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Salute e Benessere

Perché durante le video call guardiamo più noi stessi che gli altri?

Pubblicato da
Redazione Inran

Perché durante le video call guardiamo più noi stessi che gli altri? Alcune teorie sui risvolti psicologici di questa abitudine. 

(Foto Pexels)

Perché durante le video call guardiamo più noi stessi che gli altri? Nonostante si tratti di un’interazione di tipo lavorativo, scolastico, amichevole, la nostra immagine cattura completamente la nostra attenzione. Questo perché  lo schermo di una video call riflette la nostra figura mostrando in tempo reale come ci presentiamo e mostriamo in un contesto sociale e relazionale, seppur virtuale.

La teoria dell’io riflesso

Lo psicologo Cooley già da tempo aveva sperimentato  la teoria del looking glass self, l’io riflesso. La formazione di noi stessi e della nostra personalità è enormemente influenzata dalle esperienze sociali, ovvero la visione che abbiamo di noi stessi dipende in larga parte da come pensiamo gli altri ci percepiscano. Guardare come interagiamo con le altre persone ci aiuta ad auto riconoscerci e darci dei caratteri. Quello che accade durante una videochiamata è sostanzialmente questo: vedere se stessi rispecchiati nell’altro, in base a come interagiamo siamo in grado di ricavare una nostra immagine e definizione di noi stessi.

(Foto Pexels)

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La teoria del pubblico immaginario

Quando partecipiamo ad una videochiamata di gruppo, abbiamo come l’impressione di essere al centro dell’attenzione di un occhio o un pubblico immaginario. La teoria di Elkind sostiene che sentirsi al centro dell’attenzione comporta dei maggiori accorgimenti relativi ai modi in cui ci comportiamo e interagiamo con gli altri. Pur di dare una certa immagine di noi stessi, veicoleremmo le nostre azioni in una certa direzione. L’eccessiva vigilanza sul nostro aspetto esteriore, un capello fuori posto, un’imperfezione, un sorriso inadeguato deriva proprio da questa percezione falsata di essere al centro dell’attenzione.

Perché durante le video call guardiamo più noi stessi che gli altri? Un’abitudine condivisa

Mai come in questo ultimo anno abbiamo avuto l’occasione di constatare le avanguardie della tecnologia. Sempre più persone connesse, in videochiamata, su Zoom, Skype, Google Meet. La video call è diventata fondamentale per il lavoro, per la scuola, per la terapia o semplicemente per rivedere un affetto anche se a distanza. Questo comporta un’esposizione maggiore di noi stessi e della nostra immagine riflessa sullo schermo mentre interagiamo con tantissime altre persone.

(Foto Pexels)

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E come lo siamo noi, esposti alla nostra stessa immagine, lo sono anche gli altri. Focalizzarsi sulla propria immagine, come abbiamo detto, può derivare da diverse percezioni che abbiamo di noi. Può essere frutto della sensazione di essere sempre osservati o di un bisogno di riconoscersi nell’interazione con l’altro. Spesso si tratta di percezioni falsate che appartengono a molte persone e che sono frutto della tecnologia che utilizziamo ormai quotidianamente.

Sophia Melfi

Redazione Inran