Infarto intestinale: sintomi, cause e terapie

CI sono tre principali tipi di infarto intestinale, che variano in base alla parte dell’intestino che subisce il blocco del flusso sanguigno. Il primo tipo è denominato ischemia colica. Quest’ultima viene provocata da una notevole diminuzione della circolazione del sangue verso le arterie del colon e può andare a manifestarsi sia su tutto il colon che solamente su una sua porzione. Si tratta della tipologia di infarto intestinale maggiormente diffusa e che va a colpire soprattutto le persone che hanno più di sessant’anni.

Il secondo tipo si chiama ischemia mesenterica e concerne le arterie che fanno circolare il sangue nell’intestino tenue. Di conseguenza, questo tipo di ischemia è in grado di colpire l’intero intestino tenue o solamente una sua porzione.

L’ischemia mesenterica si può verificare in forma acuta, improvvisamente, oppure in forma cronica, con uno sviluppo molto meno rapido. Il terzo tipo è la trombosi venosa mesenterica. In quest’ultimo caso l’infarto va a colpire le vene dell’intestino e, nello specifico, quella mesenterica che garantisce la circolazione del sangue dall’intestino fino alle vene.

Sintomi

I sintomi di questa patologia sono differenti in relazione alla parte di intestino che viene colpita. In alcuni casi ci sono anche delle manifestazioni asintomatiche, ma in realtà ciò accade nel momento in cui il blocco è solamente parziale. Quando l’ostruzione delle arterie è totale, invece, l’infarto intestinale si può manifestare in modo decisamente acuto. Tra i sintomi maggiormente diffusi troviamo vomito, febbre, stato di shock, diarrea, ipotensione arteriosa, tachicardia, dolore all’addome. Tra i sintomi che si manifestano più di frequente con la forma cronica di infarto intestinale troviamo il gonfiore addominale, riduzione di peso, senso di nausea e vomito, diarrea o stipsi e una generale sensazione di gonfiore e dolore dopo qualsiasi pasto.

Cause

Cause infarto intestinale

Le cause che possono portare all’infarto intestinale devono essere differenziate in due grandi gruppi. Si tratta delle cause occlusive e quelle non occlusive. All’interno del primo gruppo possiamo trovare l’aterosclerosi, che altro non è se non lo sviluppo di placche lipidiche che insorgono nelle arterie, che causano una trombosi arteriosa. Un’altra possibile causa è l’embolia arteriosa, ovvero un effetto secondario della fibrillazione atriale oppure di endocardite infettiva, ma anche una conseguenza di un’operazione chirurgica all’apparato cardiaco.

Tra le altre cause occlusive troviamo l’ostruzione meccanica e dall’insorgenza di trombi. Nel primo caso il motivo può derivare da un’operazione di chirurgia, oppure da ernie e tumori che colpiscono l’apparato intestinale; nel secondo casi si tratta di coaguli di sangue che si formano a livello delle vene e che possono insorgere con maggiore facilità in tutti quei soggetti che soffrono di disturbi epatici, neoplastici oppure della coagulazione. Tra le varie cause non occlusive troviamo l’uso di farmaci ormonali, come ad esempio i contraccettivi e i farmaci vasodilatatori. Tra le altre cause non occlusive troviamo dei disturbi a livello dell’apparato cardiocircolatorio, come ad esempio aritmia, ipotensione, ipertensione, scompenso cardiaco e insufficienza cardiaca.

Diagnosi

Arrivare ad una diagnosi in modo tempestivo è molto importante per salvare la vita del paziente nel momento in cui arriva in ospedale. Per poter arrivare velocemente ad una diagnosi ci sono diversi esami che possono dare adeguate conferme. Ad esempio spesso vengono svolti degli esami ematochimici, visto che con il prelievo del sangue, andando ad esaminare l’aumento della troponina, così come i valori delle amilasi e della fosfatasi alcalina.

Un altro esame che spesso viene eseguito è la tac e l’angio-tac, che servono per una valutazione più approfondita circa la condizione in cui versano i vasi sanguigni. Tra gli altri sistemi di imaging maggiormente utilizzati troviamo la radiografia dell’addome, l’ecografia e la risonanza magnetica. Infine, l’endoscopia e la colonscopia possono essere utili per capire lo stato dell’intestino tenue e del colon, in maniera tale da verificare la presenza di blocchi e ostruzioni.

Terapia

Un trattamento farmacologico è necessario quando l’infarto va a colpire il colon oppure si verifica un infarto addominale venoso. Nel primo caso, spesso vengono usati degli antibiotici per un’attività di prevenzione, con la terapia che dura dai 7 ai 10 giorni. Nel secondo caso, il trattamento avviene usando dei farmaci anticoagulanti, che permettono di sciogliere il trombo che si era formato in precedenza, associandoli a degli antiaggreganti. Nel caso in cui le terapie farmacologiche non possano avere grande efficacia, allora l’intervento chirurgico rimane la sola strada da percorrere, cercando di riportare in uno stato normale la vascolarizzazione dell’intestino.

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