Calciparina: perché si usa, precauzioni ed effetti indesiderati

La calciparina non deve mai essere prescritta a tutti coloro che soffrono di una grave forma di trombocitopenia, così come a tutti quei pazienti che presentano un’ipersensibilità nei confronti del principio attivo o ad uno degli eccipienti che sono presenti all’interno del farmaco. Inoltre l’assunzione di calciparina è assolutamente sconsigliata a tutti coloro che non possono essere oggetto di test particolari, come ad esempio il tempo di tromboplastina parziale attivato (denominato APTT), oppure il tempo di coagulazione del sangue.

Chi soffre di problemi cerebrovascolari emorragici non deve assumerla, così come tutti quei pazienti che presentano una condizione emorragica non controllata, visto che nel caso in cui sia strettamente collegata con una coagulazione intravasale disseminata, l’impiego di eparina deve essere stabilito tassativamente dal personale medico competente e nell’ambito del singolo quadro clinico.

Anche quando il paziente soffre di lesioni organiche in cui il pericolo di sanguinamento è particolarmente alto, l’impiego di calciparina passa attraverso una decisione che prende in considerazione il quadro clinico concreto, tenendo conto di vantaggi e svantaggi. Anche tutti coloro che stanno attraversando un periodo di trattamento terapeutico delle antivitamine K dovrebbero evitare di usare la calciparina.

Precauzioni per l’uso

Le terapie a base di calciparina dei soggetti di una certa età, oppure di persona che hanno sofferto per diversi anni di insufficienza renale o epatica o reazioni allergiche, devono avvenire con grande cautela e prudenza. I pazienti a cui viene somministrato eparina sodica e calcica possono soffrire di emorragie: tra i vari sintomi collegati ad un evento emorragico troviamo sicuramente un abbassamento senza motivi particolari dell’ematocrito, così come una riduzione notevole della pressione arteriosa.

Modalità d’uso

Per quanto riguarda l’assunzione, questa deve avvenire solamente tramite via endovenosa, mai intramuscolo, sempre seguendo quanto prescritto dal medico. Il dosaggio dell’eparina calcica o sodica in un trattamento anticoagulante deve essere valutato in relazione ai risultati dei test di coagulazione.

Sovradosaggio

Un sovradosaggio in maniera fortuita di eparina può provocare degli effetti collaterali emorragici piuttosto importanti. Ad esempio, il pericolo che si possano verificare dei sanguinamenti è collegato al grado di ipocoagubilità e a quanto è integro l’apparato vascolare del soggetto. Nel momento in cui si è somministrato un dosaggio eccessivo di calciparina, l’unica soluzione è un’iniezione tramite endovena di solfato di protramina. I tutti quei casi in cui si è verificato un accidentale sovradosaggio di eparina, ad ogni modo, bisogna sempre avvertire immediatamente il medico.

Interazioni

Esistono dei collegamenti con dei farmaci che potrebbero portare ad un incremento nel pericolo di emorragia. Ad esempio con gli anticoagulanti orali, l’eparina sodica oppure calcica con un dosaggio adeguato per tale trattamento è in grado di prolungare, seppur in modo leggero, il tempo di protrombina. Nell’uso in associazione con gli antiaggreganti piastrinici e, nello specifico, con medciinali come i salicilati, il dipiridamolo e l’acido acetilsalicilico o con farmaci che in ogni caso vadano a condizionare l’aggregazione delle piastrine, c’è la possibilità di provocare dei sanguinamenti. Per questo motivo tale farmaci devono essere sempre impiegati con molta cautela, in particolar modo in tutti quei pazienti che sono in terapia con eparina sodica o calcica, in modo particolare quando vengono trattati con delle dosi anticoagulanti. Con i farmaci trombolitici c’è la possibilità che venga incrementato il pericolo di sanguinamento. In associazione con i FANS c’è la possibilità che il pericolo di emorragie aumenti, esattamente come avviene con il destrano 40, che si può iniettare.

Precauzioni speciali

Bisogna fare una grande attenzione anche nell’impiego di calciparina insieme ad altri trattamenti, come ad esempio nelle cure con le penicilline, nicotina, tetracicline e antistaminici, che sono in grado di abbassare, quanto meno in modo parziale, l’efficacia anticoagulante dell’eparina.

Gravidanza

Prima di assumere ogni tipo di farmaco in gravidanza, è fondamentale ascoltare sempre il parere del medico. Nelle donne in gravidanza, la calciparina deve essere impiegata sempre con tanta attenzione, in modo particolare nel momento in cui viene somministrata negli ultimi tre mesi di gravidanza, così come nei giorni che seguono immediatamente il parto, in modo particolare perché vi è un pericolo di emorragia utero-placentare. La calciparina non viene mai versata per mezzo di escrezione all’interno del latte materno.

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