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Categorie: Salute e Benessere

I compositori del passato avevano un segreto che è stato svelato dalle neuroscienze

Pubblicato da
Salvatore Lavino

Grazie alle neuroscienze abbiamo compreso alcuni aspetti che solo la composizione e l’ascolto della musica hanno reso possibili. Fino a giungere a risultati straordinari.

Le neuroscienze ci hanno reso la vita migliore. Gli studi sul sistema nervoso hanno fatto si che gli scienziati capissero il funzionamento di molti processi che si svolgono dentro di noi ogni giorno. E questi progressi hanno fatto si che alcuni aspetti legati a celebri personalità della musica in passato trovassero una risposta.

Una donna che osserva il modello di un cervello (Canva – inran.it)

Come faceva Beethoven a comporre la sua inarrivabile musica nonostante forse sordo? E come facevano George Gershwin e Maurice Ravel, cento anni fa, nonostante i loro inesorabili tumori al cervello che li condussero entrambi alla morte nel 1937? La medicina e la scienza applicata in ambito medico non erano certo come quelle di oggi.

E con tutta probabilità le neuroscienze ed i dottori di oggi avrebbero potuto mitigare queste tremende condizioni, garantendo un mitigare delle limitazioni di udito e consentendo una prospettiva di vita più lunga, nonostante la malattia.

Tra l’altro ai giorni d’oggi è stato acclarato quello che è il profondo e proficuo rapporto che connette la musica al cervello. Il sottoporre alcuni soggetti – e la cosa vale sia per gli uomini che per gli animali – a certi brani che appartengono a specifici generi musicali come la musica classica comporta un effetto calmante, in grado sia di ridurre lo stress che di aumentare la concentrazione ed i processi metabolici.

Le neuroscienze spiegano perché è utile far suonare uno strumento ad un paziente durante una operazione chirurgica

In particolare è stato notato un effetto curioso quanto profondo con individui che erano esperti compositori musicali. Il loro ascolto di brani già noti attivava solo specifiche aree del cervello. Ma l’aggiunta a quel brano che già avevano ascoltato di un ulteriore strumento musicale o di qualche tipo di variazione faceva si che la concentrazione aumentasse.

Ragazza sottoposta a stimolazioni cerebrali (Canva – inran.it)

Modifiche di questo tipo portano il cervello a sforzarsi e ad attivarsi di più, nel tentativo di cercare di dare una interpretazione alle stesse.

E questa tecnica ed altre simili hanno consentito di riuscire a migliorare anche alcuni modus operandi in ambito chirurgico. Ne è un esempio celebre il fatto di chiedere ad un paziente, nel bel mezzo di un intervengo chirurgico al cervello, di suonare uno strumento musicale.

Musica e benessere del cervello viaggiano a braccetto

Ci sono dei precedenti recenti che hanno visto, proprio in Italia, dei pazienti suonare un violino, una pianola od un sassofono proprio mentre erano sotto ai ferri con i chirurghi impegnati a rimuovere loro dei tumori cerebrali. I cui sintomi si manifestano in maniera alquanto riconoscibile.

Una paziente affetta da tumore al cervello suona il violino nel corso di una operazione (Ansa Foto – inran.it)

Questa cosa consente infatti ad alcune specifiche aree del cervello di attivarsi e di potere così essere mappate dai dottori, che hanno in questo modo più possibilità di evitarle.

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Ed in generale la musica contribuisce a rilasciare maggiori quantitativi di endorfina e di dopamina, che sono gli ormoni della felicità e del benessere. L’ascolto della stessa poi comporta dei miglioramenti anche per quanto riguarda il mitigare alcune malattie importanti come l’epilessia e non solo. Ed anche la pressione del sangue, un corretto battito del cuore ed una più accresciuta concentrazione.

Salvatore Lavino

Classe 1985, giornalista pubblicista con una più che decennale esperienza nel settore e con migliaia di articoli prodotti in merito ai temi più disparati. Attualmente impegnato con diverse collaborazioni che trattano di vari argomenti, tra ecologia, cucina, sport, attualità, benessere e molto altro.