I ricercatori dell’Università Sapienza di Roma hanno individuato un nuovo bersaglio terapeutico per la cura del tumore del colon-retto
Il nostro corpo è una macchina perfetta: ogni singola parte dell’organismo funziona in modo incredibile. A causa di alcuni fattori chiave come genetica, alimentazione scorretta, vita sedentaria (solo per fare qualche esempio), possono sopraggiungere fastidi notevoli che possono anche mettere a rischio i meccanismi perfetti.

Nel corso della vita, una persona cerca in ogni modo di restare in salute per mantenere alta la qualità della propria esistenza. Quando bisogna fare i conti con determinate patologie, tuttavia, crollano tutte le certezze e rischiamo anche di arrenderci. Il tumore, ad esempio, è probabilmente la malattia più devastante del nostro secolo.
Nel nostro corpo, le cellule si dividono in modo ordinato. Quando arriva un tumore maligno, anche le cellule danneggiate invece di morire continuano a moltiplicarsi, formando così un ammasso anomalo. A causa della crescita incontrollata, la struttura e la funzione vitale degli organi coinvolti vengono meno. Il tumore maligno può invadere i tessuti circostanti e altre parti del corpo: in questo caso si parla di metastasi. Il colon-retto è la parte finale dell’intestino crasso e ha il compito di assorbire l’acqua e i sali minerali e di espellere le feci. Il cancro del colon-retto è uno dei più diffusi nei paesi Occidentali ma la mortalità è fortunatamente in calo grazie alla prevenzione. Secondo le ultime indiscrezioni, è stato scoperto un nuovo bersaglio terapeutico: vediamo di cosa si tratta.
Tumore al colon-retto: individuato un nuovo bersaglio terapeutico, di cosa si tratta
Ancora una ricerca rivoluzionaria in campo medico e scientifico che può cambiare davvero tutto: ovviamente servono sperimentazioni e test ulteriori, ma gli esperti sono estremamente soddisfatti.

La ricerca della Genetica Medica del De Bellis si è concentrata sulla SMYD3, una proteina da cui dipende la resistenza delle cellule staminali alle cure. Colpendo l’asse SMYD3-c-MYC significa colpire proprio lì dove il tumore si protegge, riducendo così la capacità delle cellule malate di rigenerarsi e di crescere nuovamente dopo la terapia.
L’obiettivo è quello di spegnere direttamente la “centrale” delle cellule staminali tumorali, rendendole quindi meno capaci di sopravvivere alle terapie e alle cure. L’EM 217 sarebbe il composto che può riaccendere l’efficacia della chemioterapia. Dopo tre anni di lavoro, è nato quindi questo composto strumentale con già brevetto internazionale. Il suo compito principale sarebbe quello di bloccare SMYD3 ed impedire alle cellule malate di rigenerarsi.

La mortalità del tumore del colon-retto è ancora decisamente alta, anche se è influenzata dallo stadio della malattia al momento della diagnosi, con tassi di sopravvivenza pari al 100% negli stadi precoci e a meno del 10% per lo stadio IV metastatico. In molti casi, anche in mancanza di sintomi ben precisi si è in presenza di un tumore: per questo motivo, ricordate sempre che la prevenzione è estremamente importante.





