dolorosa è all’inizio abbastanza debole, peggiorando poi via via nell’arco dei giorni, settimane e mesi. Diciamo che nella normalità non è che si possa associare una lesione di tipo violento specifica all’esordio del disturbo.

Normalmente si inizia ad avvertire una dolenzia nella parte più laterale dell’avambraccio, in associazione con un gonfiore nella medesima parte. Il dolore poi progredisce generalmente insinuandosi nella parte più esterna dell’avambraccio, un po’ inferiormente al gomito. Di li a poco, nel tempo, il dolore può irradiarsi lungo l’avambraccio per raggiungere anche la parte posteriore della mano passando per il polso.

Uno dei segni che si inizia ad avvertire, oltre al dolore, è la presa che diviene sempre più debole, oltre che dolorosa. Le sensazioni dolorose peggiorano se si muove il polso, tanto più se lo si estende o si solleva qualche oggetto.

Naturalmente tutta la sintomatologia peggiora se l’avambraccio è in attività, ed ancor di più se queste attività richiedono una sua torsione (aprire dei barattoli, girare delle maniglie, ecc.). Ovviamente il braccio che si usa di più è quello che soffre della maggior incidenza della malattia, ma non sono rarissimi i casi in cui entrambi gli arti soffrono di gomito del tennista.

La diagnosi di gomito del tennista

La diagnosi di gomito del tennista

Se il disturbo origina da attività faticose o ripetitive occorre innanzitutto interrompere queste attività fino al miglioramento dei sintomi. Tuttavia se le sensazioni dolorose persistono anche per alcuni giorni dopo l’interruzione, allora è sicuramente necessario chiedere un consulto al proprio medico.

Il paziente dovrà riferire al medico specialista l’esatta posizione della sindrome dolorosa nel braccio, se tale sindrome è stata scatenata da un particolare episodio di natura traumatica e/o se è, per caso, affetto da altri disturbi concomitanti. Lo specialista farà uso di una serie di test per ricercare qualche eventuale segno di tumefazione locale.

Gli esami per la diagnosi

Tra questi esami troviamo anche:

  1. La palpazione dell’epicondilo laterale: lo specialista deve eseguire delle pressioni nel punto in cui si innestano i muscoli epicondiloidei, e contemporaneamente indurre il paziente a muovere le dita, il polso ed il gomito;
  2. Il Test di Cozen: serve per valutare eventuali dolori quando si estende il polso, e le dita, con il gomito già steso ed in presenza di una resistenza;
  3. Il test di Mills: serve a rilevare l’insorgere di sindromi dolorose quando si forzi la pronazione dell’avambraccio con polso in flessione ed il gomito esteso.

Lo specialista potrebbe anche richiedere ulteriori indagini:

  1. Radiografia: serve per l’esclusione di artrite al gomito ed individuare eventuali calcificazioni;
  2. Risonanza magnetica: se si sospetti che la sintomatologia all’avambraccio possa essere associata a qualche problema al collo si può utilizzare quest’indagine. Si evidenzierà, eventualmente, qualche ernia discale o anche episodi di artrite al collo (tutte e due queste situazioni possono provocare dolori all’avambraccio confondibili con la sintomatologia relativa al gomito del tennista.
  3. Elettromiografia: potrebbe servire per l’esclusione di una situazione di compressione ai nervi. Alcune fibre nervose, difatti, si trovano nei pressi del gomito e un’eventuale compressione potrebbe dar luogo ad una sintomatologia simile a quella del gomito del tennista.

La terapia conservativa

Non bisogna dimenticare, però, che la sensazione dolorosa può perdurare per molte settimane ed anche alcuni mesi. In genere, alcuni tipi di trattamento, possono alleviare il dolore. La casistica ci dice che i trattamenti convenzionali (non chirurgici), hanno successo nel 90% dei casi trattati.

Tags: Dolori muscolaritendini
Dr.ssa Roberta Gammella

Dr.ssa Roberta Gammella

Revisione scientifica e correzione a cura della Dottoressa Roberta Gammella (medico di base). Le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente; si raccomanda al contrario di chiedere il parere del proprio medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.
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