Acidi urici: quando e perché fare le analisi del sangue

Gli acidi urici sono degli elementi prodotti dalla degradazione naturale delle cellule presenti nell’organismo. Sotto forma chimica, l’acido urico si presenta come un composto solido bianco e cristallino, senza odore e sapore, e – soprattutto – con la caratteristica di essere difficilmente solubile nell’acqua (1/15.000): una peculiarità che spiega molto bene per quali motivi l’acido urico possa depositarsi nei tessuti dell’organismo.

La maggior parte degli acidi urici vengono filtrati dai reni ed espulsi nelle urine e nelle feci. Tuttavia, se i reni non sono in grado di rimuoverli o il corpo, per qualsiasi motivo, deve affrontarne una sovraproduzione, i livelli di acido urico nel sangue aumentano, con una serie di conseguenze che andremo tra breve a riassumere.

Gotta.

Per quanto concerne gli effetti di una eccessiva produzione di acido urico, non possiamo non ricordare come elevati livelli possano determinare la formazione di cristalli solidi all’interno delle articolazioni, una condizione piuttosto dolorosa chiamata “gotta“.

Le analisi del sangue per la malaria
credit: stock.adobe.com

Il mancato trattamento efficace della gotta, può determinare una condizione per la quale i cristalli di acido urico possono continuare ad accumularsi nelle articolazioni e nei tessuti circostanti, formando depositi dall’aspetto grumoso denominati “tofi“.

Inoltre, una produzione elevata di acidi urici può provocare calcoli o un’insufficienza renale.

Come risulta piuttosto comprensibile, le condizioni di cui sopra non sono necessariamente pericolose per l’organismo. Tuttavia, quando si trascura la sovrapproduzione di acido urico, il rischio concreto è che si possa mettere seriamente a repentaglio la salute generale del paziente.

Insomma, si tratta di condizioni che, se non controllate, possono spesso provocare danni a volte non più risolvibili se non in maniera piuttosto radicale.

Ed ecco perché è sempre importante mantenere la propria salute sotto controllo attraverso esami specifici e visite mediche regolari, anche al fine di individuare la presenza di eccessivi livelli di acido urico.

Perché fare un test.

Un esame del sangue per il controllo degli acidi urici viene richiesto per:

  • diagnosticare la gotta
  • verificare se si tratta della causa dei calcoli renali
  • analizzare il corretto funzionamento di un medicinale
  • tenere sotto controllo i livelli per i soggetti sottoposti a chemioterapia e/o radioterapia (questi trattamenti piuttosto invasivi combattono infatti le cellule del cancro, e possono di contro determinare perdite di acidi urici nel sangue)

Valori alti nelle analisi del sangue.

In una persona sana, l’eliminazione di acidi urici avviene quotidianamente nella misura di circa 340-500 mg attraverso l’urina. Circa 200 mg vengono versati nella bile nel giro di 24 ore ed una minima quantità viene invece eliminata con il sudore.

Colesterolo cattivo nel sangue
credit: stock.adobe.com

Tuttavia, i valori alti nascono nel momento in cui l’organismo non riesce ad eliminare del tutto gli acidi urici.

Se infatti la sua presenza nel sangue supera i 70 mg/dl, la condizione di cui sopra può divenire patologica, assumendo la denominazione di iperuricemia.

Considerato che – come sopra abbiamo avuto modo di riassumere – le sostanze contenute nell’acido urico (gli urati) si sciolgono assai difficilmente, il sangue se ne libera mediante deposito in alcuni tessuti, sotto forma di minuscoli “aghi” detti UMS (cristalli di urato monosodico).

Un alto valore di acidi urici possono essere causati da:

  • malattie renali
  • maggiore ripartizione delle cellulare del corpo che si verifica con alcuni tipi di cancro (leucemia, linfoma, mieloma multiplo) o con le cure a essi correlati
  • dipendenza da alcol, malattie del fegato come la cirrosi, obesità, psoriasi, ipotiroidismo
  • fame, malnutrizione, avvelenamento da piombo
  • rare malattie genetiche
  • farmaci come diuretici, aspirina, niacina, ciclosporina
  • assunzione di alimenti molto ricchi di purine (carne organica: fegato e cervello), carni rosse, selvaggina, frutti di mare e birra.

Dieta e acido urico.

Ma una dieta sana ed equilibrata può bastare per prevenire l’aumento degli acidi urici? Certamente non del tutto, ma aiuta, e non poco.

Non a caso i medici consigliano non solamente di effettuare le analisi del sangue in maniera regolare per poter tenere sotto controllo l’andamento degli acidi. 

In caso di valori sballati, comprenderne le cause per riprenderne il corretto andamento, quanto anche cercare di seguire un regime alimentare sano, corretto ed equilibrato, che vi garantirà un contenimento di tale dato.

valori alti degli acidi urici
credit: stock.adobe.com

Proprio al fine di creare una maggiore consapevolezza circa la possibilità di seguire una dieta che possa permettervi di prevenire la formazione di eccessivi livelli di acido urico, di seguito abbiamo voluto riassumere una bozza di regime alimentare che – naturalmente – vi consigliamo di condividere con il vostro medico (evitate pertanto di approcciare a cambiamenti alimentari fai-da-te, poiché potrebbero essere particolarmente nocive e portarvi a un risultato diametralmente opposto a quello al quale volete ambire!).

Un nuovo regime alimentare.

Detto ciò, per colazione potrebbe essere utile ricorrere a frutta di stagione o, nel caso di preferenza, uno yogurt magro, con biscotti con poco zucchero e infuso di erbe non dolcificato. Cercate di contenere la combinazione tra zuccheri e amido (favorisce la fermentazione e dunque l’acidificazione) e evitate pertanto pane e miele, o pane e marmellata.

A pranzo, potete preferire un buon primo piatto con contorno di verdure crude, evitando frutta e dolci. Da evitare, o contenere al minimo, l’utilizzo di aceto o limone sull’insalata, poiché favorisce la già rammentata fermentazione. Infine, a cena potete compensare il pranzo preferendo un secondo come il pollo, il formaggio di capra o di pecora, uova, yogurt o pesce. Accompagnate poi il secondo con della verdura (cruda) ed eliminate il ricorso a frutta o dessert.

Chiarito ciò, non possiamo che concludere consigliandovi ancora una volta di parlarne con il vostro medico. Una buona consulenza è il primo passo per poter arrivare ai risultati desiderati!

Fonti e bibliografia

  • Manuale di nefrologia. Giacomo Garibotto,Roberto Pontremoli; Ed. Minerva Medica; 2017
  • Vander’s Renal Physiology. Ninth Edition. C. Eaton Douglas, J. P. Pooler; Ed. McGraw-Hill Education; 2018
  • Comprehensive Clinical Nephrology. Sixth Edition. John Feehally, Jurgen Floege, Marcello Tonelli, Richard J. Johnson; Elsevier – Health Sciences Division; 2018
Impostazioni privacy