Coprocoltura: quando farla, i valori di riferimento e la preparazione necessaria

La raccolta delle feci è un’operazione che chiaramente deve essere portata a termine da parte del paziente, tenendo conto di alcuni utili accorgimenti. Tale procedura deve fare in modo che non ci possano essere delle contaminazioni sia con le urine che con dei detergenti.

La defecazione, di conseguenza, è meglio che avvenga all’interno di un recipiente adeguato, che deve essere stato perfettamente pulito in precedenza. Nei giorni prima rispetto a quello previsto per eseguire l’esame delle feci, si consiglia sempre di evitare l’impiego di lassativi, di purghe o di supposte per favorire l’evacuazione.

Inoltre, si suggerisce anche di bloccare l’assunzione di antibiotici, sempre rispettando quanto è stato prescritto dal proprio medico. Nel corso della procedura di raccolta, si consiglia di sfruttare dei guanti in lattice e lavarsi le mani in maniera accurata alla fine. Si consiglia sempre di effettuare il prelevamento di campioni in tre o quattro punti differenti delle feci, prestando la massima attenzione di raccogliere anche la presenza eventuale di muc, pus o sangue.

Quando farla

Il medico consiglia di eseguire questo esame per individuare la causa di diversi sintomi gastro-intestinali che possono portare a pensare che ci sia in corso un’infezione enterica. Tra i sintomi a cui stiamo facendo riferimento troviamo dolori all’addome, diarrea in forma acuta o cronica e meteorismo continuo. Quindi, grazie a questo esame c’è la possibilità di andare a trovare dei batteri o dei virus presenti nell’organismo. Di solito, la coprocoltura consente di andare alla ricerca di batteri come Salmonella, Shigella e Campylobacter, che possono comportare lo sviluppo di infezioni all’intestino.

Tra gli altri microorganismi che si possono individuare all’interno delle feci troviamo l’Escherichia coli enterotossici, Bacillus cereus, Staphylococcus aureus. In tutti quei pazienti ancora in età pediatrica, questo esame serve per individuare i Rotavirus, che possono portare allo sviluppo di gastroenteriti. Una volta passati i 5-6 anni, generalmente si tende a non utilizzare questo esame per la ricerca dei Rotavirus, visto che ormai i pazienti sono quasi completamente immunizzati.

Valori

Nel caso in cui l’esame sia positivo per i batteri patogeni, allora vuol dire che i sintomi riscontrati dal paziente sono provocati proprio da tale fattore. Nella maggior parte dei casi, all’interno dei risultati c’è anche il nome del batterio patogeno che è stato trovato.

Nel momento in cui dovesse risultare negativo, invece, significa che la ricerca dei patogeni maggiormente diffusi non ha dato esiti e non è avvenuto alcun tipo di isolamento.

Di conseguenza, in questi casi i risultati possono portare a considerare altre cause dei sintomi riscontrati dal paziente, oppure la colpa sia da addebitare ad un patogeno con una minor diffusione.

C’è la possibilità anche che i batteri dannosi si trovino all’interno dell’apparato digerente, ma vi sia una ridotta concentrazione nel campione e di conseguenza non siano stati trovati. In questi casi di falso negativo, quindi, c’è la possibilità che il medico consigli di eseguire un altro esame delle feci.

Preparazione

Il campione di feci deve essere sempre raccolto all’interno di un contenitore sterile. È fondamentale che non ci siano contaminazioni né con l’urina, ma nemmeno con l’acqua. Dopo la raccolta, il campione di feci deve essere consegnato al laboratorio nel giro di sessanta minuti. Altrimenti, usando un’apposita fiala e un adeguato conservante, si può trasferire, anche se deve comunque essere consegnato al laboratorio nel minor tempo possibile.

Nei neonati, la raccolta del campione avviene eseguendo un tampone direttamente a partire dal retto. Non ci sono particolari tipi di preparazione da rispettare per questo esame. Ovviamente, quando il campione di feci non è fresco, c’è la possibilità che i risultati dell’esame possano essere falsati.

Anche consegnando in tempo utile al laboratorio il campione, ma dopo averlo esposto al caldo o a temperature rigide, c’è il rischio di influenzare il risultato finale. Non si tratta per nulla di un esame invasivo e che non può portare a problemi nel paziente che decide di eseguirlo.

Come prevenire infezioni batteriche

Per svolgere un’adeguata attività di prevenzione si suggerisce di evitare di consumare dei cibi che sono a rischio di contaminazione. Ad esempio la carne e uova devono essere sempre cotte alla perfezione.

Bibliografia e credit

  • Wikipedia
  • Manuale di Gastroenterologia. Unigastro. Unigastro, Mazzella, Milani, Sturniolo; Ed. Gastroenterologia Italiana; 2016
  • Manuale di Chirurgia Generale. Davide F. D’Amico; Ed. Piccin; 2018
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