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Lavorare a Pasqua, come funziona la retribuzione: le differenze

Pubblicato da
Salvatore Lavino

In alcune situazioni è richiesto lavorare a Pasqua. Ed in questi casi scattano delle differenze che riguardano il proprio lavoro di riferimento.

Una impiegata lavora al computer (Pixabay)

Lavorare a Pasqua, un “privilegio” che ad alcuni spetta. Tocca lavorare anche in quello che è uno dei giorni più amati dell’anno e che rappresenta una delle festività più importanti ed attese. C’è di buono che, il più delle volte, lavorare a Pasqua comporta una gratifica extra più che meritata.

E sia che ci si metta d’impegno nello svolgere la propria professione, sia che si resti a riposare a casa, lavorare a Pasqua dovrebbe portare sempre e comunque ad una maggiorazione.

Nel caso di giorno di ferie potrebbe avere luogo o un pagamento ulteriore o un semplice giorno di riposo. Tutte cose riportate all’interno del Contratto Nazionale di Lavoro al quale si deve fare riferimento.

Lavorare a Pasqua, retribuzione a seconda dei casi

Un operaio al lavoro (Pixabay)

A seconda della professione presa in disamina scattano anche delle differenze su come interpretare il lavorare a Pasqua. Su questo incide infatti anche la modalità in base a cui viene compiuto il calcolo dello stipendio, ovvero a giorni oppure ad ore.

Se una festività coincide con la domenica ma una persona deve comunque lavorare, quel giorno deve risultare pagato in qualità di giornata lavorativa. La festività domenicale differisce da quella infrasettimanale, dove il lavoratore può usufruire di un giorno di riposo. Di domenica normalmente pure si resta a riposo, e se una festività coincide proprio con la domenica, essa non viene goduta da chi lavora.

Per la Pasqua però la giornata è retribuita soltanto per gli operai e non per gli impiegati. Chi ha uno stipendio fisso ha la facoltà di decidere se riposare (da retribuiti) o lavorare il Lunedì dell’Angelo (quest’anno cade il 18 aprile, n.d.r.) e nella Festa della Liberazione (lunedì 25 aprile). La Pasqua viene però pagata solo se in quel giorno si lavora, esclusi i casi ai quali fa riferimento il proprio Contratto Nazionale di Lavoro.

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Ci sono delle differenze a seconda del proprio lavoro

Ciò avviene perché la Pasqua è già inclusa nello stipendio. Se si lavora tocca una maggiorazione come nei consueti casi di lavoro festivo. Se invece non si lavora ecco che matura il diritto a richiedere un giorno di permesso in più nel corso dell’anno. E tutto questo ha validità per i dipendenti con emolumenti fissi.

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Per chi viene pagato ad ore, Pasqua va riconosciuta come se fosse un normale giorno lavorativo onorato per intero. A queste categorie (operai e non solo) spetta un sesto di quanto normalmente percepito nel corso della settimana.

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E per finire, per i cosiddetti dipendenti con settimana corta, una sentenza del 1993 emessa dalla Corte di Cassazione ha decretato che Pasqua va loro pagata con retribuzione lorda riconoscendo un pagamento di un quinto del loro stipendio settimanale.

Salvatore Lavino

Classe 1985, giornalista pubblicista con una più che decennale esperienza nel settore e con migliaia di articoli prodotti in merito ai temi più disparati. Attualmente impegnato con diverse collaborazioni che trattano di vari argomenti, tra ecologia, cucina, sport, attualità, benessere e molto altro.

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