Delitto di Garlasco e nuovi elementi: cosa sappiamo sul martello ritrovato nel canale. A parlare e a svelare interessanti aspetti è un esperto
A distanza di quasi 18 anni dal delitto di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, per il quale è stato condannato in via definitiva il fidanzato Alberto Stasi, vede ripartire nuove indagini. La Procura di Pavia ha, infatti, avviato nuovi accertamenti sul caso che con nuovi elementi e ritrovamenti sembra intricarsi sempre di più.

Non solo un nuovo indagato, tra le novità emerse, ma anche il ritrovamento in un canale a Tromello, non lontano dal luogo del delitto, di un martello che potrebbe essere, secondo alcuni, l’arma con cui l’assassino ha colpito la giovane. È davvero così? Il genetista spiega come stanno le cose.
Il martello e la compatibilità: parla Giorgio Portera
Sul martello ritrovato le opinioni sono contrastanti. Se, infatti, il giudice che assolse in primo grado Alberto Stasi ritiene che non sia quella l’arma del delitto, Il genetista Giorgio Portera dell’Università degli Studi di Milano la pensa diversamente.
“La compatibilità del martello con le ferite mortali inferte a Chiara Poggi è possibile” ha detto a Il Messaggero. L’arma del delitto di Garlasco non è mai stata trovata e si è ipotizzato si potesse trattare di un martello da muratore che presenta sia una lama con scalpello da una parte che una base battente dall’altra.
L’esperto dice chiaramente che “la compatibilità è possibile, però una compatibilità con assoluta certezza univoca è difficile”. La cosa essenziale da fare al momento, spiega Portera, è quella di verificare la compatibilità dell’oggetto ritrovato con le ferite, opzione ancora possibile dal punto di vista medico legale. “La struttura fisica ferrosa, ad esempio, del martello non è stata modificata in questi anni” ha aggiunto.

La strada da seguire sarebbe, per il genetista, quella di verificare in che modo erano state inferte le ferite con gli strumenti ritrovati. In questo modo si potrebbe procedere verso una “compatibilità o un’esclusione del reperto dalle indagini”.
I dubbi sul Dna
E dal punto di vista del Dna cosa potrebbe emergere? “Non ci sono assolutamente aspettative” ha detto chiaramente il genetista, sia affidandosi alle vecchie che alle nuove tecnologie.
Vista l’importanza del caso, però, precisa che vale la pena tentare. Perché? “Nel momento in cui qualcosa può essersi conservato sotto una superficie coperta (per un motivo a noi ignoto) è giusto fare il tentativo”.

La melma del canale dove il martello è stato ritrovato non agevola la conservazione delle tracce del Dna in quanto favorisce la proliferazione di batteri che lo vanno a distruggere, in ogni caso ci potrebbero essere altri casi fortuiti che avrebbero potuto isolarlo. “Non ci sono aspettative di nessun genere su una ipotetica arma lasciata per 12 anni in acqua – chiarisce Giorgio Portera – Ma vista l’importanza del caso vale la pena di provare”.
La posizione di Roberta Bruzzone
Sui ritrovamenti ed in particolare sul martello si è espressa anche la criminologa Roberta Bruzzone che a chiare lettere ha detto che dopo 18 anni trascorsi in un canale, la ricerca delle tracce biologiche è pressoché vana. “Al momento possiamo dire che il ritrovamento degli oggetti è sicuramente un elemento importante dal punto di vista investigativo – ha chiarito a Fanpage.it – però da riscrivere la storia del delitto di Garlasco mi sa che siamo un po’ lontani”.