Morbo di Hodgkin: sintomi e fattori di rischio

Proprio perché il tessuto linfatico si può ritrovare in diverse parti del corpo, anche il morbo di Hodgkin può manifestarsi praticamente dappertutto. Nella maggior parte dei casi, però, si presenta con un linfonodo appena al di sopra del diaframma, mentre in altre occasioni si manifesta con un insieme di linfonodi. Si tratta di una patologia che presenta delle buone probabilità di sopravvivenza, visto che si parla dell’85% dei casi, anche se comunque ci sono alcuni fattori che condizionano questo dato. In primis, l’età può avere un effetto limitativo per quanto riguarda i risultati delle cure oppure anche la presenza di altre malattie e infezioni può abbassare la percentuale di sopravvivenza.

Quali sono le possibili cause

Il morbo di Hodgkin si caratterizza per svilupparsi nel momento in cui insorge un problema a livello di un linfocita (che, di solito, corrisponde al linfocita T). La cellula colpita dall’anomalia è stata chiamata cellula di Reed-Sternberg. Quest’ultima permette la riproduzione di un numero sempre maggiore di cellule anomale che non muoiono dopo un certo lasso di tempo, come al contrario avviene con quelle sane. Queste cellule con delle anomalie non sono in grado di difendere l’organismo e tendono ad accumularsi formando il vero e proprio tumore.

Quali sono i fattori di rischio

Ci sono diversi fattori di rischio che sicuramente portano ad una maggiore probabilità di contrarre il morbo di Hodgkin. Si tratta del virus HIV o del virus EBV, anche se il linfoma non è per nulla contagioso. Un altro fattore di rischio è rappresentato da una perdita di forza del sistema immunitario, magari per via di un fattore ereditario o dopo l’impiego di farmaci in seguito ad un trapianto. Anche l’età è un possibile fattore di rischio: questo morbo tende ad insorgere con maggiore frequenza nei giovani tra i 15 e i 35 anni e negli adulti dai 55 anni in avanti. Anche il fattore genetico è importante. Nel caso in cui in famiglia ci siano stati altri casi di morbo di Hodgkin, allora ci sono più rischi di ammalarsi.

Quali sono i sintomi

Il morbo di Hodgkin può portare all’insorgere di vari sintomi, tra cui troviamo la febbre che non accenna ad abbassarsi, prurito alla pelle, un incremento della sensibilità rispetto all’alcol, oppure delle fitte ai linfonodi dopo aver consumato bevande alcoliche. Inoltre si forma una sorta di gonfiore provocato dai linfonodi del collo, piuttosto che dell’inguine o delle ascelle. Non bisogna dimenticare una perdita di peso che non ha altre cause particolari, una sudorazione durante la notte molto intensa, tosse e problemi all’apparato respiratorio e un senso di stanchezza e di debolezza che non accennano a passare.

Come si arriva ad una diagnosi

Come si arriva ad una diagnosi
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Nel caso in cui ci siano gran parte dei sintomi che abbiamo elencato, con il gonfiore ai linfonodi bene in evidenza, allora il medico dovrà prima di tutto capire la storia clinica del soggetto e poi quella dell’intera famiglia, in modo tale da avere un quadro più chiaro della situazione. Poi si dovranno effettuare diversi esami: il medico curante comincerà con una normale visita di controllo, in cui andrà a controllare la presenza di linfonodi gonfi sul collo, al di sotto delle ascelle, sull’inguine, sulla milza e sul fegato. Il secondo passo è quello di effettuare degli esami del sangue completi. Un altro esame consigliato è una radiografia toracica che possono permettere di individuare con maggiore facilità il gonfiore dei linfonodi. La biopsia, però, è l’esame più sicuro per poter arrivare ad una diagnosi corretta circa il morbo di Hodgkin. Il medico potrà decidere se asportare solamente un linfonodo intero oppure solamente una porzione. Nella maggior parte dei casi, però, c’è l’esigenza di asportare l’intero linfonodo e poi il medico si servirà di un microscopio per andare alla ricerca di eventuali cellule tumorali.

Qual è la terapia

Una volta che il medico ha diagnosticato il morbo di Hodgkin, comincerà subito a suggerire una terapia adeguata alle caratteristiche del soggetto che è stato colpito. Ci sono diversi specialisti che possono stilare una terapia adeguata e sono l’oncologo, il radiologo e l’ematologo. Optare per un trattamento piuttosto che un altro dipende dalla tipologia di morbo di Hodgkin, dalla zona in cui è collocato, dalle dimensioni del tumore, dall’età del paziente, dalla perdita di peso che ha subito e dalla presenza di febbre o sudorazione notturna. Spesso la cura avviene con la chemioterapia o con la radioterapia. Nel caso in cui il soggetto soffra di morbo di Hodgkin ricorrente, dovrà affrontare un tipo di chemioterapia molto più intensa e poi passerà al trapianto delle cellule staminali.

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