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Salute e Benessere

Mangiare di notte potrebbe aumentare il rischio di diabete

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Redazione Inran

Magari vi sarà capitato di essere affamati e di mangiare qualcosa durante la notte, è però giusto che sappiate che questo comportamento potrebbe in qualche modo aumentare il rischio di diabete. 

Mangiare di notte (Instagram)

A causa del lavoro avete degli orari scombussolati e quindi molto spesso vi capita di mangiare di notte? Oppure queste feste vi stanno mettendo a dura prova, tanto da non riuscire più a distinguere il giorno dalla notte?

Qualunque sia la ragione, mangiare durante le ore notturne è fortemente sconsigliato. Il fatto di dormire bene, e di conseguenza il digiuno notturno, è infatti un sistema di protezione che il nostro corpo adotta per aiutarci a stare meglio.

È dunque bene ascoltarlo. Lo sostengono anche gli esperti. Questi ultimi, attraverso i loro studi, hanno dimostrato che a lungo andare questo atteggiamento potrebbe favorire la comparsa del diabete.

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Rischio diabete: mangiare durante la notte fa male

Una ragazza cerca qualcosa da mangiare (curiosandosimpara.com)

Mangiare la notte è un comportamento sbagliato che potrebbe alterare il metabolismo. Lo testimonia uno studio apparso su Science Advances. Sono stati analizzati due gruppi di giovani, del tutto sani e abituati a lavorare durante le ore notturne, che per due settimane hanno avuto un apporto calorico sovrapponibile suddiviso in due pasti.

Solo all’interno di un gruppo i ragazzi hanno consumato gli alimenti seguendo ritmi regolari, mentre nell’altro la stessa quantità di cibo è stata consumata durante le ore notturne. Analizzando i risultati, si è osservato un aumento consistente dei livelli di glicemia solo nei soggetti che hanno consumato i pasti durante la notte.

Anche un team di ricerca dell’Università Autonoma Nazionale del Messico è giunto a conclusioni analoghe. Nello specifico, questi studiosi hanno fatto un esperimento sui topi: hanno analizzato le alterazioni dei livelli di trigliceridi (i grassi) contenuti nel sangue in base all’orario dei “pasti”. Dai test è infine emerso che i topi nutriti nelle ore di riposo presentavano picchi di trigliceridi rispetto a quelli alimentati nelle ore di attività.

Essendo i trigliceridi associati a importanti malattie cardiovascolari come l’ictus e l’infarto, e al rischio di diabete, lo studio messicano ha testimoniato come ci sia un momento adatto per ogni cosa. Per consumare i pasti, bisogna dunque prediligere le ore diurne, altrimenti rischiamo di mandare in tilt il nostro organismo che lavora seguendo ritmi ben precisi.

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Meglio dunque rimanere a digiuno la notte e cominciare la giornata con un’abbondante colazione il giorno dopo. La colazione è infatti il pasto più importante della giornata ed è essenziale per rompere il digiuno notturno e regolare il senso di “fame” durante l’intera giornata. (Serena Ponso)

Redazione Inran