Conosciamo da vicino la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie: di cosa si tratta, chi colpisce e come si manifesta. Tutto quello che c’è da sapere
“Alice nel Paese delle Meraviglie” è uno dei romanzi diventati poi cartoon più iconici di sempre, amato dai piccoli ma non solo. Spesso si cita la protagonista di “Alice in Wonderland” per indicare qualcuno che guarda il mondo con gli occhi della meraviglia, quasi scanzonato e che non ne abbia una giusta percezione.
Ma avete mai sentito parlare di una patologia che porta questo nome? Esiste infatti la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie, è ancora poco conosciuta e a volte viene confusa con la psicosi. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e chi colpisce.
La Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie oggi non è molto conosciuta sebbene sia stata scoperta a metà del Novecento. Motivo, questo, che porta la patologia ad essere spesso confusa con la psicosi.
Della Sindrome ne ha parlato per la prima volta Caro Lippmann nel 1952, anche se John Todd nel 1955 ha approfondito la questione e studiato più da vicino il disturbo, e proprio per questo spesso la patologia viene chiamata sindrome di Todd.
Ma quali problematiche causa la Sindrome? Porta ad avere una visione distorta della realtà, distorcendo proporzioni, tempo e spazio. Quanti ne soffrono ne sono consapevoli e comprendono che si ha una percezione sbagliata che è solo momentanea. Una grande differenza, quindi con le malattie psicotiche nelle quali le allucinazioni vengono percepite come reali.
Chi soffre della Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie ha un difetto visivo che porta la persona a non vedere bene le parti del corpo ed i volti degli altri che appaiono più vicini o lontano, più grandi o piccoli rispetto alla realtà o spesso si ha difficoltà nel riconoscere i volti stessi delle persone.
I sintomi possono essere diversi ma in generale c’è da precisare che si tratta di un disturbo neurologico che si manifesta in particolare in giovane età, nei bambini con un’età media di 8 anni che di solito poi scompare nel corso dell’adolescenza anche se non è raro trovare dei casi anche negli adulti.
La diagnosi della malattia non sempre arriva con velocità e correttezza. Spesso, come dicevamo, viene confusa con la psicosi e dunque il trattamento che viene dato è sbagliato e quindi non efficace.
Sulla sindrome di Todd c’è ancora da studiare ed in particolare da comprendere qual è il motivo scatenante della malattia che viene generata da un’ipereccitazione patologica della corteccia cerebrale. Per via della difficoltà nella diagnosi molte persone si spaventano e non chiedono aiuto. Ad oggi, infatti, il trattamento prevede sedute di psicoterapia e a volte anche l’assunzione di farmaci antiepilettici e anticonvulsivanti.