Dove finiscono i ricordi che abbiamo quando eravamo bambini piccoli?

Amnesia infantile, un mistero ancora da scoprire, ecco dove finisco i ricordi che abbiamo da bambini, nei primi anni di vita.

Pennetta USB per il cervello (Canva – Inran.it)

Un meccanismo preciso dello sviluppo del cervello spiega il perché, la maggior parte dei nostri ricordi sotto 3/5 anni di vita, sono completamente offuscati. Alcune volte ricordiamo frammenti di immagini o sensazioni, ma nessuno ha, invece, ricordi sotto i 3 anni di età: gli psicologi la chiamano amnesia infantile. I bambini molto piccoli, di poco più di tre anni, sono in grado di ricordare eventi accaduti addirittura settimane o mesi prima.

Crescendo però, questi ricordi spariscono. L’età in cui si inizia a dimenticare avviene tra i 6 e gli 8 anni. Se attorno i cinque anni e mezzo la maggior parte dei bambini ricorda circa l’80% delle cose avvenute a tre anni, passando ai sette anni e mezzo, ne ricordano meno della metà. Si tratta quindi di una dimenticanza che avviene in un lasso di tempo molto rapido. Secondo studi recenti, questo tipo di amnesia è dovuto alla modalità in cui si sviluppa il cervello durante l’infanzia.

Sviluppo del cervello infantile: che fine fanno i ricordi da bambini

sviluppo cervello ricordi infanzia
Bambina piccola con vestito da ballerina (Canva – Inran.it)

Dal momento che all’età di 7/8 anni, la rete neurale nel cervello inizia una fase di ristrutturazione, i ricordi sviluppati prima di quell’età scompaiono per fare posto ad altri ricordi. A dar valore a questa tesi viene in aiuto uno studio effettuato su dei topi da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto. Alcuni topi cuccioli e adulti sono stati messi in una gabbia metallica, diversa da quella in plastica in cui vivevano di solito, e sottoposti a una leggera scossa elettrica.

Mentre i topi cuccioli dopo un giorno dimenticavano la scossa e si mostravano rilassati se posti all’interno della cuccia di metallo, i topi adulti si mostravano nervosi e agitati. I ricercatori hanno successivamente introdotto una variante all’esperimento. Inserendo all’interno delle normali gabbie dei topi adulti una ruota, oppure, dando dei farmaci antidepressivi, il comportamento dei topi ha iniziato a essere simile a quello dei topi cuccioli.

Infatti, anche i topi adulti, dopo poco, hanno dimenticato la scossa. Questo fenomeno avviene perché apprendere nuovi compiti comporta uno sviluppo di cellule nervose nuove (neurogenesi) molto simile a quello che avviene in età infantile. Al contrario, un’altra parte della variante dell’esperimento è stata quello di bloccare la neurogenesi dei topi cuccioli. Questi hanno dimostrato di avere, così, dei ricordi più stabili.

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Andando più a fondo nell’esperimento, i ricercatori hanno capito che la formazione delle nuove cellule non rimpiazza le vecchie ma si integra nel circuito neurale esistente nel cervello. Questo sembrerebbe indurre a pensare che i ricordi non spariscano ma che siano coinvolti in nuovi processi, rendendoli irriconoscibili. In altre parole, i nostri ricordi infantili non spariscono del tutto ma vengono inseriti in qualche circuito nervoso a cui non abbiamo più accesso.

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