Pensioni minime, variano gli importi a seguito della rivalutazione. Le cifre in tutta Italia, dove arrivano fino a 1000€.
Le pensioni minime stanno per essere ritoccate, e per alcune fasce questo comporterà una piccola boccata d’ossigeno in una situazione che non sempre si presenta al meglio. Dal 1 gennaio dunque, gli importi delle pensioni avranno un nuovo aggiornamento (come previsto dalla rivalutazione annuale) che servirà ad adeguare gli importi al costo della vita.
L’adeguamento viene stabilito ogni anno sulla base del tasso d’inflazione rilevato, ed è proprio questo dettaglio a essere fondamentale per le novità in vista nel 2026. Infatti l’incremento previsto è pari all’1,6%, una percentuale che potrebbe sembrare non particolarmente rilevante ma che in realtà impatterà significativamente per chi si torva in una fascia di reddito bassa. Ma vediamo tutto nei dettagli.
Ad oggi l’assegno minimo mensile si aggira intorno ai 603,40 euro, ovvero 7.800 euro annui. Con la rivalutazione ordinaria, l’importo varierà a circa 613 euro mensili, poco meno di 8.000 euro annui. Un aumento contenuto sì, ma che in assenza di altri redditi può fare la differenza.
Altro fattore rilevante da tenere in considerazione, riguarda chi ha compiuto i 70 anni di età ed è titolare di una pensione inferiore al minimo. Per loro ci sarà un’integrazione aggiuntiva chiamata “incremento al milione”, grazie a questo meccanismo l’importo della pensione può arrivare fino a 749,40 euro al mese (comprensivo dell’aumento straordinario e calcolandolo tenendo sempre conto del tasso di rivalutazione.
Questo tipo di aumento, inoltre, non riguarderà solo chi ha compiuto i 70 anni, ma anche chi ne ha 65 a patto che abbiano almeno 25 anni di contributi versati. Così, anche chi è andato in pensione prima potrà accedere all’importo maggiorato, ovviamente solo nel caso in cui si rientri nei paramenti previsti. Si aggiunge anche una rivalutazione straordinaria prevista dal governo, per chi percepisce assegni molto bassi. Nel 2025 era fissata al 2,2%, nel 2026 scenderà all’1,5%-. Ciò significa che, facendo un esempio, chi percepisce un assegno minimo di 613 euro potrà arrivare a prendere circa 622 euro mensili.
Poi c’è una realtà “a se”, quella che riguarda la provincia autonoma di Bolzano dove, grazie a un’iniziativa locale, le pensioni minime possono raggiungere anche i 1.000 euro al mese, se si rientra in determinate condizioni, che sono: avere almeno 65 anni, un ISEE al di sotto di 20.000 euro e la residenza continuativa nella provincia alla fine dell’anno precedente. Se si rispettano tutte le condizioni, sarà la Provincia stessa a coprire il costo aggiuntivo sempre tramite INPS che gestirà materialmente i pagamenti.
La pensione minima dunque, non è solo una cifra. E’ l’indicatore che rende chiaro in quale direzione va il Paese, in base al valore che si attribuisce a chi ha lavorato una vita e oggi si ritrova a vivere con poco o niente. In questi casi, anche il più piccolo aumento può fare una grande differenza, e restituire dignità a chi dopo una vita di sacrifici ne deve continuare a fare ancora anche solo per fare la spesa o pagare le bollette.