In estate l’argomento dieta è sempre attuale. In molti stanno testando il digiuno periodico, ma funziona davvero? Ecco in cosa consiste
Con l‘arrivo dell’estate sempre più persone si sentono a disagio in costume, perdono sicurezza in sé stessi perché non si vedono in forma. Ed è per questo che si pensa continuamente al modo migliore per dimagrire, o quanto meno restare in forma e tonici. Ovviamente, come tutto nella vita, c’è bisogno di costanza e grande forza di volontà. È necessario imparare a mangiare bene e non a privarsi.

Fare diete drastiche non ci aiuta, perché quel peso che andiamo ad eliminare, lo rimettiamo subito. Bisogna bilanciare, evitare di esagerare e non vietarsi niente, entro i limiti. Ad oggi, però, sempre più persone parlando di digiuno periodico, ma cos’è esattamente? Ma soprattutto funziona?
Digiuno e dieta DASH: una combinazione che potrebbe aiutare davvero chi soffre di sindrome metabolica
Non è per niente facile convivere con la sindrome metabolica, per via di vari fattori. Peso, pressione alta, alto livello di glicemia. Tuttavia, gli esperti hanno scoperto che attraverso un breve digiuno potrebbe migliorare la situazione. Non parliamo solo di peso ma anche di salute ed efficienza sul sistema immunitario.

Un digiuno breve, poi tre mesi di alimentazione mirata. Il protocollo è semplice ma efficace: cinque giorni di digiuno controllato, seguiti da una dieta equilibrata e ricca di nutrienti come quella DASH, da portare avanti per tre mesi. I risultati? Decisamente incoraggianti. Molti partecipanti hanno perso peso, visto abbassarsi la pressione arteriosa e, in diversi casi, hanno potuto ridurre l’uso dei farmaci antipertensivi.
Il dato più positivo è stato la riduzione dei farmaci contro l’ipertensione da parte dei pazienti. Sono stati trovati miglioramenti anche nel microbeta intestinale. Molti batteri “cattivi ” sono diminuiti, mentre sono aumentati quelli buoni. Inoltre anche le cellule infiammatorie si sono ridotte, quindi i miglioramenti sono stati concreti
Cosa hanno in comune le persone che hanno tratto più beneficio?
Per cercare di capire meglio chi potrebbe trarre maggior vantaggio da questo approccio, i ricercatori hanno analizzato le connessioni tra microbiota, sistema immunitario e pressione arteriosa. Attraverso un tipo di analisi, la network analysis, è emerso che chi aveva già all’inizio del trattamento un microbiota ricco di batteri produttori di acidi grassi a catena corta e un sistema immunitario meno “infiammato”, rispondeva meglio al digiuno in termini di abbassamento della pressione.
Sulla base di questi dati, è stato sviluppato un algoritmo predittivo: un sistema in grado di valutare, a partire da semplici dati clinici raccolti prima del trattamento, la probabilità che un paziente tragga reali benefici dal digiuno in termini di riduzione della pressione. Anche se inizialmente scettici, possiamo quindi dedurre che questo tipo di metodo funziona, e non solo per una questione di linea, bensì di salute in generale.