Arriva la pillola che ci protegge dalle radiazioni: cos’è e come funziona

Si è appena dato il via alla sperimentazione di una nuova pillola che potrebbe proteggerci dalle radiazioni: scopriamone di più.

È da poco uscito il film sul “padre” della bomba atomica, Oppenheimer, e l’attenzione su questo tipo di dispositivi è al massimo.

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Persona con in mano una pillola, nell’altra un bicchiere di acqua (foto da Canva) – Inran.it

Ma è da almeno un anno che si parla spesso delle radiazioni e di possibili incidenti nucleari. Questo perché, durante il conflitto (ancora in corso) tra Russia ed Ucraina, il controllo e lo stato delle centrali nucleari in territorio ucraino sono state oggetto di forte preoccupazione. Infatti, da quando i russi hanno preso il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, entrambi gli eserciti hanno compiuto azioni molto pericolose che avrebbero potuto innescare un incidente nucleare. Così si è reso necessario da parte degli scienziati di trovare una soluzione nel caso di incidente nucleare. Le radiazioni, infatti, hanno un impatto molto grave sulla salute delle persone che vi entrano a contatto.

La pillola contro le radiazioni che potrebbe cambiare tutto

Dopo ben 30 anni di ricerca e sviluppo sulla radioattività e sulle scienze nucleari, alcuni scienziati stanno ora testando una soluzione possibile per l’effetto delle radiazioni sugli esseri umani.

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Cartello con avviso di radioattività (foto da Canva) – Inran.it

Si tratta di una pillola che potrebbe rimuovere le particelle radioattive dal corpo delle persone esposte ad eventi come disastri nucleari. La paura di una contaminazione nucleare, sia dovuta a conflitti bellici che a incidenti nelle centrali nucleari, è sempre stata una preoccupazione per tutti i Paesi del mondo. Come dimenticare il disastro avvenuto a Chernobil, nel 1986, che ha lasciato delle immense cicatrici nella popolazione che l’ha vissuta.

L’incidete della centrale nucleare ha causato 28 morti e migliaia di persone ferite. Durante il corso del tempo, per via del contatto con le particelle radioattive, moltissime persone si sono poi ammalate di cancro e sono morte. Ma non si tratta dell’unico incidente avvenuto ad una centrale nucleare e, di certo, c’è sempre paura che disastri simili possano accadere di nuovo, anche a causa del terrorismo.

Per questo, gli Stati Uniti hanno finanziato anni di ricerche per riuscire a trovare una medicina che possa tutelare le persone dalle possibili conseguenze di un disastro nucleare. È infatti in corso la sperimentazione di un farmaco, chiamato HOPO 14-1, che potrebbe essere la chiave per salvare milioni di vite umane.

Per il momento, la sperimentazione è ancora in corso e, a breve, il farmaco verrà testato su alcuni volontari per effettuare dei test clinici. Ma come funziona questa medicina? Scopriamolo subito.

HOPO 14-1: come funziona la pillola in fase di sperimentazione

Le radiazioni sono un fenomeno fisico diffuso e a cui siamo sottoposti ogni giorno, anche il Sole emette delle radiazioni.

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Immagine di un atomo (foto da Canva) – Inran.it

La differenza è che alcune radiazioni possono essere più pericolose per gli esseri umani. Ci sono infatti diversi tipi di radiazioni, basti pensare ai raggi gamma che vengono usati per diagnosticare malattie come il cancro. Ci sono poi le radiazioni alfa che sono molto pericolose per l’uomo.  Quando sostanze come il plutonio o l’uranio emettono queste radiazioni, il corpo umano ne viene danneggiato. Le radiazioni, infatti, penetrano nel corpo e vanno a danneggiare le ossa, gli organi, il midollo osseo e portano a malattie gravissime, cancro, infezioni ed anche la morte.

Per migliorare il trattamento dell’avvelenamento causato dalle radiazioni, gli scienziati statunitensi si sono affidati alla natura. In particolare, il principio alla base del nuovo farmaco in sperimentazione è fondato sui batteri.

I batteri infatti sono in grado di legarsi con i metalli e di trasportarli nelle cellule batteriche. Prendendo ispirazione da questo comportamento, gli scienziati hanno pensato di sfruttare questo tipo di strategia. L’HOPO 14-1 sarebbe in grado di legarsi a metalli pesanti come plutonio ed uranio e portare questi elementi nell’intestino per essere espulsi.

Il medicinale, secondo lo studio, potrebbe essere assunto sia durante le 48 ore prima di una possibile contaminazione da radiazioni, sia durante i 7 giorni successivi all’esposizione. Oltre al suo uso in caso di incidenti nucleari, il farmaco potrebbe essere utile anche per proteggere il corpo da altri tipi di metalli.

Se la sperimentazione dovesse andare a buon fine, le implicazioni positive potrebbero essere moltissime. Non ci resta che aspettare i risultati dei test sugli esseri umani.

Aurora De Santis

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