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Salute e Benessere

Camminare e svolgere un secondo compito: ecco che cosa succede al cervello

Pubblicato da
Nadia Fusetti

Che cosa succede al cervello se si svolge l’azione di camminare e si aggiunge un secondo compito nel frattempo? Ecco cosa dice la ricerca.

Camminare (Pexels)

Avete mai provato a fare un’azione, anche molto semplice, e poi ripeterla mentre camminate? Questo è esattamente l’esperimento che hanno recentemente provato a fare un gruppo di persone seguendo le istruzioni di alcuni studiosi. L’obiettivo era studiare il comportamento e le funzioni del cervello, naturalmente.

Si tratta, quindi, di camminare e poi di svolgere anche un’altra azione, semplice, per nulla complicata. Ma fare le due cose insieme che cosa comporta per il cervello? L’esperimento, all’inizio considerato molto semplice e banale, ha svelato, invece, dei dettagli molto interessanti. In questo modo si potrebbero anche capire in anticipo alcuni problemi di salute legati al deterioramento cognitivo.

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Vediamo qui di seguito, allora, in che cosa consiste questa indagine, i risultati e che cosa vorrebbe dire per il futuro della medicina e della prevenzione di alcune malattie.

Camminare mentre si svolge un secondo compito: che cosa comporta per il cervello

Camminare (Foto di Tobi da Pexels)

I ricercatori hanno preso in considerazione 26 ragazzi sani e li hanno messi alla prova studiando le loro funzioni cerebrali. Prima questo è stato fatto facendo svolgere loro delle azioni da seduti. Dovevano semplicemente premere un pulsante ogni volta che l’immagine davanti a loro cambiava. Avevano un’età compresa tra 18 e 30 anni. Poi gli studiosi hanno chiesto loro di fare la stessa identica cosa, ma mentre camminavano su un tapis roulant.

Sono stati raccolti tutti i dati della prestazione da seduti e poi questi sono stati considerati come base da cui partire per osservare il comportamento mentre aggiungevano anche una passeggiata. Ebbene, alcuni di questi ragazzi sono andati meglio camminando, mentre altri sono peggiorati. In particolare, coloro che sono migliorati hanno avuto un cambiamento nella sezione frontale del cervello, cosa totalmente assente negli altri.

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Dunque, in conclusione, anche se osservandoli questi ragazzi non avevano differenze significative nel comportamento, di fatto, gli strumenti hanno potuto rilevare un comportamento diverso del loro cervello. Secondo i ricercatori questi elementi sono molto importanti per determinare possibili marker nel declino cognitivo e si può fare soprattutto negli anziani, maggiormente a rischio di demenza.

Nadia Fusetti

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Nadia Fusetti