Il salmone affumicato è tra i prodotti più acquistati. Ma cosa bisogna sapere prima di acquistarlo? Cosa bisogna controllare in etichetta
In questo periodo, anche grazie alle numerose informazioni, abbiamo scoperto quanto siano importanti le etichette. Spesso, tendiamo a mettere i prodotti nel carrello guardando solo la data di scadenza, ma le etichette contengono informazioni preziose. Presi anche dalla fretta e dalla pigrizia, non consideriamo tanto le diciture sul retro, ma sono fondamentali. Dall’etichetta, ad esempio, possiamo capire se ci troviamo di fronte ad un prodotto private label. Ovvero brand apparentemente sconosciuti ma che sono realizzati dalle grandi aziende, che puntano a risparmiare su marketing e pakaging.

Le etichette, inoltre servono a capire la tracciabilità di un prodotto o se è frutto di allevamenti intensivi. Questo capita spesso con il salmone, che è uno dei pesci più acquistati. Solitamente dietro al salmone affumicato o da fare al forno si nascondono molte insidie. Parliamo di impatti ambientali o produzioni non etiche. Per questa ragione molti consumatori si affidano alle certificazioni di sostenibilità come Aquaculture Stewardship Council. Ma possiamo realmente fidarci?
Salmone certificato ASC: davvero trasparente o solo una facciata? Un’indagine solleva dubbi
Chi ha acquistato almeno una volta salmone confezionato al supermercato, probabilmente avrà notato il bollino blu dell’ASC. Sul sito ufficiale si parla di tracciabilità “dall’allevamento alla tavola”, di rispetto per l’ambiente, benessere animale e condizioni di lavoro eque. Lo standard ASC dedicato al salmone vanta oltre 150 criteri, che spaziano dalla qualità dell’acqua all’alimentazione dei pesci, passando per l’uso controllato di antibiotici e mangimi sostenibili. Sulla carta, sembrerebbe tutto perfetto. Ma la realtà raccontata da una recente inchiesta di Foodwatch lascia più di qualche perplessità.

L’associazione ha analizzato 22 prodotti certificati ASC acquistati nei supermercati tedeschi. L’obiettivo? Verificare se fosse davvero possibile risalire all’allevamento di origine, come promesso dal bollino. Il risultato è stato sorprendente, ma in negativo: in oltre l’85% dei casi, le aziende non hanno saputo (o voluto) indicare dove fosse stato allevato il pesce.Secondo Foodwatch, la certificazione rischia di diventare un mero strumento di marketing, più che una garanzia reale per chi acquista.
Un esempio significativo arriva dall’azienda norvegese MOWI, che commercializza due versioni di salmone affumicato nella catena Edeka: il più costoso, “Signature Fjord” (5,99€/100 g), presenta un QR code che rimanda all’allevamento specifico. Il più economico, “Essential Norway” (3,99€/100 g), invece no. E alla richiesta di informazioni, MOWI ha scelto di non rivelare la provenienza.
E l’ASC cosa fa?
Dopo il report “Pesce marcio” pubblicato da Foodwatch nel dicembre 2024, che denunciava condizioni ambientali e igieniche drammatiche negli allevamenti norvegesi, ASC aveva promesso miglioramenti, tra cui un sistema digitale di tracciabilità accessibile anche al pubblico. Ma, a distanza di oltre sette mesi, quello strumento è ancora in fase di test. E nel frattempo, il bollino continua a comparire sui prodotti con la stessa promessa di trasparenza, che però, alla prova dei fatti, si rivela spesso disattesa.
Non si tratta solo di un problema del marchio ASC. Secondo Foodwatch, anche produttori e rivenditori hanno un ruolo importante. Se appongono un bollino che promette trasparenza, devono poi garantire che queste informazioni siano effettivamente accessibili. Per il consumatore, spesso si tratta di pubblicità ingannevole.
Anche in Italia il bollino ASC è ormai diffuso: lo si trova non solo sul salmone, ma anche su orate, branzini, gamberi e altri prodotti d’acquacoltura venduti sia nei supermercati che nei discount. E anche da noi, come in Germania, la promessa è sempre la stessa: sostenibilità, rispetto degli animali e tracciabilità. Ma alla luce di quanto emerso, è lecito chiedersi: si tratta di una promessa mantenuta o solo di una bella etichetta da esposizione?