Longevità: il ritmo circadiano può influire (anche sul rischio diabete)

La longevità di una persona non dipende solamente da una corretta alimentazione e da una buona attività fisica, ma anche dal ritmo circadiano, che a quanto pare può influire non poco. 

luce e buio
Notte e giorno (Pinterest – wemystic.com)

L’elisir di lunga vita è stato l’oggetto del desiderio di molti, ma purtroppo la ricetta dell’immortalità non è ancora disponibile. Perché allora non concentrarci a ciò che possiamo fare durante la nostra vita quotidiana per vivere bene e più a lungo? Perché forse non ce ne rendiamo conto, ma il potere della longevità ce l’abbiamo solo noi.

Dunque non dobbiamo cercare una soluzione al di fuori delle nostre capacità, perché la risposta la possiamo trovare nella quotidianità e nel modo attraverso cui viviamo la nostra vita. A tal proposito, uno studio ha dimostrato come il ritmo circadiano sia fondamentale in questo senso.

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In che modo il ritmo circadiano influisce sulla longevità e sul rischio di diabete?

ritmo circadiano
Ragazza con un buon ritmo circadiano (Pinterest – magazinedelledonne.it)

Le persone si distinguono tra loro per alcune caratteristiche che le contraddistinguono. Ma uno spartiacque è rappresentato senza dubbio dal ritmo circadiano, che può cambiare in modo netto le abitudini di una persona. C’è chi ad esempio si sveglia presto e chi invece preferisce andare a letto tardi. Questo è un aspetto che differenzia in modo radicale una persona da un’altra. Ma qual è il comportamento giusto da adottare se tiriamo in mezzo la salute?

La risposta arriva da uno studio condotto da Kristen Knutson, neurologa presso la Feinberg School of Medicine dell’Illinoiscon, con il quale ha dimostrato quanto sia importante andare a letto presto. La studiosa ha analizzato 433.268 persone (di età media dai 30 ai 73 anni) per circa 6 anni, suddividendole in quattro grandi categorie a seconda del loro ritmo circadiano: da chi si sveglia molto presto a chi va a dormire molto tardi.

Questo lungo periodo di analisi le ha permesso di condurre una ricerca degna di nota, da cui è emerso che le persone mattiniere sono meno soggette al rischio di ammalarsi di diabete, ma anche alla possibilità di riscontrare condizioni psicologiche quali depressione e ansia. Tutto ciò favorisce una migliore qualità della vita e dunque un vantaggio in termini di longevità. Ma come fare per cambiare le abitudini di una persona che va a letto tardi? Non sempre è facile, anche perché molto spesso entra in ballo la genetica, che può influire sulla qualità del sonno.

Ma la Dott.ssa Knutson ha una risposta anche a questa domanda. La ricercatrice consiglia di eliminare l’utilizzo degli smartphone o l’esposizione a qualsiasi fonte artificiale prima di andare a letto. Oltre a questo, senza cambiare drasticamente le proprie abitudini da un giorno all’altro, queste persone possono provare ad andare a letto prima gradualmente, modificando il proprio ritmo circadiano di giorno in giorno. Perché è senz’altro meglio essere un’allodola piuttosto che un gufo!

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