Ipoacusia neurosensoriale: cos’è, sintomi e rimedi

Ipoacusia neurosensoriale

L’ipoacusia neurosensoriale è una condizione legata alla perdita dell’udito. Un simile scenario sembra essere determinato dalla presenza di diversi fattori, difficilmente sintetizzabili. Le cause possono infatti essere ascrivibili alla genetica, all’invecchiamento oppure a un trauma che il paziente può aver avuto.

La patologia può essere congenita o acquisita: cerchiamo di saperne di più, scoprendo quali siano i sintomi e le cure per ritrovare un miglior benessere!

Cos’è l’ipoacusia neurosensoriale

Come abbiamo già rammentato nelle righe introduttive di questo approfondimento, quando si parla di ipoacusia neurosensoriale ci si riferisce generalmente a una condizione di perdita dell’udito, causata da diversi elementi scatenanti.

Come intuibile, si tratta di una disfunzione che può spaventare chi ne è affetto, e che può generare delle evidenti preoccupazioni per una condizione “nuova” e sicuramente debilitante, oltre che dello stress emotivo. Per fortuna, grazie alle moderne tecniche mediche di cui si ha la disponibilità, e grazie ai più moderni ritrovati scientifici, è oggi possibile porre rimedio e continuare a condurre la propria vita senza particolari problemi.

Ricordiamo in tal proposito come la patologia generalmente colpisca gli organi interni dell’orecchio anziché il nervo acustico vero e proprio. Proprio per questo motivo l’ipoacusia neurosensoriale viene definita neurosensoriale: si tende a considerare un elemento unico sia l’orecchio interno che il nervo.

Come vedremo tra breve, per poter limitare i danni, ove possibile, e di conseguenza l’evolversi della malattia, è fondamentale intervenire tempestivamente. Il medico effettuerà gli esami che riterrà più opportuni, premettendo qualsiasi terapia all’individuazione di una delle due categorie di ipoacusia, quella congenita e quella acquisita.

Ipoacusia congenita e ipoacusia acquisita

A questo punto, cerchiamo di comprendere quale sia la natura delle due categorie. E, ulteriormente, come sia possibile cercare di prendere dei provvedimenti tempestivi per poter limitare i pregiudizi sofferti.

Cos’è l’ipoacusia congenita

Cominciamo dalla condizione di ipoacusia congenita che, come suggerisce la stessa parola, è una condizione di ipoacusia che si palesa fin dalla nascita. Si tratta della forma più diffusa di ipoacusia, determinata dalla trasmissione dai genitori.

La sordità nei neonati è infatti prevalentemente dovuta dall’ereditarietà. Il medico, per accertarsi di ciò, andrà innanzitutto a indagare sui parenti, al fine di comprendere se uno dei due genitori o anche entrambi sono affetti da disturbi all’udito. In alternativa, è possibile che l’ereditarietà possa ricondursi anche a un altro parente, pur prossimo.

È anche vero che non sempre l’ipoacusia nei neonati sia figlia di un difetto congenito. Esiste infatti la possibilità che durante la gravidanza non si sia formato in modo corretto l’apparato uditivo.

In questo caso, è opportuno evitare di generare ulteriore stress al bimbo, mantenendo la calma e trasmettendo la giusta serenità al piccolo. Purtroppo, anche se si tratta di un’eventualità non comune, questa condizione non sarà prevedibile con un’ecografia, e si potrà notare esclusivamente una volta che il bimbo è nato, in seguito agli esami eseguiti alla nascita. Con le strumentazioni all’avanguardia di cui dispone la medicina è facilmente rimediabile e il bambino può vivere senza sentirsi “diverso”.

Cos’è l’ipoacusia acquisita

Diversa è invece la condizione di ipoacusia acquisita, che può essere riconducibile a un numero ben più ampio di motivazioni rispetto a quanto non avvenga invece con l’ipoacusia congenita. Si pensi ai traumi, all’invecchiamento o alla vicinanza continua a rumori eccessivi e molesti. Sono tutte cause che contribuiscono all’inizio o all’incedere della sordità.

Tra le altre determinanti che è possibile ricondurre all’ipoacusia, c’è anche la meningite, la Sindrome di Meniere (anche se in questa manifestazione sono colpiti gli adulti dopo i 45 anni), oppure l’ipoacusia in qualità di effetto secondario di alcune medicine salvavita ototossiche.

Diagnosticare l’ipoacusia

Ma in che modo si diagnostica l’ipoacusia?

Cominciamo con il rammentare che per quanto concerne la prima forma di sordità, quella che è cioè legata alla genetica. Tanto che, di norma ci si accorge immediatamente durante i controlli neonatali che vengono effettuati al bimbo. Il personale medico sarà sicuramente in grado di consigliare la soluzione più idonea, ed esistono specifici istituti attrezzati che possono permettere ai genitori di fare fronte a queste situazioni, donando una piena funzionalità all’orecchio.

Nel secondo caso è invece più difficile arrivare alla diagnosi dell’ipoacusia, soprattutto se l’incedere della sordità è graduale. È infatti possibile che la persona vada avanti facendo finta di niente, peggiorando così i sintomi.

Che si tratti di avanzamento dell’età, di un abuso di un lettore musicale ad alto volume o altro, è invece utile recarsi dal proprio medico il prima possibile. Lo specialista vi indicherà la giusta strada per recuperare e sopperire al danno subito. A maggior ragione, dato che si tratta molto spesso di una disfunzione causata da errati comportamenti, cercare di tutelare il proprio fisico è il primo gesto d’amore che si ha per sé stessi.

Sintomi della ipoacusia

In realtà, non esistono molti sintomi dell’ipoacusia… fermo restando che quello più evidente e più importante è la difficoltà di comprendere suoni sufficientemente alti, e il bisogno di aumentare il volume per sentire al meglio. Alcuni esami effettuati possono inoltre rilevare la complicanza di localizzare il suono. Ancora, è possibile che il paziente si senta a disagio nei luoghi rumorosi, in cui si corre il rischio di sentirsi totalmente esclusi, percependo suoni ovattati e molto lontani.

Cura della ipoacusia

Per fortuna, negli anni la scienza e la medicina hanno compiuto dei passi da gigante, tanto che oggi è possibile recuperare totalmente o in buona parte l’udito grazie agli impianti cocleari e alle protesi.

In particolare, nella perdita bilaterale, da entrambe le orecchie, se si tratta di lieve sordità le protesi sono sicuramente indicate. Le protesi moderne sono piccole e trasparenti, e sono dunque molto discrete e spesso “invisibili”.

Nei casi di totale e/o accentuata perdita di udito l’impianto cocleare è invece sicuramente la soluzione più idonea. Si tratta di un apparecchio che non appare esternamente, ma viene introdotto chirurgicamente all’interno dell’orecchio. Il suo ruolo è quello di tramutare i suoni in impulsi elettrici “imitando” il senso dell’udito in modo naturale.

Se infine la perdita è monolaterale, ovvero interessa un solo orecchio in maniera grave, quello che viene consigliato è generalmente l’uso di una protesi ad ancoraggio osseo. L’obiettivo di tale protesi sarà quella di trasmettere il suono dall’orecchio danneggiato a quello sano. In questa maniera è possibile amplificare i suoni e favorire la comprensione delle parole.

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