Scopolamina: una sostanza usata in più ambiti, ma anche molto tossica

Tra queste piante troviamo sicuramente l’Hyoscyamus niger oppure le specie che fanno riferimento al genere Datura, tra cui anche lo stramonio. In tutte queste piante la scopolamina si può considerare come una sorta di sottoprodotto generato dal loro metabolismo secondario.

Quali sono i principali effetti farmacologici della scopolamina

Esattamente come avviene con l’atropina, anche la scopolamina va ad ostruire, in maniera però reversibile, i recettori colinergici e, nello specifico, non permette alcun tipo di interazione tra aceticolina e i vari recettori muscarinici. Quando viene usata in dosaggi modesti, ecco che può provocare sonnolenza, amnesia retrograda, tachicardia, blocco vasodilatazione, la cosiddetta secchezza che colpisce le fauci, secchezza oculare, secchezza bronchiale, blocco della sudorazione e midriasi (il fenomeno meglio conosciuto come pupille dilatate).

Tossicità e tasso di mortalità

Si tratta di una sostanza davvero molto tossica che, per tale ragione, deve essere utilizzata solamente in dosi notevolmente basse. Infatti, quando vengono somministrati dei dosaggi eccessivamente alti, il rischio è quello che possano portare a delle problematiche come stanchezza, sonnolenza o depressione. In alcuni casi l’overdose può comportare anche disturbi più importanti, come ad esempio paralisi, perdita di coscienza, deliri, allucinazioni, uno stato stuporoso e anche la morte del soggetto colpito nei casi più gravi. In tanti casi è stato rinvenuto un legame a titolo di interazione farmacologica tra la loperamide e la scopolamina. Infatti, l’attività in associazione di tutti e due i farmaci va a rendere più intensa l’inibizione della motilità dell’intestino. Quando viene seguita una terapia a base di midriatici, proprio come la scopolamina, può capitare che il paziente soffra di un attacco di glaucoma, soprattutto nel caso in cui presenti una certa suscettibilità.

Alcuni impieghi medici della scopolamina

La scopolamina viene venduta in ambito commerciale come idrobromuro tridrato. Al giorno d’oggi viene usata in un buon numero di trattamenti, come ad esempio per contrastare il mal d’auto, il mal di mare e così via. Nella maggior parte dei casi viene venduta nella forma di cerotti transdermici, oppure come collirio per lo svolgimento di esami della vista. In modo particolare, si tratta di una sostanza davvero molto efficace per combattere quello che viene chiamato mal di mare e per tale ragione in un gran numero di occasioni è stata impiegata dai sommozzatori. Proprio tale situazione ha permesso di scoprire, con il passare del tempo, anche un importante effetto collaterale. Nelle acqua profonde, quando i sommozzatori scendevano sotto i 13-20 metri, hanno cominciato ad avvertire un notevole dolore agli occhi, ma tale sensazione è scemata rimanendo entro tale soglia. In alcuni casi può essere utilizzato anche in ambito neurologico e psichiatrico, come vero e proprio depressivo del sistema nervoso centrale, anche se chiaramente ha un gran numero di effetti collaterali, tra cui eccitazione, agitazione, allucinazioni, deliri, dilatazione delle pupille e paralisi dei muscoli dell’occhio. Nel caso in cui venga somministrata in associazione alla morfina, ecco che è in grado di causare amnesia e uno stato di notevole tranquillità che viene chiamato sonno di penombra.

Tanti decenni fa veniva impiegato in ambito ostetrico per la sedazione nel corso del parto, ma ormai da diverso tempo viene considerata una sostanza eccessivamente pericolosa. Ad ogni modo l’anisocoria che viene provocata da questa sostanza, nella maggior parte dei casi scompare in modo del tutto spontaneo nel giro di tre giorni. In ambito odontoiatrico viene impiegata per l’anestesia ambulatoria, ma al tempo stesso anche per abbassare notevolmente la salivazione e il correlato riflesso del vomito prima di eseguire delle impronte dentali.

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