La farina di insetti e la sostenibilità: un nuovo studio scardina quanto detto fino ad ora. Tutte le info da conoscere in merito
Se ne è parlato molto negli ultimi anni e nei mesi passati, tra pareri favorevoli e osteggiamenti, arrivati in maniera molto forte anche nel nostro Paese. Parliamo della farina di insetti, proposta come una soluzione tra le più rivoluzionaria per dare una svolta nella produzione alimentare, sul fronte proteico e della sostenibilità.

Una fonte alternativa, dunque, ricca di potenzialità sulla quale però ora emerge ora una verità scomoda che non era mai stata evidenziata prima d’ora. A dirlo uno studio pubblicato sul quotidiano The Times.
Farina di insetti: i dubbi sulla sostenibilità
Insetti e farine da esse ricavate altamente sostenibili. È quello che ci è stato sottolineato fino ad ora ma siamo sicuri che sia proprio così? A mettere in discussione la sostenibilità degli insetti come alimenti è un recentissimo studio commissionato dal Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali del Regno Unito (Defra).
La ricerca che è stata condotta dalla società di consulenza Ricardo ed ha studiato la produzione di proteine da larve della mosca soldato nera (Hermetia illucens), ha messo in luce che l’allevamento delle larve ed i processi per la trasformazione in farina inquinano e anche tanto.

L’impatto sul cambiamento climatico è incisivo: sei molte maggiori rispetto alla produzione delle proteine che si ottengono dalla soia e quasi il doppio rispetto al pesce. Tutti i processi di trasformazione, di trasporto, di sterilizzazione e di essicazione sono ad altissima intensità energetica.
Impatto climatico: numeri da capogiro
La produzione di farina di insetti, sebbene questi vengano allevati con rifiuti alimentari così da ridurne la produzione, resta dunque altamente inquinante. E la situazione peggiora, dicono gli studiosi, se vengono utilizzati mangimi commerciali per nutrire le larve.
L’impatto climatico, in questo caso, risulta 14 volte più alto di quello della soia. Ci sono poi i costi per la produzione e la distribuzione che restano alti, senza poi considerare i pregiudizi da parte dei consumatori che sono molto resistenti.

In ogni caso, dicono i ricercatori, non ci sono motivazioni ambientali sufficienti e così significative per promuovere l’uso della farina di insetti nella dieta umana e animale.
Vantaggi e criticità: il bilancio
Sicuramente la produzione di insetti per trasformarli in farina rimane meno impattante rispetto alla trasformazione della carne bovina e suina. Il punto focale è sul consumo di acqua: un insetto ha bisogno di molta meno acqua rispetto a quanta ne consuma un pollo o una mucca, e su questo non c’è dubbio. Il problema rimane su tutti gli altri fronti analizzati precedentemente.
L’impatto sull’ambiente c’è e anche forte e visto che i consumatori non sono inclini a consumare la farina di insetti, i vantaggi esposti fino ad ora vengono quasi del tutto annullati dall’impatto che la produzione ha se non viene ottimizzato. La via d’uscita? Usare fonti rinnovabili e tecnologie a basso consumo, altrimenti l’industria degli insetti e della loro trasformazione rischia solo di aggravare la situazione climatica e non certo di migliorarla.