Manovra di Valsalva, come si fa e a cosa serve

La manovra di Valsalva prende il nome dal medico Antonio Maria Valsalva, che utilizzava questa particolare tecnica per poter espellere le sostanze dall’orecchio medio in caso di otite. Si tratta infatti, principalmente, di una manovra di compensazione forzata dell’orecchio medio, utilizzata soprattutto in subacquea. In realtà, ben presto la manovra è stata utilizzata anche in altri ambiti.

La manovra di Valsalva è effettuata attraverso la pressione che può essere esercitata contraendo i muscoli addominali e, dopo aver chiuso il naso con le dita, cercando di forzare le tube per poter immettere aria all’interno dell’orecchio medio. La manovra – come sopra anticipato – ha come obiettivo quello di aumentare la pressione intraddominale e toracica, svuotando i visceri.

Perchè viene utilizzata

La manovra di Valsalva ha numerose applicazioni. Ad esempio, i cardiologi la possono insegnare ai pazienti soggetti a crisi di tachicardia parossistica per bloccarla, poichè vengono stimolati i nervi vaghi che innervano i polmoni, generando così una stimolazione vagale parasimpatica che rallenta la frequenza cardiaca. Inoltre, la manovra è utilizzata anche in ambito odontoiatrico, andando ad abbassare il palato molle e permettendo così una migliore presa d’impronta.

Si tenga anche in considerazione che la manovra di Valsalva non è effettuata unicamente in via “forzata”, ma anche in via naturale in alcune condizioni fisiologiche, come la defecazione, oppure durante il sollevamento di un carico pesante.

Controindicazioni

La manovra di Valsalva, per quanto frequentemente utilizzata – anche in maniera in volontaria, in alcune condizioni – non è del tutto privo di controindicazioni. In primo luogo, si tratta di una tecnica molto faticosa da riprodurre, e che pertanto non è facilmente riconducibile. Inoltre, si tratta di una tecnica che deve essere gestita in maniera particolarmente accorta, poichè sviluppa una notevole pressione intrapolmonare, potenziale causa di sincope negli apneisti.

Non mancano, comunque, i benefici. Oltre a quelli sopra vagamente accennati, come la possibilità di ridurre la frequenza cardiaca in caso di tachicardia, la manovra di Valsalva permette di ridurre fino al 50% la pressione che agisce a livello del disco intervertebrale T12-L1 e del 30% a livello del disco L5-S1. Si pensi, ad esempio, al sollevamento pesi: in questo esercizio il carico agisce infatti prevalentemente sui muscoli spinali e sulle vertebre lombari, ed è dunque meglio non applicare i normali consigli sulla respirazione, poichè espirare durante la fase di contrazione avrebbe l’effetto opposto della manovra di Valsalva, aumentando considerevolmente il rischio di erniazioni discali e altre lesioni della colonna.

Per poterne sapere di più, vi consigliamo naturalmente di parlarne con il vostro medico di fiducia.

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