Sindrome di Peter Pan: come superare la paura di crescere

La sindrome di Peter Pan è una condizione che colpisce maggiormente gli uomini, vediamo cos’è, come riconoscerla e come contrastarla.

Ragazzo non vuole crescere
Ragazzo (Unsplash)

La sindrome di Peter Pan (neotenia psichica), si chiama proprio così perché richiama il personaggio creato dallo scrittore britannico James Matthew Barrie nel 1902 e successivamente divenuto famoso grazie alla trasposizione animata di Disney. Come il protagonista di questa storia, le persone che sono affette dalla sindrome, non vogliono crescere o hanno paura di crescere. Questi soggetti infatti non sono in grado di prendersi responsabilità e restano di fatto immaturi. Il termine è stato coniato negli anni ’80 dallo psicologo Dan Kiley.

La sindrome di Peter Pan può derivare da diversi fattori:

  • Atteggiamenti estremi dei genitori: se infatti sono iperprotettivi, può comportare l’ostacolo dello sviluppo di attitudini necessarie per affrontare la realtà; al contrario, un atteggiamento troppo distaccato e permissivo, non aiuta il ragazzo a capire la gravità delle proprie azioni.
  • Opportunità lavorative scarse e poco stimolanti.
  • Dipendenza economica dei genitori
  • Eventi traumatici

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Come superare la sindrome di Peter Pan

Restare giovani
Cambiamento (Pixabay)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non riconosce ancora ufficialmente questo disturbo psicologico, tuttavia è molto frequente e comune oggigiorno, soprattutto negli uomini. Un soggetto avente questa sindrome non vuole diventare adulto poiché considera gli adulti ostili in primis. Infatti i comportamenti che di solito tiene sono: egocentrismo, procrastina gli impegni, cura l’aspetto fisico, ha autostima bassa e non ama la solitudine.

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Non è una vera e propria malattia e quindi non esiste una terapia o un trattamento. La maggior parte delle volte succede anche che chi ne soffre, non ne sia consapevole. La prima cosa da fare sarebbe abbandonare i tratti tipici dell’infanzia e poi iniziare a piccoli passi a prendersi delle responsabilità, come impegni quotidiani da portare a termine. In questi casi l’aiuto di una specialista è sempre la cosa più adatta da fare. Un professionista può infatti aiutare la persona nell’autoanalisi e indentificare gli atteggiamenti su cui lavorare e guidare il soggetto verso una maggiore consapevolezza.

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