Poligono di Willis: cos’è e come funziona

Si tratta dell’arteria basale, che deriva dalla confluenza dell’arteria vertebrale destra e di quella sinistra, e delle due arterie carotidi interne, ovvero la destra e la sinistra.

Il poligono di Willis, quindi, si può considerare come una anastomosi dalle dimensioni notevoli che è collocata proprio ai piedi della scatola cranica. I lati di questo eptagono corrispondono, a livello anteriore, alle due arterie cerebrali anteriori (sia la destra che la sinistra), che vanno a unirsi sfruttando l’arteria comunicante anteriore.

Poligono di Willis caratteristiche

A livello posteriore troviamo l’arteria basilare, che si caratterizza per essere costituita dall’associazione tra le due arterie vertebrali e che si suddivide a sua volta in due diverse arterie cerebrali posteriori, ovvero quella destra e quella sinistra. A livello anteriore troviamo due arterie carotidi interne e le diverse diramazioni, ovvero l’arteria cerebrale media e quella cerebrale anteriore.

Poligono di Willis funzione

Mediante la struttura anastomotica di questo poligono si permette al sangue di scorrere in maniera fluida e costante in diverse direzioni. Questa situazione porta ad un costante conguaglio di pressione tra l’arteria carotide interna e quella vertebrale e, di conseguenza, si ha una diffusione di sangue molto più omogenea all’intero encefalo. La struttura anastomotica dell’encefalo si caratterizza anche per gestire le arterie che mettono a disposizione l’apparato della vista, così come controlla pure quelle arterie che vanno verso il labirinto membranoso, come ad esempio l’arteria uditiva interna. Non dobbiamo dimenticare come le arterie cerebrali, proprio per via del fatto che si tratta di arterie terminali, non sono in grado di garantire la supplenza vascolare. Per questo motivo la zona che viene rifornita da ciascuna arteria, nel caso in cui si verifichino delle malattie o altre condizioni che portino ad un blocco delle arterie, deve fare i conti con ogni situazione correlata al deficit vascolare.

Poligono di Willis e aneurisma

Poligono di Willis e aneurisma

Gli aneurismi cerebrali non si possono definire congeniti, anche se spesso diverse ricerche hanno cercato di dimostrarlo. In realtà, ad essere congeniti non sono proprio gli aneurismi, quanto più che altro tutta una serie di anomalie che si verificano a livello dei vasi arteriosi, che possono riguarda sia la grandezza che la loro suddivisione. In modo specifico sono congenite quelle anomalie dei vasi arteriosi che fanno a formare il poligono di Willis, detto anche circolo anastomotico ad anello, che riprende la definizione dallo scienziato che lo descrisse per la prima volta nel lontanissimo 1664, all’interno dell’opera “Cerebri anatomie”.

Da questa struttura, quindi, si diffondono tutte le diverse arterie cerebrali, che si caratterizzano per andare ad irrorare i diversi distretti che si trovano all’interno dell’encefalo e in cui c’è la possibilità che, in via progressiva, possano formarsi delle alterazioni che riguardano la circolazione denominate turbolenze e che sono prive di eventi sintomatici, ma che con il passare del tempo sono in grado di provocare l’eliminazione di diverse parti della lamella elastica che caratterizza le pareti dei vasi.

Questo poligono con tutte le sue diramazioni si caratterizzano per essere il punto proprio in cui possono insorgere con la maggiore frequenze degli aneurismi (si parla di qualcosa come l’80-90% degli aneurismi che colpiscono il cervello). Le arterie, infatti, che si caratterizzano per svolgere la funzione di trasporto del sangue ossigenato dal cuore fino a tutti i vari organi, sono formate da ben tre strati: quello più esterno è denominato tunica avventizia, quello in mezzo viene chiamato tunica media, quello più che si trova più all’interno si chiama tunica intima. Ebbene, lo sviluppo di un aneurisma cerebrale è strettamente correlato con un’anomalia congenita che ha colpito la tunica media che si trova all’interno della parete dell’arteria. L’aneurisma cerebrale si caratterizza per poter insorgere in modo sacciforme, che è la forma tra l’altro che si verifica più di frequente, così come di forma fusiforme. Gli aneurismi sacciformi si caratterizzano per svilupparsi soprattutto nel punto in cui le due arterie si suddividono, in cui la pulsazione del flusso di sangue arterioso è in grado di provocare la più alta pressione parietale.

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