Macchia+mongolica%3A+quella+voglia+blu+caratteristica+di+alcune+popolazioni
inranit
/2019/08/29/macchia-mongolica/amp/
Categorie: Salute e Benessere

Macchia mongolica: quella voglia blu caratteristica di alcune popolazioni

Pubblicato da
Redazione

La macchia mongolica è sempre stata oggetto di attenzioni in passato, e in periodi bui, anche vista con sospetto, in un misto tra leggenda e realtà. Oggi è stata chiaramente “sdoganata” da quelle che erano superstizioni e supposizioni, anche se non risultano persecuzioni, in passato, a causa della sua presenza.

La leggenda narra, che la macchia mongolica, è un segno ereditato da Gengis Khan, durante le sue conquiste. Tiziano Terzani invece, narra nel suo “Un indovino mi disse”, che una studentessa francese gli parlò per la prima volta di tale voglia, situata sopra l’osso sacro. Sembra che tutti i mongoli abbiamo questa macchia, una conseguenza del fatto che per molti secoli sono andati a cavallo.

La nonna invece, le aveva raccontato, che anche in Europa nascono bambini con la macchia mongolica. Questa voglia, sembra essere una traccia lasciata dagli uomini di Gengis Khan, arrivati fin qui grazie alle conquiste. Secondo gli sciamani invece, la macchia, sarebbe originata dallo spirito di una nonna fantasma. Lei è quella che prende per i piedi i bambini al momento della nascita, e che picchia il loro sedere per farli respirare.

Il bambino in questo modo grida, ed inizia a vivere. Tali sberle, fanno ricordare al neonato, che per vivere bisogna respirare, lasciando così il segno della stirpe dei mongoli. Questa macchia blu, che assomiglia ad un livido, è un segno di appartenenza. Certamente, in qualche cultura, ha rappresentato anche una certa diffidenza.

Origini

I racconti antichi legate all’origine della macchia mongolica, sono moltissime, ora vedremo il significato nei vari paesi:

  • Corea: in questo stato, si sostiene che la macchia mongolica, fosse un livido provocato da uno spirito sciamano. Tale spirito, dal nome Samshin Halmi, schiaffeggia il sederino del neonato, per velocizzare il parto.
  • Cina: i cinesi, considerano la macchia mongolica un marchio dato al neonato dal dio, per incoraggiarlo alla nuova vita terrena. Un’altra leggenda invece, narra anche del Re degli inferi, che pungola e calcia coloro che sono riluttanti verso la reincarnazione. Più le dimensioni della macchia sono grandi, maggiore è la riluttanza.
  • Messico: la macchia mongolica viene definita in questo stato con il termine “Patada de Cuiahumetoc”, ovvero Calcio di Cuahutemoc.
  • Kirghizistan: in questo stato, si è soliti credere che alla luce della macchia mongolica ci sia la madre Celeste. Questa protettrice dei neonati, schiaffeggia il bimbo ancora in grembo per congratularsi di far parte a breve della vita sulla terra.

Nonostante quanto abbiamo appena citato, i Mongoli sono fieri della macchia mongolica, perché contraddistingue i neonati dalla loro discendenza. Questa macchia, che come abbiamo più volte menzionato, sembra partire da Gengis Khan, è un vero e proprio timbro di appartenenza.

Come si manifesta

Alla nascita del bambino, la comparsa della macchia mongolica non deve creare allarmismo ai genitori. Questa voglia, è la causa di un eccesso di cellule che producono melanina nel derma. Essa si può manifestare subito la nascita del neonato, oppure presentarsi entro le prime settimane di vita. Nell’arco del primo anno del piccolo, la macchia mongolica tende a scomparire, oppure più tardi tra il terzo ed il quinto anno, grazie alla normale pigmentazione. La macchia mongolica tende a comparire con maggiore frequenza nei bambini con una carnagione particolarmente scura. Nel nostro paese, tale voglia ha una incidenza pari al 10% dei neonati.

La macchia mongolica, è molto diffusa tra le popolazioni orientali, che la considerano un segno importante per la loro vita. Come abbiamo accennato, solitamente si manifesta nella lombo-sacrale, ma è possibile la loro comparsa anche sulle gambe e sulle braccia. Nella maggior parte dei casi, essa tende a sbiadire spontaneamente fino alla totale scomparsa. Nel caso in cui entro il sesto anni di vita del bambino, la macchia è ancora presente, non c’è da allarmasi, perché essa è una semplice voglia come le altre.

Bibliografia e credit

Redazione

Pubblicato da
Redazione