Calcolare il BMI non è sufficiente per definire l’obesità di una persona: dagli USA arriva un allarme che invita molti a riflettere su questa problematica.
L’indicatore utilizzato per stimare la quantità di grasso corporeo di una persona adulta e per valutare il rischio di sviluppare malattie legate al peso viene definito come Indice di massa corporea e può essere abbreviato in italiano come IMC oppure più comunemente con la dicitura internazionale BMI, ovvero Body Mass Index. Si calcola di norma dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza in metri, e il valore ottenuto permette di collocarsi in una delle categorie di riferimento.

In base a quello che sarà il risultato finale, che va da sotto un BMI di 18,5 a sopra 40, possiamo classificare una persona come sottopeso ovvero obesa, e in quest’ultimo caso abbiamo tre livelli, definiti classi, per valutare la stessa obesità. Conoscere il proprio BMI è utile perché un valore troppo alto o troppo basso può indicare un maggior rischio per la salute. Sono tante davvero le malattie che possono essere connesse all’obesità.
Basta il BMI per definire una persona obesa?
Un elevato BMI è un campanello d’allarme che può sfociare in malattie come diabete di tipo 2, ipertensione, malattie cardiovascolari, ictus, disturbi del sonno, problemi articolari e perfino alcuni tipi di tumore. Anche se ci sono carenze nutrizionali o disturbi dell’alimentazione, dovuti all’essere sottopeso, bisogna valutare con attenzione i campanelli d’allarme. Oggi comunque sappiamo con certezza che il calcolo del BMI non è di per sé sufficiente per definire una persona obesa.

Innanzitutto, questo perché il BMI non deve essere interpretato in modo rigido ma piuttosto come uno strumento orientativo da integrare con altre valutazioni mediche: pensiamo agli atleti molto muscolosi, è davvero difficile pensare che siano sovrappeso. Inoltre, il BMI non considera la percentuale di grasso corporeo né lo stato di salute generale, per cui altri criteri definiscono con più precisione l’obesità, dunque, come glicemia, colesterolo, pressione, capacità respiratoria e funzionalità cardiaca.
L’allarme dagli USA: i numeri sono davvero spaventosi
Insomma, l’obesità può essere definita come uno “spettro” e la possiamo distinguere in preclinica, con assenza di malattie correlate, e patologica, che invece comporta danni a organi e funzioni. In base all‘integrazione di diversi criteri al calcolo del BMI si è arrivati recentemente a una stima davvero scioccante che arriva dagli USA: con le nuove linee guida, la percentuale di cittadini statunitensi obesi salirebbe dal 40% al 70%.

I nuovi criteri sono stati stabiliti in un articolo apparso a inizio anno sulla rivista The Lancet e oggi ci dicono che i fattori di preoccupazione sono molto più elevati di quanto si è pensato fino a poco tempo fa, tenendo in considerazione solo il calcolo del BMI. Oltre ai criteri citati in precedenza, si devono anche tenere presenti circonferenza vita, rapporto vita-fianchi e vita-altezza: non si tratta di criteri ancora adottati ufficialmente, ma daranno di dati che comunque devono preoccupare.





