Si ingrassa non solo perché siamo buon gustai o perché abbiamo sempre fame. Si può ingrassare anche per via dello stress: ecco come evitarlo
Solitamente quando si torna dalle ferie, post-vacanza, si tende a darsi una regolata a livello di alimentazione. Come giusto che sia, in estate si è più spensierati, siamo liberi di vivere con maggiore sregolatezza, e mangiamo quello che ci va. Una volta tornati, però, si cerca di darsi un freno e adottare un piano di alimentazione sano. Tuttavia, spesso si tende ad ingrassare comunque. Questo perché si ingrassa anche per altri fattori, e non solo perché amiamo mangiare.

Tendiamo a sottovalutarlo, ma le emozioni influenzano il nostro modo di alimentarci. Parliamo dello stress, della rabbia, dell’ansia, della solitudine. Spesso si mangia per via del nervosismo, la cosiddetta “fame nervosa”. E questo tipo di situazione causa spesso il sovrappeso o addirittura l’obesità. Il cibo è considerato nella maggior parte dei casi, un comfort food. Ci si aggrappa ad esso come conforto, come qualcosa che in quel momento ci fa stare bene.
Fame nervosa: quando le emozioni guidano il rapporto con il cibo
Uno studio dello psicologo olandese Cornelis van Strien, condotto su 5.000 persone seguite per sette anni, ha dimostrato che chi mangia per ragioni emotive tende ad aumentare di peso più degli altri. Le emozioni che più spingono a mangiare senza fame sono tristezza, rabbia, solitudine e vergogna. Al contrario, la gioia non scatena abbuffate, ma rafforza comunque l’associazione tra emozioni e cibo.

Lo stress ha un ruolo importante. I carboidrati e i grassi stimolano il cervello a produrre dopamina, creando una sensazione di piacere che si imprime nella memoria. Così, davanti a una tensione, il corpo cerca di nuovo lo stesso “premio”. A peggiorare la situazione è il cortisolo, l’ormone dello stress, che aumenta l’appetito e favorisce l’accumulo di grasso.
In altri casi, la radice della fame emotiva si trova nei traumi passati. Secondo i dati dell’ospedale di Nancy, l’81% dei pazienti obesi seguiti aveva alle spalle una storia di trauma, dalle carenze affettive agli abusi. Le diete restrittive sembrano funzionare all’inizio, ma non a lungo termine, perché non tengono conto appunto dell’emozione. Il primo passo per uscire dalla spirale della fame nervosa è riconoscere il legame tra emozioni e alimentazione. Imparare a distinguere la fame reale da quella emotiva, accettare i propri stati d’animo senza “buttarsi” nel cibo per avere conforto.
Come ricorda la ricercatrice Rebecca Puhl dell’Università del Connecticut, la stigmatizzazione del peso peggiora il problema: molte donne che ricevono critiche sul corpo finiscono per mangiare di più e per rinunciare a dimagrire. Come se rinunciassero, perché impotenti e incapaci di riuscirci. Per questo serve una cultura meno giudicante, capace di sostituire la colpa con consapevolezza ed empatia.