Linfangite, infiammazione che va a colpire i vasi linfatici

Quando si parla di linfangite si fa riferimento ad uno stato infiammatorio che va a colpire i vasi linfatici e che spesso deriva da un’infezione batterica. Capita piuttosto di frequente di sentir parlare anche di intossicazione del sangue o avvelenamento: si tratta, in ogni caso, di una patologia che deve essere necessariamente trattata nel più breve tempo possibile. Infatti, spesso la linfangite va a colpire gli arti, ma proprio le dimensioni della rete capillare linfatica favorisce una veloce proliferazione dell’infiammazione in tante zone del corpo.

Quali sono le principali cause della linfangite

Quando si parla di linfangite si fa riferimento ad uno stato infiammatorio che va a colpire i vasi linfatici, la cui causa deriva da insulti batterici. Tra gli altri fattori che possono comportare questo tipo di infiammazione troviamo anche diversi parassiti e i nematodi. Negli uomini, la causa che insorge più di frequente è rappresentata, quindi, da infezioni di natura batterica, nello specifico quelle che derivano da streptococchi beta emolitici di gruppo A. Capita molto di frequente che la causa derivi da un’infezione stafilococcica. Ci sono dei soggetti che sono decisamente più a rischio in confronto ad altri: stiamo parlando di chi soffre di diabete, di varicella oppure è stato colpito da patologie sistemiche, così come tutti coloro che fanno un uso frequente di medicinali steroidei. Anche i pazienti che soffrono di immunocompressione sono notevolmente a rischio. Una volta che i patogeni si introducono nella rete linfatica vanno verso i linfonodi, punto in cui cominciano a provocare diversi danni e infiammazioni.

Come si può classificare la linfangite

Ci sono diverse tipologie di tale patologia. Una forma particolarmente diffusa è la linfangite acuta, che comprende altre tre varianti, ovvero la forma diffusa reticolare, la forma diffusa erisipeloide e la forma diffusa tronculare.

Nel primo caso la peculiarità è lo sviluppo di un edema che è ricco di leucociti, mentre nel secondo caso tutto dipende da un’infezione cutanea acuta, che va a colpire, derma, ipoderma e i vari vasi linfatici. Infine, la terza forma va colpire un collettore linfatico superficiale ed è molto diffusa sugli arti. Un’altra tipologia piuttosto diffusa è la linfangite cronica, in cui un ruolo fondamentale viene svolto dai parassiti.

In questi casi, a farne le spese sono principalmente i vasi linfatici, che cominciano ad aumentare le dimensioni in modo del tutto sproporzionato, fino al momento in cui non viene bloccato del tutto il lume. Le forme croniche, nella maggior parte dei casi, vengono causate da tubercolosi, sifilide e filaria. Le forme croniche possono essere provocate anche da infezioni di natura micotica.

Quali sono i principali sintomi

principali sintomi linfangite
Nei casi tradizionali, tale patologia insorge quando capitano ferite oppure delle lesioni, tramite le quali i patogeni hanno la possibilità di introdursi all’interno dell’organismo. Tra gli altri fattori che possono favorire lo sviluppo di tali infezioni batteriche troviamo gli ascessi e la cellulite infettiva.

I sintomi che insorgono per primi corrispondono a delle strie di colore rossastro, che di solito vanno a colpire la zona interna sia delle gambe che delle braccia. In seguito, sono davvero numerosi i sintomi provocati da tale malattia, tra cui rientrano cefalea, dolori muscolari, brividi, edema, febbre, dolori molto intensi nei pressi dell’area colpita, ma anche mancanza di appetito, stanchezza e malessere generali, tachicardia, un aumento delle dimensioni dei linfonodi e una sensazione di calore nell’area colpita.

In alcuni casi, soprattutto nelle forme croniche, può insorgere un edema periferico, dovuto all’accumulo di una struttura fibrosclerotica, che può svilupparsi fino ad assumere la forma di elefantiasi. Quando la causa è il batterio della tubercolosi, allora ci sono elevate possibilità che tale patologia possa subire un peggioramento fino allo sviluppo di fistole. Tra le altre complicazioni è stato riscontrato anche lo shock settico.

Come si arriva ad una diagnosi corretta

La diagnosi si ottiene sostanzialmente grazie all’esame fisico. Il medico, infatti, inizia la visita con la palpazione dei linfonodi e controllando attentamente i vari segnali e sintomi che vengono descritti dal paziente. Successivamente può essere eseguita anche una biopsia di una parte di tessuto che ha subito l’infezione, in maniera tale da comprendere nel migliore dei modi quale sia stata la causa che ha provocato l’insorgere della patologia. Un altro esame utile può essere considerato l’emocoltura, per poter capire se l’infezione è arrivata a colpire anche il circolo ematico. Fondamentale, inoltre, è la diagnosi differenziale con la tromboflebite: capita piuttosto di frequente che queste due patologie vengano confuse. Di conseguenza, si suggerisce al paziente di eseguire tali esami in breve tempo, in maniera tale da capire effettivamente la causa dei sintomi e contrastare l’infezione in atto.

Quale terapia viene consigliata

Nella maggior parte dei casi la linfangite di natura batterica viene chiaramente curata mediante un trattamento a base di farmaci antibiotici: prima vengono impiegati quelli a largo spettro, dal momento che ha una maggiore specificità.

In alcuni casi, in associazione con il trattamento antibiotico deve essere seguita una terapia anche a base di medicinali antinfiammatori e analgesici, che sono efficaci sia per far diminuire l’infiammazione che per contrastare il dolore.

Un ottimo rimedio casalingo è rappresentato anche dagli impacchi che vengono eseguiti con un panno imbevuto nell’acqua (deve essere tiepida o calda, mai fredda). La soluzione chirurgica, invece, viene presa in considerazione esclusivamente nel momento in cui bisogna curare delle complicazioni piuttosto gravi derivanti da tale patologia.

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