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Il sale fa male? Spunta una ricerca che non lascia dubbi

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Redazione Inran

Uno studio ha fatto un’importante scoperta: il sale agisce sui neuroni del cervello umano, ecco i dettagli della ricerca. 

granelli di sale ( da pixabay)

Il sale è un prodotto utilizzato da tutti nelle cucine, che sia per ricette salate o dolci è un ingrediente che non deve mai mancare. Molti non sanno che esso si collega anche al cervello del genere umano.

Uno studio molto originale ha affermato che il sale influenza l’attività dei neuroni e il flusso sanguigno nel cervello, dunque l’attività cerebrale delle persone. Entriamo nel dettaglio della ricerca.

La ricerca è stata portata avanti da un team interdisciplinare di scienziati che ha sviluppato un nuovo progetto che unisce tecniche chirurgiche e neuroimaging all’avanguardia.

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Sale: cosa afferma lo studio

Sale (Pixabay)

La ricerca ha analizzato come il flusso sanguigno all’ipotalamo abbia reagito una volta che il soggetto ha assunto una certa quantità di sale. Secondo quanto riporta lo studio, il corpo umano deve necessariamente controllare i livelli di sodio seguendo uno schema ben preciso. Infatti, quando le persone ingeriscono alimenti più salati, il cervello è il primo a percepirlo e di conseguenza mette in moto una serie di attività che compensano i livelli di sodio, così da abbassarli. 

Il corpo attiva i neuroni che rilasciano la vasopressina, un ormone antidiuretico che ha un compito fondamentale: mantenere la giusta concentrazione di sale. Quando le persone ingeriscono questo alimento, i livelli di sodio restano alti per un lungo periodo di tempo.  Ciò può scaturire il fenomeno dell’ipertensione e secondo quanto riporta la ricerca, essa dipende dalla quantità di sale nel corpo per un 50/60 %.

Le persone che sono solite ingerire molto sale saranno quei soggetti che presenteranno uniperattivazione dei neuroni della vasopressina, vale a dire un meccanismo che può recare ad un’alta ipossia, con conseguenti danni ai tessuti nel cervello.

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La ricerca, in conclusione, si pone l’obiettivo di utilizzare lo studio per analizzare e studiare altre parti e malattie del cervello tra queste la depressione, obesità e condizioni neurodegenerative.

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