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Alimenti e Nutrizione

C’è un cibo che proprio non sopporti? La scienza spiega perché accade, non ci crederai!

Pubblicato da
Francesca Bloise

Perché rifiutiamo un cibo dopo un’intossicazione alimentare: la spiegazione in uno studio che ci illustra il rapporto tra intestino e cervello

Ognuno di noi ha delle preferenze a tavola, dettate dal gusto personale ma anche da esperienze non positive che ci portano ad “odiare” un determinato alimento rispetto ad altri, invece, che si inseriscono nella lista dei preferiti.

Uno studio spiega perchè rifiutiamo alcuni cibi (Inran.it)

Ti sei mai chiesto perché avviene questo? Spesso a seguito di una intossicazione alimentare, anche a distanza di anni, non siamo più capaci di mangiare un determinato alimento, perché? Ci ha pensato un nuovo ed interessante studio a spiegarlo.

Cibo, malessere ed esclusione: un nuovo studio

Un particolare cibo che ci ha fatto stare male e lo escludiamo completamente dalla nostra dieta. Una repulsione più forte della voglia di voler riprovare, ma perché? Tutta “colpa” dell’amigdala, ovvero la parte del cervello dove si trovano i neuroni coinvolti nell’apprendimento delle emozioni, ed in particolare quelli legati alla paura.

A dirlo uno studio pubblicato su Nature e realizzato dai ricercatori dell’Università di Princeton che si sono concentrati nel comprendere come il cervello riesca a ricordare anche a distanza di molto tempo di una intossicazione alimentare, inducendoci ad evitare quel cibo che per noi è potenzialmente pericoloso.

Il ruolo dall’amigdala nella scelta dei cibi (Inran.it)

Per dare una risposta gli scienziati hanno realizzato diversi test sui topi somministrando loro una bevanda artificiale, al gusto d’uva, molto dolce, e subito dopo una sostanza che provoca sintomi come quelli di un’intossicazione. Dopo due giorni, i topi, messi davanti alla scelta se bere la bevanda o l’acqua hanno scelto la seconda opzione.

L’amigdala ed i segnali di pericolo

I topi dopo l’intossicazione hanno rifiutato la bevanda all’uva in quanto l’hanno associata al malessere che avevano subito. Merito dell’amigdala, attiva in tutte le fasi, come ha spiegato Christopher Zimmerman, primo autore dello studio.

L’esperto ha sottolineato che l’amigdala si è attivata quando i topi hanno assaggiato la prima volta la bevanda, quando sono stati male e anche quando sono stati messi davanti alla scelta, preferendo l’acqua.

L?amidgala ed i segnali di pericolo (Inran.it)

Per il nostro cervello l’amigdala funge da allarme che invia dei segnali al corpo per prepararlo ad affrontare le situazioni di pericolo. Una funzione che viene effettuata anche nei momenti dei pasti, per metterci in guardia nei confronti di nuovi sapori.

Cellule, segnali e malessere

Ma come i segnali del malessere si spostano dall’intestino al cervello nel corso dei pasti? Secondo gli studiosi alcune cellule rimangono sensibili anche per diverse ore dopo i pasti, soprattutto in presenza di nuovi sapori. Questo avviene per monitorare eventuali situazioni di malessere. Se ce ne fosse la necessità le cellule si attivano e mandano i segnali. Ecco spiegata la stretta connessione tra i sintomi fisici percepiti e le cause scatenanti re quindi in ultimo tra cibo e intossicazione.

Francesca Bloise

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Francesca Bloise