I sintomi della febbre tifoide, cosa sapere e come affrontare la situazione

È molto importante riconoscere i sintomi della febbre tifoide, sapere cosa fare e come affrontare la malattia.

La febbre tifoide è una malattia batterica causata dal batterio Salmonella Typhi. È trasmessa principalmente attraverso il consumo di cibi o bevande contaminati da feci contenenti il batterio.

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Provetta con all’interno sangue infetto (foto da Canva) – Inran.it

Si tratta di una brutta malattia che va trattata subito con l’utilizzo di cure adeguate e somministrazione di antibiotici. Vediamo insieme come prevenirla e quali sono i principali sintomi che si manifestano.

Febbre tifoide: come prevenirla e quali sono i principali segnali

Nella lotta contro la febbre tifoide, la prevenzione e un’adeguata igiene rappresentano le armi principali. È fondamentale riconoscere tempestivamente i segnali che indicano la sua presenza, in modo da poter adottare le misure necessarie per contrastarla.

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Uomo malato che si misura la temperatura con un termometro (foto da Canva) – Inran.it

La febbre tifoide, conosciuta anche come “febbre enterica” o “tifo addominale”, è causata dal batterio Salmonella Typhi. È importante comprendere che l’elemento chiave nella diffusione di questa patologia è l’uomo stesso: i batteri si spostano dal flusso sanguigno all’intestino e da lì alle feci, che vengono poi eliminate nelle fognature.

La trasmissione avviene principalmente attraverso l’ingestione di cibi o bevande contaminati, spesso maneggiati da individui infetti. Le aree con scarso livello igienico sono più vulnerabili, poiché favoriscono la diffusione del batterio. La trasmissione diretta attraverso le feci o indiretta tramite l’acqua contaminata rappresenta una una grave minaccia.

I sintomi iniziali della febbre tifoide includono mal di testa, affaticamento, febbre, perdita di appetito, dolori articolari, mal di gola e stipsi. Nei giorni successivi al contagio possono manifestarsi complicazioni come polmonite, problemi gastrointestinali,  bradicardia e ingrossamento di fegato e milza.

Come si fa la diagnosi

La diagnosi accurata richiede test specifici, come l’analisi di campioni di sangue o feci. Grazie alla diagnosi, i medici poi decidono le cure. Senza un adeguato trattamento terapeutico, la malattia può portare anche alla morte. Ma l’uso tempestivo di antibiotici riduce notevolmente questo rischio, in alcuni casi si potrebbe anche decidere per effettuare un intervento chirurgico. In questi anni, la preoccupazione però riguarda proprio il fatto che l’uomo abbia sviluppato una grande resistenza proprio agli antibiotici.

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Vaccino contro la febbre tifoide (foto da Canva) – Inran.it

Il trattamento si basa sull’uso di antibiotici e anche corticosteroidi, in alcuni casi. È essenziale mantenere un’adeguata idratazione e seguire una dieta leggera in caso di diarrea. È fondamentale anche che i pazienti non maneggino cibi fino a che non venga stabilita la loro guarigione, per evitare di contagiare anche gli altri.

Per prevenire la febbre tifoide, è fondamentale adottare buone pratiche igieniche e riconoscere i sintomi. Inoltre è importante sottolineare che le persone che viaggiano verso aree endemiche dovrebbero prestare attenzione all’igiene alimentare e dell’acqua. Per fortuna, sono disponibili vaccini per prevenire questa malattia, che possono essere una soluzione efficace soprattutto per i viaggiatori o per coloro che entrano in contatto con portatori della malattia.

La febbre tifoide può essere facilmente evitata adottando delle buone pratiche igieniche e con la somministrazione dei vaccini. Bisogna sempre farsi seguire da medici esperti nel caso in cui si venga contagiati.

Aurora De Santis

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