La psicologia che si cela dietro ai tatuaggi: perché li facciamo?

I tatuaggi, oltre ad essere una forma d’arte, offrono alle persone la possibilità di esprimersi e anche la psicologia interviene in questa forma di espressione, dunque che cosa si cela dietro ai tatuaggi? Scopriamolo insieme.

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Donna tatuata (Pixabay)

Il termine “tattoo”, che in italiano sta a significare appunto “tatuaggio”, deriva dalla parola polinesiana “tautau”, un’onomatopea che ricorda il rumore emesso dal picchiettare del legno sull’ago per bucare la pelle. Il termine fu scelto nel 1769 dal Capitano James Cook dopo essere sbarcato a Tahiti e aver visto questa pratica molto comune tra le comunità del posto.

In realtà la presenza dei tatuaggi si attesta sin dai tempi antichi. Già nell’Antica Roma, ad esempio, gli schiavi e i gladiatori venivano marchiati con dei simboli per essere riconosciuti nel bel mezzo della massa. I più potenti, invece, si facevano i tatuaggi per distinguersi dalla plebe.

Oggi bene o male la motivazione è rimasta la stessa, ossia distinguersi dagli altri, ma oltre a questa ce ne sono tante altre e in ogni caso la psicologia entra sempre in gioco. Cerchiamo dunque di capire che cosa ci spinge a fare i tatuaggi.

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Perché ci facciamo i tatuaggi? La psicologia che si cela dietro a questa scelta

Fino a non poco tempo fa chiunque esibisse un tatuaggio veniva giudicato male. Il tatuaggio per molte persone era infatti incomprensibile, percepito come una macchia sulla pelle priva di significato. Fortunatamente ora le cose sono cambiate e addirittura stravolte per certi versi, se pensiamo che ora il fatto di tatuarsi è diventata quasi una moda.

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Tatuatore all’opera (Pixabay)

In realtà le motivazioni che spingono molti di noi a farsi un tatuaggio sono tra le più disparate. Il tatuaggio può avere significati religiosi, spirituali, politici ma anche trasgressivi. Qualunque sia il significato una cosa è certa: la motivazione che sta dietro è molto grande. Tra le principali vi sono le seguenti e ognuna di esse ha a che vedere con un fattore psicologico:

  • Un messaggio da trasmettere: in questo caso il tatuaggio diventa l’esibizione di uno stato d’animo o di un pensiero da comunicare agli altri. Ecco che la pelle diventa la tela su cui incidere un messaggio da trasmettere a chi lo guarderà.
  • Ricerca della propria identità: in questi casi il tatuaggio diventa un modo per esprimere se stessi quando risulta difficile farlo all’interno della società. Oltre a questo, il tatuaggio può anche rappresentare un cambiamento che il soggetto sta vivendo in quel preciso momento.

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  • Un rito di passaggio: soprattutto in fase adolescenziale ma non solo, il tatuaggio assume una funzione ben precisa. Si può interpretare come una sorta di rito grazie al quale ci si vuole lasciare alle spalle un periodo della propria vita che magari ha portato solo dolore. Ecco che in questi casi il tatuaggio assume il significato di resilienza, poiché aiuta la persona ad andare avanti.

Anche la scelta della parte del corpo da tatuare ha a che vedere con la psicologia

La psicologia però non interviene solamente nelle motivazioni che in qualche modo ci spingono a tatuarci, ma anche nella scelta della parte del corpo da “disegnare”.

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Mani e tatuaggi che si uniscono (Pixabay)

Se ci pensiamo la scelta di una posizione piuttosto che di un’altra veicola un messaggio ben preciso. Un tatuaggio realizzato su una parte del corpo visibile sta a significare la volontà di renderlo di dominio pubblico. E di conseguenza di voler accettare apprezzamenti e considerazioni in merito. Chi invece decide di farsi un tatuaggio in parti del corpo poco visibili o addirittura intime ha deciso di voler condividere questa scelta solo con alcune persone.

Altra cosa molto interessante, è il fatto che tatuarsi le braccia vuol dire che il soggetto sta affrontando una fase di cambiamento e maturazione. Entrando più nel dettaglio della personalità di chi decide di tatuarsi, un soggetto pessimista e con poca fiducia verso il prossimo si tatuerà la parte sinistra del braccio che rappresenta il passato. Al contrario, la parte destra rappresenta il futuro e quindi chi sceglierà questa zona sarà senz’altro un personaggio dal carattere amichevole, solare e aperto ai cambiamenti.

Il tronco sta invece a significare una certa fermezza e capacità nel compiere le decisioni. La caviglia è tra le zone predilette dalle donne, poiché è delicata ed elegante, ma trasmette anche fragilità. Non a caso questo punto è fortemente soggetto al dolore. In conclusione, ciò che abbiamo capito è che la scelta di un tatuaggio e della zona pensata per realizzarlo non è mai casuale, anche quando si potrebbe pensare il contrario.

Ma il tatuaggio può anche indicare un disturbo a livello patologico? Se i tatuaggi risultano essere troppo eccessivi allora è un’ipotesi da tenere in considerazione. In questi casi la motivazione che si cela dietro alla scelta di un tatuaggio non si limita solamente a una passione di fondo, ma viene accompagnata da una considerazione distorta di sé e della propria immagine. Ecco che, quando ciò si verifica, i soggetti che decidono di tatuarsi lo fanno anche perché si vedono inadeguati e pieni di difetti. In questi casi i tatuaggi diventano un modo per celare quelle parti del corpo che si fanno fatica ad accettare.

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Dunque, è sicuramente importante accettare le scelte di tutti coloro che decidono di tatuarsi, ma quando dietro a queste motivazioni si cela qualcosa di ben più grande, come ad esempio una patologia, allora in quei casi è necessario intervenire per prestare il proprio aiuto.

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