Varici esofagee: cosa sono, cause e sintomi

Solamente in pochi casi, le varici esofagee si caratterizzano per avere natura congenita, visto che altrimenti spesso corrispondono alla più grave complicanza della cirrosi epatica. Nel caso in cui non dovessero essere curate alla perfezione, è molto facile che le varici esofagee possano danneggiarsi fino alla rottura, causando delle emorragie particolarmente gravi, che possono portare spesso molto rapidamente alla morte del paziente.

Cause

Tra le più frequenti patologie o disturbi che possono provocare le varici esofagee troviamo sicuramente la cirrosi epatica, ovvero un vero e proprio processo di calcificazione del fegato, ma anche degli eventi cicatriziali oppure che vanno a ostruire dei condotti all’interno del fegato e che sono congeniti. Inoltre, tra le altre cause più comuni troviamo sicuramente la trombosi, ovvero la formazione di coaguli di sangue che vanno di fatto a creare una blocca sulla vena porta, sulla vena splenica oppure sulle vene sovraepatiche.

Infine, un’altra possibile causa è rappresentata dalla schistosomiasi, ovvero un’infezione parassitaria che va a colpire tipicamente le persone che vivono all’interno di luoghi tropicali. In Italia, invece, nella maggior parte delle persone che sono colpite da queste disturbo, si tratta di una conseguenza dovuta alla cirrosi epatica.

Sintomi

Le varici esofagee possono insorgere nel caso in cui il paziente soffra di disfagia (quando la deglutizione è complicata), ma sicuramente il tratto distintivo è rappresentato dal sanguinamento, che di solito si verifica in associazione con il vomito oppure all’interno delle feci.

Nella maggior parte dei casi, si pensa che questo problema delle varici derivi dalla risalita di succhi gastrici attraverso l’esofago e tale acidità va a corrodere pian piano il rivestimento dell’esofago stesso.

Tra i vari sintomi legati alle varici dell’esofago troviamo anche quelli della malattia da cui può derivare, come ad esempio quelli correlati con la cirrosi epatica, come il vomito, l’ittero, l’ascite, gli edemi, la dolorabilità epatica e la splenomegalia.

Diagnosi

L’esame che viene prescritto più di frequente in questi casi è sicuramente l’esame endoscopico eseguito mediante esofago-gastro-duodenoscopia, che consente di valutare quale sia l’aspetto con cui si presentano le feci, ma che rappresenta un aspetto fondamentale per capire quali siano le principali caratteristiche di tali varici e quanto sia imminente e grande il pericolo che si possano rompere.

Si tratta di un esame che il medico, in gran parte dei casi, prescrive a dei pazienti che soffrono di emorragie che insorgono per cause sconosciute e che vanno a colpire la parte superiore del tubo digerente.

Terapie

In relazione all’aspetto che caratterizza queste varici e alle condizioni di salute del paziente, il medico può consigliare di cominciare un trattamento a base di medicinali beta bloccanti non cardioselettivi. Tra i vari farmaci maggiormente diffusi troviamo il propranololo e il nadololo per fare in modo di tenere sotto controllo l’ipertensione portale. In alcuni casi vengono suggeriti anche dei medicinali nitroderivati, che vengono impiegati sempre con il medesimo obiettivo.

Nel caso in cui il pericolo di sanguinamento sia piuttosto imminente, allora il medico può prescrivere l’esofago-gastro-duodenoscopia si può eseguire un’operazione di legatura delle varici stesse, comprimendole utilizzando degli anelli di gomma che vanno a strozzare le vene, facendo in modo che si chiudano e, al tempo stesso, che scompaiano in maniera progressiva.

Un’altra operazione che si può scegliere in alternativa alla legatura è rappresentata dalla sclerosi delle varici stesse: questo procedimento viene portato a termine andando a iniettare delle sostanze che hanno la capacità di provocare lo sviluppo di coaguli all’interno delle stesse varici.

Per fare in modo che ogni vena che si è dilatata possa chiudersi del tutto, ecco che tali vene possono essere sottoposte a diversi trattamenti. Quindi, può capitare che tale intervento possa essere ripetuto con una cadenza ogni due o tre settimane fino al momento in cui le varici dell’esofago scompaiano completamente.

Esiste ancora un’alternativa rispetto a questo tipo di problematica che colpisce l’esofago e corrisponde alla decompressione che ha ad oggetto il sistema portale e che si può portare a termine utilizzando degli shunts porto-sistemici. In poche parole, il paziente viene sottoposto ad un’operazione chirurgica in cui vengono inseriti tutta una serie di ponti venosi del tutto artificiali che hanno la capacità di eseguire il drenaggio del sangue dalla vena porta fino alla vena cava, andando a bypassare il fegato.

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