Chi è Renad Attallah, la baby chef di soli 11 anni che è riuscita a scappare dall’inferno di Gaza, ma non dimentica il suo popolo martoriato.
Il sorriso timido e deciso di una bambina palestinese di appena undici anni è diventato per molti il simbolo della resistenza e della voglia di rinascere del popolo gazawi: rinascere e resistere non solo al genocidio israeliano, ma anche al “fuoco amico” dei miliziani di Hamas. Una storia, quella di Renad Attallah, Renad from Gaza, come si chiama sul suo profilo Instagram, diventata un simbolo di speranza e dignità in mezzo all’orrore della guerra.

Renad, ultima di sette fratelli, ha perso il padre due anni fa per un tumore e da quando la guerra è riesplosa nell’autunno del 2023, non può più andare a scuola, molti amici sono spariti, alcuni non ci sono più. Ma la sorella maggiore, Nourhan, consapevole della passione per la cucina della bambina, le ha fatto aprire un profilo social, in cui lei si racconta e racconta le sue ricette: oggi oltre un milione e mezzo di follower la seguono su Instagram.
La passione per la cucina di Renad Attallah l’ha resa simbolo di resistenza a Gaza
L’idea di base è quella di cucinare nel cuore della Striscia di Gaza e rendere pubbliche quelle immagini: la ragazzina prepara ricette secondo “the Gazan way”, utilizzando quello che arriva dai pacchi umanitari e viene filtrato dall’esercito occupante israeliano. A 11 anni, il linguaggio della cucina diventa anche un linguaggio di resistenza: Renad Attallah non fa vedere solo come si preparano la makluba senza carne o i qatayef del Ramadan.

Lei va ben oltre e nei suoi video, alle ricette, accompagna sempre qualche messaggio importante, che riguarda ad esempio la mancanza di acqua, le condizioni delle pentole in cui è costretta a cucinare, lo scarso razionamento della farina. Questo fino a fine agosto di quest’anno, quando per la ragazzina si apre una nuova speranza, che si chiama Olanda: la sorella maggiore vince una borsa di studio e partono loro due col fratellino Adam, gemello di Renad.
La nuova vita in Olanda di Renad, con un pensiero a Gaza
Sia lei che sua sorella maggiore sui loro canali social si autodefiniscono “genocide survivor”, ma non hanno mai smesso per un solo istante di pensare a Gaza e alla possibilità di un ritorno. In un’intervista a Vanity Fair, la ragazzina dimostra una maturità che fa davvero riflettere: “Non mi sento una sopravvissuta finché la mia famiglia è ancora a Gaza”, spiega e si augura che davvero il 2025 possa essere l’anno del cessate il fuoco e della ricostruzione.

Oggi frequenta la scuola con altri bambini rifugiati, tra cui ucraini e una ragazza gazawi come lei, impara l’olandese, sogna di parlare italiano e francese, ma è consapevole che la sua libertà ha un prezzo: “Posso mangiare qualsiasi cosa qui, ma la mia gente muore di fame”. Per questa ragione, ha scelto di non pubblicare più video di cucina, anche perché quei piatti che a Gaza erano simbolo di resistenza, nel mondo occidentale non avrebbero lo stesso senso.
La sua non è solo una storia di una bambina che sogna di diventare chef, ma è quella di chi ha sfidato le bombe dell’esercito di Israele e le possibili repressioni dei miliziani di Hamas con una padella e un sorriso, per mostrare che la vita merita di essere vissuta, anche quando intorno sembra impossibile. Quella di Renad è dunque la storia di una bambina che, un piatto alla volta, ha sognato e sogna pace e giustizia per la sua terra.