Pomodori, non farti ingannare dal colore o dal prezzo, leggi sempre l’etichetta: se arrivano da questi 2 Paesi non comprarli.
Tra gli scaffali del supermercato o in frutteria il loro colore rosso accesso, giallo o verde cattura sempre l’attenzione. E’ tra i principali ingredienti che utilizziamo nella nostra cucina, nasconde però un pericolo che non sempre viene preso in considerazione: l’utilizzo eccessivo di pesticidi.

Nelle ricette virali il pomodoro è sempre tra i protagonisti, come se ricordate qualche tempo fa la famosa ricetta di Sinner che tutti hanno provato. Il problema sta nella poca consapevolezza nelle scelte che vengono fatte. Una recente indagine in Francia ha portato all’attenzione di tanti, dati fondamentali e inquietanti.
L’inchiesta: occhio da dove provengono i pomodori che compri
La rivista Que Choisir, ha portato avanti l’inchiesta analizzando centinaia di campioni di pomodori venduti nei supermercati di tutta Europa. Il risultato è stato sconcertante. Hanno mostrato una netta differenza tra i pomodori locali e quelli che vengono importati da determinati Paesi del Mediterraneo. Soprattutto due sono finiti sotto la lente di ingrandimento: la Spagna e il Marocco.
Nei pomodori provenienti dalle zone appena citate, sono stati rilevati molti residui di pesticidi. Se si pensa che non sia un così eccessivo problema, si dovrebbe sapere che sono sostanze in grado di interferire con il nostro sistema endocrino e in alcuni casi sono anche state sospettate di avere un effetto cancerogeno.

I dati raccolti riguardano non solo la Francia ma anche l’Italia, perchè ciò che viene messo nelle loro tavole potrebbe essere molto simile a ciò che anche noi acquistiamo e mangiamo.
Le differenze riscontrate tra i prodotti locali e quelli importati è evidente: più della metà dei pomodori marocchini (si legge sempre nell’inchiesta) e una percentuale pari all’80% di quelli spagnoli tra quelli analizzati, contenevano residui chimici, a differenza di quelli francesi che ne presentava una minima percentuale.
Si evince quindi che leggere le etichette diventa fondamentale non solo per supportare la propria produzione locale, ma anche per la propria salute e non rischiare di mangiare alimenti con un’elevata presenza di residui chimici.
E se comprassimo biologico?
Il biologico resta ancora la scelta più sicura, le analisi infatti hanno dimostrato che nei pomodori biologici non sono state rilevate sostanze ritenute pericolose (indipendentemente dal Paese di origine).

Ma anche per il biologico non è tutto rosa e fiori, perchè non sempre garantisce condizioni di lavoro giusto o un uso equilibrato delle risorse idriche. In alcune zone, come le immense serre dell’Almería, la coltivazione intensiva di pomodori biologici convive con problemi ambientali e sociali che non possono essere ignorati.
Le conseguenze di una coltivazione non “controllata”
In particolar modo i pomodori spagnoli, sono destinati al mercato europeo in grande quantità e questo non indica solo un successo agricolo, ma anche un eccessivo uso d’acqua, pesticidi e un eccessivo accumulo di plastica e rifiuti. Questo si ripercuote sulle acque con sostanze chimiche e fertilizzanti che hanno alterato l’equilibrio naturale portando alla moria di migliaia di pesci e un disastro ecologico annunciato.
Anche i lavoratori non se la passano meglio dell’ambiente. In Marocco i braccianti affrontano turni estenuanti, temperature estreme e assenza di protezioni durante l’uso di pesticidi. Per non parlare poi dei salari che risultano essere nettamente inferiori al minimo legale accompagnati a condizioni di vita precarie.





