Prolasso uterino: cause, sintomi e trattamenti

In base al livello di spostamento si può classifica un grado diverso di prolasso. L’utero si caratterizza per essere l’organo di maggiore importanza all’interno della zona pelvica. In caso di prolasso uterino va a perdere la posizione che ha naturalmente e si sposta verso l’esterno.

Gli altri organi pelvici che possono subire delle conseguenze di questo movimento sono la vescica e il retto. Si tratta di una patologia che può creare numerose problematiche alle donne e, nella maggior parte dei casi, insorge dopo i 50 anni di età.

Infatti, secondo recenti statistiche, solo il 6% delle donne tra i 20 e i 29 anni soffre di prolasso uterino; nelle donne tra i 30 e i 50 anni si manifesta nel 15% dei casi; infine, ha una frequenza di oltre il 30% tra i 50 e i 70 anni.

Quali sono i gradi del prolasso uterino

Per capire quale sia la gravità del prolasso il medico usa sempre il sistema Half Way System, in base agli studi di Baden e Walker. Si tratta di una classificazione che torna molto utile per capire quale sia il grado di spostamento dell’utero, ma anche per comparare la situazione pre-scivolamento e quella attuale. In questa classificazione i riferimenti corrispondono alle spine ischiatiche del bacino e all’imene. Osservando tali parametri, si può stabilire un grado 0, quando non c’è alcun prolasso, un grado 1, quando l’utero è scivolato prima dell’imene, un grado 2, quando l’utero ha raggiunto l’imene, un grado 3, quando l’utero ha sorpassato l’imene ed è scivolato all’esterno della vagina.

Quali sono le cause

Il motivo più importante che porta al prolasso uterino corrisponde al cedimento di tutte quelle strutture che servono a sostenere l’utero. Nel momento in cui tali sostegni vengono meno, ecco che l’utero si sposta dalla sua posizione naturale e scivola verso il basso. Ci sono, in ogni caso, diversi fattori di rischio che portano a maggiori possibilità di insorgenza del prolasso. Tra i fattori di rischio più diffusi troviamo l’età e la menopausa, le gravidanze, altri fattori sempre associati al parto, il concepimento di bambini macrosomi. Tra gli altri fattori di rischio troviamo l’obesità, la tosse cronica, la stipsi cronica, le malattie polmonari croniche, attività fisiche eccessive e troppo intense. Inoltre, anche delle disfunzioni a livello del tessuto connettivo e del collagene possono portare al prolasso uterino. Infine, degli interventi già effettuati sulla zona pelvica possono senz’altro favorire un indebolimento di quelle strutture che sostengono l’utero.

Quali sono i sintomi

I principali sintomi del prolasso uterino di grado alto non sono difficili da individuare e una semplice visita vaginale permette di riscontrare con semplicità la malattia. I sintomi dei prolassi di grado più basso, al contrario, spesso non ci sono o sono particolarmente lievi. Spesso, è necessaria una visita ginecologica approfondita per individuare la presenza di questi tipi di prolasso. Tra i sintomi più comuni troviamo una sensazione di pesantezza della vagina, fastidi durante la minzione, dolore addominale o che colpisce la schiena, la sensazione di aver un corpo estraneo che spinge verso l’esterno all’interno della vagina, avvertire dolore durante i rapporti sessuali, disturbi che vanno a colpire la funzione fecale, come ad esempio la stitichezza. Con il passare del tempo, i sintomi hanno la tendenza a farsi più intensi e fastidiosi quando il soggetto passa diverso tempo in piedi per colpa della forza di gravità.

Come si arriva ad una diagnosi

Per eseguire correttamente la diagnosi di prolasso uterino è necessario tenere in considerazione diversi aspetti. Si parte sempre dall’anamnesi della paziente, per poi capire quali siano i farmaci che vengono assunti, valutando anche i possibili fattori di rischio.

La visita ginecologica è perfetta per individuare il prolasso uterino, mentre quella urologica è necessaria se sono presenti anche disturbi nella minzione.

Quali sono le principali terapie

Ci sono diversi modi di trattare il prolasso uterino. Tutto dipende dalla classificazione che è stata fatta del prolasso del paziente, ma anche dall’età e dalle condizioni di salute della donna. Per chi presenta sintomi leggeri o comunque potrebbe ancora avere dei figli, spesso non viene eseguito alcun intervento, oppure viene suggerita l’applicazione del pessario, un dispositivo meccanico che funge da sostegno all’utero.

Ci sono diversi esercizi di riabilitazione del pavimento pelvico, che si adattano molto bene ai soggetti che hanno sintomi piuttosto lievi. Infine, vengono usate spesso anche delle creme a base di estrogeni.

I casi più gravi di prolasso uterino devono essere necessariamente trattati con un intervento chirurgico, che di solito viene scelto tra queste tre alternative: colpocleisi, colpoisterectomia e chirurgia ricostruttiva.

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