Dopo decenni in cui sembrava un ricordo lontano, una parola che apparteneva ai libri di storia, la lebbra, è tornata improvvisamente.
Quando senti la parola “lebbra” ti si blocca qualcosa dentro, viene automatico. Non perché sappiamo davvero di cosa si tratti oggi, ma perché leggevamo questa parola sui libri di scuola e veniva accostata sempre a tragedie e morti.
E infatti, appena è uscita la notizia, l’effetto è stato quello: allarme, titoli, domande.
Negli ultimi giorni sono stati segnalati alcuni casi di lebbra in Europa, in particolare in Romania e in Croazia. Non succedeva da tantissimo tempo, più di quarant’anni in alcuni Paesi. Ed è proprio questo che ha colpito tutti: non tanto i numeri, quanto il fatto che una malattia che pensavamo sparita torni improvvisamente a essere nominata.
In Romania il primo caso riguarda una donna di origine asiatica che lavorava in un centro benessere a Cluj-Napoca. Sono partiti i controlli e altre tre persone sono risultate positive, mentre alcuni casi sospetti al momento sono sotto osservazione.
Il centro benessere è stato chiuso temporaneamente, sanificato, e le autorità hanno iniziato a ricostruire i contatti stretti, tutte misure precauzionali. Il Ministero della Salute rumeno lo ha detto chiaramente fin da subito: la situazione è sotto controllo, non c’è alcuna diffusione su larga scala, non c’è un’emergenza sanitaria in atto.
Ora bisogna fare un po’ di chiarezza, perché la lebbra di oggi non è quella che immaginiamo. Non è altamente contagiosa, non si prende “passando accanto” a qualcuno, la trasmissione avviene solo dopo contatti ravvicinati e prolungati, e soprattutto quando la persona non è ancora in cura. Appena inizia la terapia antibiotica, il rischio di contagio si abbassa drasticamente.
In Europa infatti i casi che emergono sono quasi sempre isolati. Spesso riguardano persone che provengono da zone del mondo dove la malattia è ancora presente. Non circola liberamente, non si diffonde come un’influenza o come abbiamo visto succedere con il Covid.
Anche in Croazia, per esempio, è stato segnalato un solo caso. Un lavoratore di origine nepalese, residente nel Paese da un paio d’anni. È stato curato subito, e chi aveva avuto contatti stretti con lui è stato inserito in un percorso di prevenzione.
La lebbra oggi è curabile. Se viene diagnosticata in tempo, le terapie funzionano e permettono di evitare complicazioni La lebbra spesso non dà segnali immediati e proprio questo può rendere difficile accorgersene subito. I primi sintomi, quando compaiono, possono essere macchie sulla pelle più chiare o più scure del normale, che non fanno male e hanno poca o nessuna sensibilità al tatto.
Con il tempo può comparire una perdita di sensibilità a caldo, freddo o dolore, soprattutto su mani, piedi e viso. In alcuni casi si avverte debolezza muscolare o formicolii persistenti. Sono segnali lenti, graduali, che non arrivano all’improvviso, ed è proprio per questo che la diagnosi precoce fa davvero la differenza.