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Scrittura in corsivo: l’importante retroscena che in molti non conoscono

Pubblicato da
Andrea Cerasi

La scrittura in corsivo comporta un retroscena importante e che bisogna preservare: ecco perché è diversa dalla scrittura al PC.

Bambino scrive in corsivo (Canva – Inran.it)

La scrittura in corsivo, più che altro la scrittura manuale in generale, è un elemento fondamentale per la nostra mente, la nostra cultura, il nostro modo di pensare. Insomma, scrivere è un’azione fondamentale per lo sviluppo del cervello, soprattutto quando si è piccoli. Tuttavia, questa abitudine si sta perdendo, favorendo l’uso della tastiera del computer.

Perdere la scrittura manuale, secondo gli psicologici, comporta una grave danno psicologico ed emotivo, poiché diminuisce l’espressione di sé attraverso l’atto della scrittura. Scrivere in corsivo, soprattutto, significa esprimere non solo il proprio IO, ma significa farlo in modo creativo. Ogni scritta in corsivo, infatti, comporta un proprio stile personale.

Indispensabilità della scrittura in corsivo per esprimere se stessi

Bambina intenta a scrivere (Canva – Inran.it)

Scrivere in corsivo è, secondo gli esperti, indispensabile, ancor più che scrivere manualmente in stampatello. Ogni persona ha il suo stile di scrittura, la sua calligrafia, e plagia lo stile in corsivo in base alla propria esperienza e alle proprie emozioni. C’è chi è più elementare, chi adotta una calligrafia arzigogolata, chi adotta uno stile barocco, pieno di ghirigori.

La scrittura corsiva è indispensabile sul piano grafo motorio e semantico del pensiero, nonché per la produzione delle sintassi. Scrivere manualmente è un processo simile a quello della lettura, ed è essenziale per lo sviluppo della funzione cognitivo motoria. La scrittura è un tratto, un’estensione del proprio carattere. Attraverso la scrittura ci si confronta, a scuola e a lavoro, ma anche in altri ambiti della quotidianità.

Prendere appunti su taccuino (Canva – Inran.it)

Inoltre, l’attività della scrittura è una sapienza tramandata da generazione in generazione, nel corso della storia. Una pratica che gli insegnanti insegnano agli alunni, e che questi poi la tramandano ai propri figli. Tuttavia, l’avvento della tecnologia ha cambiato la società e il modo di scrivere. Ormai, ben poche persone ricorrono all’utilizzo di carta e penna, preferendo le tastiere di telefoni e PC.

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La scrittura in forma stampata depriva di significati personali il vissuto di una persona e mette in forte squilibrio il processo della formazione di ogni singola persona. Insomma, l’eccessivo utilizzo di dispositivi tecnologici e virtuali spersonalizza, influenzando l’aspetto psico-emotivo, specialmente quello dei bambini più piccolo, che ancora hanno un mondo da scoprire e che ancora devono scoprire la propria identità.

Andrea Cerasi

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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Andrea Cerasi