Osteofitosi, che cosa è e come si cura

Si tratta di condizioni tipiche nell’artrosi, in cui nelle articolazioni del ginocchio e dell’anca compaiono delle piccole escrescenze. È tuttavia possibile che tali escrescenze possano comparire anche nei dischi intervertebrali e in tutte le articolazioni colpite da malattie degenerative o infiammazioni croniche, come l’artrite reumatoide.

Sintomi degli osteofiti

La presenza degli osteofiti ai margini delle articolazioni potrebbe essere “riconosciuta” grazie alla comparsa di alcuni sintomi tipici come i dolori durante i movimenti (ma nelle forme più gravi il dolore si presenta in maniera costante e ingravescente, anche a riposo). È inoltre possibile che la presenza degli osteofiti possa aumentare la degenerazione articolare con usura delle cartilagini e ancora limitare i movimenti delle articolazioni. Non è escluso che la presenza degli osteofiti possa creare delle ostruzioni meccaniche e irritare una radice nervosa con irradiazione del dolore e debolezza muscolare.

Cause

Sintomi degli osteofiti e dell'osteofitosi

La formazione degli osteofiti, che a loro volta è alla base della condizione conosciuta con il nome di osteofitosi , può essere determinata da una lunga serie di cause. Nel caso specifico dell’artrosi, la causa potrebbe essere ricercata nella predisposizione genetica, integrata a una condizione di incongruenza articolare, o ancora in uno scenario di sovraccarico o di obesità, che a sua volta determinare l’usura e il danno alla cartilagine e, di conseguenza, la riduzione dello spessore articolare, con rilascio di mediatori infiammatori e incremento del turnover dell’osso subcondrale, e allargamento dell’epifisi con formazione di osteofiti.

Cura

La cura per l’osteofitosi, ovvero per la formazione degli osteofiti e per l’artrosi spesso correlata, non è mai semplice e efficace in pienezza. Di fatti, una volta che ha preso il via, la degenerazione della cartilagine è pressochè inarrestabile. Questo non significa, comunque, che non possano essere messe in atto alcuni provvedimenti in grado di contrastare i sintomi più gravi, anzi: attraverso l’adozione di specifici ausili terapeutici, infatti, è possibile rallentare il fenomeno degenerativo.

Per questo motivo, il medico potrebbe suggerire l’adozione di farmaci di natura antinfiammatoria, con applicazione topica di capsicina, infiltrazioni di acido ialuronico, e così via. È inoltre consigliata la riduzione del proprio peso corporeo nell’ipotesi di obesità (che come abbiamo visto rappresenta una delle condizioni che può favorire l’osteofitosi), e un’attività fisica costante che possa prevedere degli esercizi propriocettivi e di mobilità. Opportuno altresì correggere eventuali vizi posturali, e assumere integratori di glucosamina e di condroitina solfato per via orale. Per quanto concerne l’alimentazione, viene generalmente consigliata una dieta alcalina che sia ricca di omega tre.

Nelle ipotesi più gravi, invece, potrebbe essere necessario procedere alla sostituzione chirurgica delle articolazioni danneggiate dagli osteofiti, con una protesi meccanica.

Diagnosi

Diagnosi dell'osteofitosi

La diagnosi dell’osteofitosi viene effettuata non solamente attraverso un esame in studio medico (dove comunque la manifestazione dei sintomi potrebbe far accendere ben più di qualche sospetto) bensì attraverso una radiografia che permetterà di comprendere se vi siano o meno degli osteofiti nelle articolazioni, e attraverso altri esami specialistici.

Si tenga conto che a volte gli osteofiti di maggiori dimensioni sono facilmente rilevabili anche dall’occhio inesperto, poichè si presentano come delle vere e proprie irregolarità del profilo osseo, da individuarsi ai già ricordati margini delle articolazioni. Effettuare una progressione radiologica degli osteofiti può essere utile per il proprio medico anche per poter valutare l’adeguatezza della terapia intrapresa e l’evoluzione della patologia che potrebbe aver scatenato l’osteofitosi.

Per i motivi che si è già avuto modo di ricordare, rammentiamo come gli osteofiti siano molto più comuni tra gli anziani, negli sportivi agonisti, nei soggetti affetti da obesità, nei pazienti che sono colpiti da manifestazioni congenite, o secondarie ad eventi traumatici.

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